Aurora > Cristi Puiu

Per il suo terzo lungometraggio dopo “Marfa si banii” del 2001 e, soprattutto, “Moartea domnului Lazarescu” (“The Death of Mr. Lazarescu”), premiato a Cannes nella sezione Un certain regard nel 2005, Cristi Puiu fa ricorso agli stessi elementi di quest’ultimo: lunghi piani sequenza, scene filmate in tempo reale (come accadeva nel capolavoro di Chantal Akerman “Jeanne Dielman, 23, quai du commerce, 1080 Bruxelles”), commistione tra realismo e finzione, solido dramma iniettato di personale umorismo nero.
Interpretato dallo stesso Puiu (che per il ruolo ha dovuto sostenere gli esami per ottenere la patente), Viorel è un uomo imperscrutabile poco più che quarantenne, divorziato, ed è presente in quasi ogni scena del film, non di rado ripreso dalla camera come se lo stessimo spiando. Lo vediamo occupato in faccende quotidiane: conversazioni surreali con i suoi familiari, spostamenti tra Bucarest e periferia, trattative per l’acquisto di un fucile. È proprio nel peregrinare misterioso del suo personaggio che Puiu costruisce la tensione evitando però ogni sussulto narrativo e tenendosi lontano da ogni tentazione di colpo di scena: inizialmente non abbiamo idea del motivo dei suoi movimenti ma intuiamo che hanno uno scopo preciso.
Con un’ironia amara nel cogliere le contraddizioni dell’umano che lo avvicina a Emil Cioran – il filosofo rumeno di nascita ma francese di scrittura che condivideva la filosofia dell’assurdo del suo connazionale Eugène Ionesco – Puiu racconta della trasformazione di un uomo ad assassino, testimoniando la non eccezionalità dell’evento grazie all’integrazione della storia intima del personaggio nella preparazione del crimine ed eliminando dalla stessa ogni tentazione di spettacolarità ponendo nel contempo molte domande cui offre pochissime risposte, tutte lasciate allo spettatore.
Il suo scopo non appare altro che quello di raccontare un evento quanto il naturale passaggio del suo personaggio da uno stato all’altro. E quando l’evento si verificherà, Puiu continuerà a trattarlo non da climax quanto da ulteriore elemento della storia, come parte anomala della routine quotidiana del personaggio.
Il film si concluderà dopo tre ore che non si sentono affatto con un esito kafkiano che ricorda per ambientazione e tono quello amaramente esilarante e grottesco di “Politist, adjectiv” di Corneliu Porumboiu.

Puiu si conferma autore radicale e estremamente personale, capace di offrire allo spettatore occasioni di grandissima soddisfazione.

Secondo capitolo, dopo il citato “ Moartea domnului Lazarescu” dell’ipotizzata serie di sei film dedicati a storie che si svolgono a Bucarest e nella sua periferia.

Roberto Rippa

Aurora
(Romania/Francia/Svizzera/Germania, 2010)
Regia, sceneggiatura: Cristi Puiu
Fotografia: Viorel Sergovici
Montaggio: Ion Ioachim Stroe
Interpeti principali: Cristi Puiu, Clara Voda, Catrinel Dumitrescu, Luminita Gheorghiu, Valentin Popescu, Gheorghe Ifrim
181′



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