Onder ons (Among Us) > Marco van Geffen

Il presente articolo è stato pubblicato in Rapporto Confidenziale numero 35, speciale Locarno 64 – pp.92-93

Onder ons (Among Us)
Marco van Geffen | Olanda – 2011 – 35mm – polacco/inglese/olandese – colore – 84’
Prima mondiale a Locarno 64 (Concorso internazionale) opera prima
di Alessio Galbati

Ewa è una ragazza polacca che si trasferisce in Olanda come ragazza alla pari. Fatica a parlare la nuova lingua, vive sempre sola, incontrando difficoltà d’inserimento con la famiglia che la ospita. Socializzerà solo con Aga, connazionale coetanea anch’essa lì per gli stessi motivi. Nel piccolo centro periferico nel quale vive c’è uno stupratore seriale che angoscia il quieto vivere. Un giorno Ewa scoprirà la sua identità, senza trovare le forze di segnalarlo ad alcuno.

È freddo e glaciale il film olandese presentato in concorso. Misurato e chirurgico nella sceneggiatura, spietato nella visione della società che racconta e cinico con lo spettatore perché, solo un attimo prima dei titoli di coda, svelerà la sua reale natura. Un film sospeso fra la dimensione di dramma sociale e thriller, costruito con abilità e senso della misura.

Ewa (Dagmara Bak) è una ventenne che dal suo piccolo paesello in Polonia decide di trasferirsi in Olanda come ragazza alla pari presso una giovane coppia di neosposi che da poco hanno avuto un bambino. Le sue giornate sono vuote, scorrono silenziose e noiose, ma questo è il lavoro che ha scelto, questo il luogo in cui è capitata, non esistono alternative. Tutto all’inizio pare andare per il meglio, non avrà infatti alcun problema a legarsi con il bambino e pure con la famiglia che la ospita. Ma lentamente qualcosa si incrina nel rapporto con la coppia, una malcelata gelosia della donna, forse angosciata dall’attaccamento che vede fra la ragazza ed il figlio, fa vacillare la fiducia necessaria ad un rapporto lavorativo ed umano di questo tipo.
Ewa è timida e introversa, non conoscendo la lingua tende a chiudersi ancora di più in sé. Si fatica a comprenderla, c’è in lei qualcosa di sfuggente che con tutta probabilità altro non è che un riflesso dell’età troppo acerba, amplificata dalla lontananza da casa, e dalle difficoltà di comunicazione con la coppia. Le cose andranno un po’ meglio quando nella sua vita entrerà Aga, ragazza polacca che come lei si è trasferita in Olanda per accudire un bambino presso una famiglia. Le due sono fra loro totalmente differenti, giocosa e solare l’una, introversa e lunare l’altra. Ma almeno il tempo scorre un po’ più veloce. Un giorno Ewa scoprirà l’identità di uno stupratore seriale che si aggira nel piccolo centro suburbano nel quale vive. Da quel momento la vedremo totalmente insicura e confusa, al tal punto da non avere la forza di denunciare ad alcuno quel che pensa di aver compreso. Smarrita e spaventata prenderà allora la decisione di tornarsene a casa, lasciandosi alle spalle un’amica che non ha saputo proteggere.

Marco van Geffen racconta questa storia scegliendo di ripartire la narrazione in tre segmenti, illustrandola da tre angolazioni leggermente differenti, ma raccontandoci sempre la medesima vicenda. I punti oscuri vengono progressivamente chiariti attraverso l’esposizione delle zone d’ombra che offuscavano la comprensione. In ognuno dei tre segmenti è sempre Ewa ad essere al centro della narrazione, quasi a suggerirci che la realtà non può mai esser letta come un dato univoco. Ogni capitolo aggiunge piccoli elementi che ci aiutano a comprendere l’enigmatica sfuggevolezza di Ewa, i motivi per cui la vediamo precipitare in un progressivo stato di panico. Questa scelta narrativa porta (banalmente) alla mente “Rashômon”, il celebre capolavoro di Akira Kurosawa del 1950, in cui una medesima storia era raccontata da differenti punti di vista. In questo caso però non è propriamente così, quello a cui assistiamo è il racconto della medesima successione di eventi a quali ogni segmento successivo aggiunge dei dettagli che chiariscono la vicenda.

Marco van Geffen è abile nel costruire l’ambiente entro il quale far muovere i suoi personaggi producendo nello spettatore un forte senso claustrofobico. Il piccolo centro suburbano è un personaggio aggiunto alla storia che dialoga con Ewa e con noi, osservatori impotenti di una vicenda sordamente drammatica che si rivelerà per ciò che realmente è sono nella sequenza conclusiva.

Lo spaesamento, letterale, della ragazza è il filo che tiene insieme il film e la comprensione dei motivi che lo animano è la traccia sopra alla quale si strutturano i tre segmenti di cui si compone la narrazione. “Onder ons” è senz’altro un buon film, ottimamente scritto, costruito per sottrazioni, giocato su scarti minimali che ci racconta di un’Europa disumana divenuta incapace di ascoltare e comprendere. Ewa osserva il mondo spaesata, non possiede nulla e pare non volere nulla. Chiede solo di andar via, di tornare da dove decise di partire, perché dove era giunta non c’è stato nulla per lei. “Onder ons” racconta l’egoismo della classe media, preoccupata unicamente a soddisfare le proprie esigenze, e contingenze, un ceto sociale sordo, cieco e muto verso la vita, capace solamente di abitare il vuoto, glaciale, delle proprie abitazioni, anonimamente identiche l’una all’altra.
‘Onder ons’, ‘among us’, ‘tra di noi’, non pare esserci nulla.

Nelle intenzioni del regista “Onder ons” è il primo elemento di una trilogia dedicata alle “tragedie della famiglia felice”.

A Locarno 64 si è aggiudicato la menzione speciale della giuria del premio ecumenico ed il premio Art Cinema Award assegnato dal Premio Arte & Essai CICAE (Confederazione Internazionale dei Cinema d’arte & d’Essai).

“Onder ons” è stato presentato in settembre all’ultima edizione del Toronto Film Festival.

AG


Onder ons (Among Us)
Regia: Marco van Geffen • Sceneggiatura: Jolein Laarman, Marco Van Geffen • Fotografia: Ton Peeters • Montaggio: Peter Alderliesten • Musiche: Melcher Meirmans, Merlijn Snitker, Chrisnanne Wiegel • Suono: Michel Schöpping • Costumi: Monica Petit • Casting: Rebecca van Unen • Production design: Elsje de Bruin, Jorien Sont • Produttori: Joost de Vries, Leontine Petit • Interpreti: Dagmara Bak, Reinout Bussemaker, Guy Clemens, Rifka Lodeizen, Natalia Rybicka • Produzione: Lemming Film, Amsterdam • Distribuzione: Elle Driver, Parigi • Lingua: polacco, inglese, olandese • Paese: Olanda • Anno: 2011 • Durata: 84’

Marco van Geffen (Olanda, 1959). Studia arti audiovisive all’Accademia d’arte di Arnhem. Sceneggiatore di film quali “Het schnitzelparadijs” di Martin Koolhoven (2005) e “Briefgeheim” di Simone van Dusseldorp (2010), ha diretto tre cortometraggi: “Dylan” (2005), “Het zusje” (2006), selezionato per la Palma d’oro a Cannes, e “Holi” (2006) ed una serie televisiva “Schnitzelparadijs – De serie” (2008). “Onder ons” è il suo lungometraggio d’esordio.

 

Il presente articolo è stato pubblicato in Rapporto Confidenziale numero 35, speciale Locarno 64 – pp.92-93

 

 

 



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