Japan Japan > Lior Shamriz

Imri, diciannovenne israeliano, si trasferisce a Tel Aviv dopo avere abbandonato l’esercito.
A Tel Aviv trova lavoro in un negozio di oggetti da regalo e condivide un appartamento con una eccentrica ragazza coltivando il sogno di trasferirsi in Giappone.
Mentre Imri trascorre le sue giornate tra lavoro, scambi sessuali occasionali con altri uomini e incontrando amici, una guerra si sta consumando a pochi chilometri da lui. Casa sua, però, gli sembra molto più distante dell’agognato Giappone.
Mediometraggio presentato come sperimentale, girato in video, Japan Japan è strutturato come un documentario e racconta per immagini, aprendo finestre nel resoconto della quotidianità di Imri. Lior Shamriz racconta l’esistenza di un ragazzo disorientato che nella fuga in Giappone sembra vedere più che altro una fuga dal sé di quel momento.
Lior Shamriz, israeliano trapiantato a Berlino e già regista di Return to Savanna, progetto composto da sei cortometraggi, realizza con Japan Japan un film denso di ironia e di significato, evitando qualsiasi luogo comune sul luogo in cui vivono i suoi personaggi.
Alla fine sembra sottintendere che il sogno di fuga sia per gli israeliani l’unica via di uscita da una realtà conflittuale quotidiana. Uno tra i film più belli della sezione dedicata ai cineasti del presente.

Roberto Rippa

Il regista


Nato nel 1978 a Ashkelon, in Israele, ha studiato cinema alla Jerusalem Film School (2002-2004) e quindi, trasferitosi a Berlino, ha studiato presso la Universität der Künste (UdK).
La sua filmografia comprende Return to the Savanna, ciclo di sei cortometraggi girati tra il 2004 e il 2005 (New Order Low Life, The Prince, Return to the Savanna, Look Who I Brought Home, Infantile, Hand). Segue i cortometraggi Ho! Terrible Exteriors e The Farewell, realizzati entrambi nel 2006. Japan Japan è suo primo mediometraggio.

Nel mio primo mediometraggio ho voluto vedere cosa accade quando un racconto di finzione è strutturato e narrato come un documentario. La storia riguarda un giovane che va a vivere a Tel Aviv ma che sogna di trasferirsi in Giappone. Molti giovani di Tel Aviv, io compreso, hanno attraversato un periodo, per breve che fosse, di ammirazione per le culture dell’Oriente. Per me l’oggetto di ammirazione era il Giappone. Forse si tratta di un problema di identità. Crescendo in un piccolo posto dominato dalla cultura americana, un giovane può avere la tendenza a trovare una cultura alternativa per sé e la sua vita per poi scoprire che non è la sua e che la sua è quella di vivere in una zona di guerra. Non sono mai stato in Giappone, la mia conoscenza di quel Paese giungeva filtrata. Anni dopo, quando ormai avevo quasi dimenticato il Giappone, mi è venuta alla mente l’immagine di un giovane che a Tel Aviv pone una barriera tra sé e ciò che lo circonda. Come filmmaker israeliano sapevo che i miei film sarebbero stati spesso percepiti come finestre su luoghi esotici nel mezzo di un conflitto politico. (…) Più che un film del Medio Oriente sul Giappone, Japan Japan dovrebbe essere visto come un film del Medio Oriente che avrebbe preferito essere giapponese.
(Lior Shamriz)

Japan Japan (Israele-Germania, 2007)
Regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio: Lior Shamriz
Interpreti principali: Imri Kahn, Tal Meiri, Naama Yuria, Iriti Gidron, Ammon Friedman, Benny Tziffer
65′



L'articolo che hai appena letto gratuitamente a noi è costato tempo e denaro. SOSTIENI RAPPORTO CONFIDENZIALE e diventa parte del progetto!







Condividi i tuoi pensieri

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.