Roma // Dinamogrammi Carioca. 3 film di Júlio Bressane (À rebours)

Dinamogrammi Carioca. 3 film di Julio Bressane
(À rebours)
13 gennaio 2012
Roma, Sala Trevi

Il cinema di Julio Bressane è un cinema esplosivo. Un condensato di istanze, di istinti, di saperi, la cui potenza (dynamis) fa deflagrare la lettera (gràmma) in un matrimonio profano e barbaro officiato dalle immagini e dai suoni che nel rito del cinema celebrano il dislimite (e l’allucinazione) dell’atto del conoscere (che Bressane stesso detourna in un concetto forse più preciso: «noomanzia – suggestioni intuizioni che parlano della saggezza, dell’intelligenza, della conoscenza, dell’osservazione metodica e sperimentale. La forma sensibile come segno di una realtà invisibile. CINEMANZIA)». Il suoi film più recenti testimoniano con inedito rigore (e rinnovata sregolatezza) il processo di mise en abîme di alcuni snodi chiave della cultura occidentale, il suo traslarsi attraverso la lingua, il suo scriversi anagrammatico, sincopato, balbettante, il suo contaminarsi. “Sao Jeronimo” e “Cleòpatra” sono in questo senso (insieme a “Sermoes”) il vertice di una ricerca genealogica unica nel suo genere. In un percorso rosselliniano (assecondando l’ordine cronologico della Storia) a ritroso, proponiamo una calata (tra le molte possibili) nelle profondità del lavoro di scavo e scoperta di Bressane, nell’arte dinamogrammatica di questo grande flaneur tropicalista, a partire da quella sorta di autoritratto ovale (e capolavoro sconosciuto) che è “A erva do rato”. In «nonostante milano», foglio-rivista di “anonimi glossatori della vita alienata”, troviamo una felice consonanza bressaniana (via Aby Warburg): «L’arte dinamogrammatica, degno complemento all’indagine genealogica, ci invita a una ulteriore acrobazia: scrivere del presente né all’indicativo né al condizionale, bensì al potenziale (dire il possibile che agguata negli interstizi del dato); in un tono che non sia descrittivo (appiattendosi su quel che c’è) né normativo (pontificando di quel che dovrebbe essere), bensì allusivo, lasciando affiorare sulla superficie del vissuto le tensioni irrisolte che lo innervano segretamente. Perché ogni immagine, ogni oggetto storico – e dunque ogni gesto, nostro o altrui – cela in sé “uno stato di tensione massima ma non polarizzata”: è solo il contatto con il “tempo di ora” a produrre la ionizzazione. A trasformare ladynamis in dinamite».
Programma a cura di Fulvio Baglivi e Donatello Fumarola


ore 17.00

A Erva do Rato
(“L’erba del topo”, 2008)
Regia: Júlio Bressane; soggetto: liberamente tratto dai racconti A Causa Secreta e Um Esqueleto di Machado de Assis; sceneggiatura: J. Bressane, Rosa Dias; fotografia: Walter Carvalho; scenografia: Jorge de Tharso; musica: Guilherme Vaz; montaggio: Rodrigo Lima; interpreti: Alessandra Negrini, Selton Mello; origine: Brasile; produzione: TB Produções, Republica Pureza Filmes; durata: 80′

«Ribrezzo del topo e convivio con uno scheletro, sono due engrammi che sopravvivono, l’uno all’ombra dell’altro, in alcune righe di A Causa Secreta e UmEsqueleto, due racconti di Machado de Assis, notevolissimo scrittore brasiliano. A Erva do Rato è stato creato dentro queste due linee durature, marcanti. Lo stile machadiano, di taglio locale e planetario, doppia, sdoppia, sconvolge la trama, invade compartimenti, salta muri, economizza nella lingua un cosmo, scalfisce un’immagine pellicolare… Tangaracà, acacia selvatica sensibile, che gli antichi portoghesi chiamavano “erba del topo”, è veleno e antidoto, indigeno, preistorico. Dinamogramma di un mondo nascosto, ma pulsante, sublime sonnambulismo fisico, parafisico, fantasma di lunga durata… Sul tappeto multicolore qualcosa resta, nello spessore delle ossa qualcosa rimane…» (Bressane).
Versione originale con i sottotitoli in italiano


ore 18.30

Sao Jeronimo
(“San Girolamo”, 1999)
Regia: Júlio Bressane; soggetto e sceneggiatura: J. Bressane; fotografia: José Tadeu Ribeiro; scenografia: Rosa Dias; costumi: Maria Aparecida Gavaldao; musica: Fabio Tagliaferri; montaggio: Virginia Flores; interpreti: Everaldo Pontes, Hamilton Vaz Pereira, Helena Ignez, Bia Nunes, Silvia Buarque, Balduino Lellis; origine: Brasile; produzione: TB Produçoes; durata: 78′

«Lo sfondo della vita di JRNM è la caduta dell’Impero romano. È la fine di un mondo, JRNM incarna il momento in cui si imponeva il saccheggio del meglio di un mondo che si stava chiudendo. La questione è questa. Creare una nuova parola in una lingua trasformata. Creare una nuova mentalità. Trasformare, adattare, contrabbandare alcune gemme del passato (greco-latino) nel nuovo mondo (cristiano) inevitabile e emergente. Il fatto di portare avanti questa impresa per l’umanità e lontano da essa, nel deserto, è ciò che stupisce e affascina. Questa epopea del testo, del deserto, di quell’uomo in lotta, questo è cinema. E le sue creazioni verbali, metafore, profusione di immagini, improvvisazioni: cinema. Un commentatore di JRNM, Maurice Testard, pensa che le tre biografie scritte da JRNM sui monaci del deserto – Malco, Ilarione e Paolo – siano così fantasiose e suggestive da sembrare un misto di western e Walt Disney… e qui siamo già nel film. Un film che mescoli Intolerance di Griffith, il deserto di John Ford, Greed di Stroheim e il Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Scelgo alcune pagine tra i molti libri, in una prosa divisa per capitoli, sequenza per sequenza, quadro per quadro, presento questo incredibile segno: Girolamo» (Bressane).
Versione originale con i sottotitoli in italiano

ore 20.00

Incontro con Júlio Bressane,
Simona Fina, Enrico Ghezzi, Roberto Turigliatto

C.S.C. – Cineteca Nazionale



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