Mah hameh khoubin > Bizhan Mirbaqeri

Da sei anni Jamshid ha lasciato l’Iran e con esso i suoi genitori, le sorelle, il fratello minore, una moglie e una figlia piccola che non l’ha praticamente mai visto. Nessuno ha più sue notizie da almeno due anni: le lettere che gli vengono scritte tornano ai mittenti e il telefono è muto. Buio totale. Fino a quando un giovane si presenta alla porta della famiglia con una foto di Jamshid, li assicura che sta bene e vorrebbe avere loro notizie. Il giovane chiede loro di preparare un video che raccolga le loro testimonianze filmate che poi gli farà avere. È il fratello minore Omid ad assumersi il compito di raccogliere gli interventi dei membri della famiglia, filmando molto più di quanto loro desiderino. Le liti, la tristezza, la disperazione e la rabbia, da tempo nascoste sotto il ritmo frenetico della vita di tutti i giorni, simile a quello delle strade dell’Iran metropolitano che il film ci mostra, esplodono, rivelandosi anche nei rapporti interpersonali le cui dinamiche autodifensive perdono di efficacia.

La videocamera, come elemento intruso, ha il potere di spezzare i delicati equilibri, più apparenti che veramente raggiunti, all’interno della famiglia. All’inizio il video parlerà di rabbia e risentimento per l’inspiegabile scomparsa di Jamshid, poi si trasformerà in una supplica – quella della madre – di tornare, anche a costo di vendere quei pochi gioielli che potrebbero pagargli il viaggio di ritorno. Ma sarà il fratello minore, fino ad allora semplice testimone, a registrare l’intervento più sincero e più disperato. Il video però rimarrà lettera morta. We Are All Fine («stiamo tutti bene», le parole dell’ultimo intervento della madre) è un film solo apparentemente semplice, come i sentimenti che racconta. In realtà, è una pellicola diretta che non cerca alcun compromesso nel raccontare una storia di dolore che potrebbe capitare a chiunque e soprattutto ovunque. Pardo di Bronzo al Festival internazionale del Film di Locarno nel 2005.

Roberto Rippa

Il regista

Nato nel 1968 a Teheran, Bizhan Mirbaqeri si laurea alla sezione cinema della University of Arts. In seguito si dedica all’insegnamento della pittura al Center for Artistic of Kanoon, istituto per lo sviluppo intellettuale di bambini e adolescenti la cui sezione cinema è stata fondata da Abbas Kiarostami, e quindi al cinema di animazione (Noghli and the Snowflakes) e alla creazione di marionette. I suoi cortometraggi, Two Sisters (1999), Unwritten Letters (2001) e Black Out (2003), sono stati presentati in diversi festival ottenendo l’attenzione della critica. Mah Hameh Khoubin è il suo primo lungometraggio.

Mah Hameh Khoubin
(We Are All Fine, Iran, 2005)
Regia: Bizhan Mirbaqeri
Sceneggiatura: Mozhgan Farahavar Moghaddam
Musiche: Hamid Reza Sadri
Fotografia: Mahdi Jafari
Montaggio: Saeed Shahsavari
Interpreti principali: Ahou Kheradmand, Mohsen Ghazimorad, Parviz Shaninkhou, Leila Zareh, Melika Emani, Ali Rashwand, Ayda Keykhani
91’



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