Regista tra i meno convenzionali nel novero dei contemporanei europei, Corneliu Porumboiu, al suo terzo lungometraggio dopo A fost sau n-a fost? (A est di Bucarest, 2006) e Politist, adjectiv (2009), sorprende ancora una volta. Se nel precedente, il dialogo era ridotto all’osso in un film che parlava proprio del potere della parola, qui il dialogo è fitto e in primo piano, in una storia destrutturata che però della parola fa materia evanescente.
Nella prima sequenza, vediamo Paul, regista, ripreso di spalle nell’abitacolo di un’automobile in compagnia della sua attrice Alina. Tra loro è in corso una discussione sul futuro del cinema: destinato a morire o costretto a mutare per sopravvivere? Soprattutto si parla delle costrizioni della pellicola sulle necessità espressive di un autore. 11 minuti al massimo per scena, prima di cambiare rullo e il film – girato in 35mm – si compone di 18 scene ognuna mai più lunga di 11 minuti. Man mano che la preparazione e lavorazione del film procede, Paul si convince di essere affetto da una grave malattia.
Destinato a fare gongolare soprattutto i cinefili, Când se lasă seara peste Bucureşti sau metabolism (When Evening Falls on Bucharest or Metabolism, la prima parte del titolo è tratta da una canzone rumena – molto cara a Porumboiu – cantata da Maria Răducanu) è un moto di riflessione sul cinema e sui suoi mezzi tecnici (e di conseguenza sulla sua potenzialità espressiva) in constante mutamento.
Paul ha una relazione con Alina, che però ha almeno un’altra frequentazione intima. Lui vuole convincerla a girare una scena di nudo, che verrà provata e riprovata per curare ogni minimo dettaglio in una scena serissima che però strappa più di un sorriso. Alla fine consumeranno un atto frettoloso (e solo presente in audio mentre la camera si fissa su una porta chiusa) prima di andare a cena in un ristorante cinese, dove molti argomenti verranno affrontati, fuorché quello davvero necessario, ossia quello sulla loro strana relazione. Paul soffre di una gastrite di evidente natura psicosomatica che minaccia la regolare lavorazione del film. Una preoccupazione per lui, una scusa secondo la ben più decisa produttrice Magda.
Come il cofanetto completamente intonso di film prodotti dalla Janus che è possibile vedere in più scene ambientate a casa di Paul, il film è denso di riflessioni, sottintese e non, sul cinema, sulla tecnica, sulle modalità e, infine, sul senso. Spogliato di ogni orpello – compreso il suono, non di rado assente nelle scene pubbliche, tanto da far immaginare gli attori come presenze su un palcoscenico – essenziale e matematico, Când se lasă seara peste Bucureşti sau metabolism (prodotto dalla casa di produzione fondata da Porumbioiu con Marcela Ursu, 42km Film) , profonda riflessione sul cinema colto nella sua trasformazione e sul ruolo del regista ma anche, a tratti, specchio della società con i giochi di potere in lei insiti, si avvale dell’ironia del suo autore, che non di rado fa sottilmente capolino in un film complesso e cerebrale che vede il digitale fare la sua comparsa solo nella realistica scena della gastroscopia.
Bogdan Dumitrache, volto preminente del nuovo cinema rumeno, è presente in tutte le scene e porta con grande perizia il peso del suo personaggio. Gli è comprimaria, non sempre alla sua altezza, Diana Avramut, attrice teatrale al suo debutto sul grande schermo.
Roberto Rippa
INTERVISTA a CORNELIU PORUMBOIU
INTERVISTA a BOGDAN DUMITRACHE
Când se lasă seara peste Bucureşti sau metabolism
(When Evening Falls on Bucharest or Metabolism. Romania/Francia, 2013)
Regia, sceneggiatura: Corneliu Porumboiu
Fotografia: Tudor Mircea
Montaggio: Dana Bunescu
Scenografie: Mihaela Poenaru
Produzione: 42 Km Film, Les Films du Worso
Produttori: Marcela Ursu, Sylvie Pialat
Interpreti principali: Bogdan Dumitrache, Diana Avramut, Mihaela Sirbu, Alexandru Papadopol
93′