Chi siamo

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Rapporto Confidenziale
rivista digitale di cultura cinematografica
digital magazine about cinematic culture
ISSN: 2235-1329

 

Rapporto Confidenziale è una piattaforma editoriale italo/svizzera nata nel novembre 2007.

RC risponde all’esigenza di dare conto del cinema, dei film e dei suoi autori, in assoluta libertà, svincolati dai diktat del mercato, in primis editoriale, dalla schiavitù delle uscite settimanali, dalla noia delle sale e dall’incubo delle multisale. In una parola: emancipazione – dal cinema trattato come merce, dalla visione intesa come intrattenimento. Dalla sua nascita RC parla di cinema invisibile, mai distribuito, sommerso e artigiano cercando di dare voce alle esperienze e alle realtà che reputiamo interessanti e ancora poco conosciute; ma pure di cinema classico dimenticato, di capolavori sottovalutati, di autori scivolati immeritatamente nell’oblio, dei classici del futuro, senza mai rinunciare a incursioni tra i film e i registi più noti.

RC conta su di una redazione e una rete di oltre 200 collaboratori in Italia, Svizzera e nel resto del mondo.

Tutto il materiale prodotto dalla redazione e dagli autori presenti sul sito e sul periodico è disponibile sotto licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale (CC BY-NC-SA 4.0). Questo significa che può essere riprodotto a patto di citare Rapporto Confidenziale, di non usarlo per fini commerciali e di condividerlo con la stessa licenza. Rimandiamo il lettore alle note relative al Copyright.

Edita da Arkadin associazione culturale è fondata, presieduta e diretta da Alessio Galbiati e Roberto Rippa.

Arkadin associazione culturale | c.p. 4559 | 6904 Lugano, Svizzera.

 

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STRUTTURA DEL PROGETTO

Rapporto Confidenziale è una piattaforma dedicata alla cultura cinematografica che si struttura in una molteplicità di canali distributivi.

Rapporto Confidenziale è:

  • un sito web;
  • un bimestrale distribuito nei formati PDF e ePub (gratuito e mensile per 35 uscite a partire dal novembre 2007; a pagamento dal numero 36 pubblicato nell’ottobre 2012 e fino al numero 39 del luglio 2013);
  • una newsletter;
  • una rete di strumenti di Social networking (Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram);
  • una rete di strumenti di video streaming online (Vimeo, Youtube);
  • uno strumento per la diffusione e distribuzione di film, cortometraggi e opere video (CINETECA);
  • una produzione di opere video (cortometraggi, documentari, interviste);
  • un’agenzia di curatela per eventi a carattere cinematografico.

 

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FILOSOFIA

Alla fine del 2007 avevamo incominciato la nostra storia con la celebre storiella della rana e dello scorpione, tratta dal film al quale ci siamo ispirati per questa avventura. Per noi Orson Welles rappresenta qualcosa di più che un punto di riferimento, è una figura simile a uno spirito guida, un nume tutelare, una presenza che ogni volta ci indica la strada.

Per ribadire e rilanciare la nostra linea editoriale non conosciamo parole più adatte di quelle pronunciate da Orson Welles il 27 giugno 1958, in una camera del Ritz di Place Vendôme, ad Andrè Bazin, Charles Bitsch e Jean Domarchi (pubblicate sul numero 87 dei Cahiers du cinéma).

 

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«Arkadin è un personaggio, non un eroe. Arkadin è l’espressione di un certo mondo europeo. Avrebbe potuto essere greco, russo, o georgiano. È esattamente come se, venuto da una regione selvaggia, si insediasse in una zona europea, di antica civiltà, usando, per sfruttarla, quella specie di energia e di intelligenza propria del barbaro. È il Germanico, il Goto, il selvaggio che riesce a conquistare Roma. Ecco che cos’è: il barbaro alla conquista della civiltà europea o, come Gengis Khan, all’assalto di quella cinese. E questo genere di personaggio è ammirevole: soltanto la morale di Arkadin è detestabile, ma non il suo spirito, perché è coraggioso e appassionato, e io trovo che sia davvero impossibile detestare un uomo appassionato.

Arkadin è un uomo che, in buona parte, si è fatto in un mondo corrotto; non ha mai cercato di essere meglio di questo mondo, ma, pur essendo suo prigioniero, è ciò che di meglio poteva diventare. È la migliore «espressione» possibile di questo universo.

Lo scopo di questa storia (quella della rana e dello scorpione) è dire che l’uomo che dichiara di fronte a tutti: «Sono quello che sono, prendere o lasciare», quest’uomo ha una dignità tragica. È questione di dignità, di dimensione, di fascino, di levatura, cose che tuttavia non lo giustificano. In altri termini, quella storia deve essere intesa per la sua utilità a scopo drammatico, e non come giustificazione di Arkadin o dell’assassinio. E non è per puritanesimo che io sono contrario al delitto. Sono contro la polizia, non dimenticatelo. A modo mio, sono molto vicino a una posizione anarchica o aristocratica. Qualunque sia il giudizio che date sulla mia morale, dovreste cercare di scoprirne l’aspetto fondamentalmente anarchico o aristocratico.

‘Character’ in inglese ha due significati. Se parlo del mio carattere, vuol dire che io sono fatto in quel modo, è l’equivalente dell’italiano «sono fatto così». Ma nella storia della rana si tratta dell’altro significato della parola ‘character’. In inglese ‘character’ non è solo il modo nel quale si è fatti, ma anche quello in cui si decide di essere. È soprattutto il modo in cui ci si comporta di fronte alla morte, poiché io penso che non si possa giudicare la gente altro che per l’atteggiamento di fronte alla morte. È importante fare questa distinzione, poiché questo significato di ‘character’ si può spiegare soltanto per aneddoti.

‘Character’ è il modo di comportarsi quando ci si sottrae alle leggi alle quali si deve obbedienza, ai sentimenti che si provano; è il modo di comportarsi in presenza della vita e della morte. E i più grandi furfanti, quelli più odiosi, possono avere ‘character’.»