Stefano Simone

articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale – numerodieci, dicembre 2008 (pagg.39-41).

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I cortometraggi che ci giungono perché vengano presentati in queste pagine sono tra i più disparati per qualità e temi trattati. Del resto, all’avvio di questa rubrica, si era deciso di non operare distinzioni di sorta tra registi esperti o meno, tra opere più o meno riuscite, bensì di presentare unicamente ciò che ci pareva degno di segnalazione, magari anche solo per il talento o le capacità visibili anche solo in filigrana dei loro autori.
Stefano Simone, ventiduenne filmmaker di Mafredonia trapiantato a Torino, di opere sue ce ne ha fatte avere quattro, guardate in rigoroso ordine cronologico. Se le prime due – L’uomo vestito di nero e Lo storpio tradiscono una certa ingenuità, sia a livello di narrazione che in quanto a capacità tecnica, i successivi Contratto per vendetta e Kenneth, malgrado distanti dai precedenti un solo anno, dimostrano un’inequivocabile evoluzione a livello narrativo (con storie ben sviluppate nell’arco dei pochi minuti del film), tecnico (sono meglio girati, montati e anche l’utilizzo delle musiche appare più congruo) e stilistico.
Stefano Simone, che si dichiara autodidatta, tanto appassionato da avere girato la sua prima opera all’età di tredici anni, ha una passionaccia per il noir, ma ama anche la contaminazione tra i generi tanto da inocularvi punte non banali di horror, e dimostra una sua capacità peculiare nel lavorare sulle atmosfere. Lo storpio, per fare un esempio, pur non potendo essere considerato – almeno da me – un lavoro riuscito, è un noir che trae forza, forse più che dalla vicenda narrata, dalle atmosfere della provincia italiana e i suoi mostri dal volto normale. E non è cosa da poco. Più convenzionale il racconto fantastico de L’uomo vestito di nero, che soffre, oltre che della ingenuità narrativa e di alcune scelte eccessivamente convenzionali a livello formale, anche della presenza di interpreti poco adeguati (escludendo l’uomo del titolo e il ragazzo protagonista).
Diverso il discorso di Contratto per vendetta, tratto da un soggetto originale del regista, che mette in scena una storia che parte lenta, il tempo di costruire l’atmosfera, per poi aumentare il suo ritmo in vista di un finale inatteso. Qui Stefano Simone dimostra maggiore perizia anche nel lavoro con gli interpreti, che appaiono più naturali e credibili. Stessa cosa accade in Kenneth, in cui gli elementi seminati nelle precedenti prove sembrano trovare consolidamento. La storia parte anche qui piano, per fissare bene i personaggi e i luoghi, per poi trovare un ritmo piuttosto frenetico verso la conclusione – non banale – della storia. Due visioni piacevoli queste ultime.
2007-2008 e quattro opere prodotte. Tante, il regista del resto conferma di lavorare molto proprio per migliorare le sue conoscenze, ma il salto tra le prime due e le successive è così lungo da lasciare la curiosità di vedere le prossime prove.
Non siamo ancora dalle parti delle opere presentate in queste pagine sino ad ora, ma Stefano Simone si muove con convinzione e entusiasmo e sa trarre insegnamento dalle sue prove passate, evitando la ripetizione degli stessi errori, cosa che fa pensare che possa riservare grandi sorprese in futuro nemmeno troppo lontano.

BIOGRAFIA

Stefano Simone nasce a Manfredonia il 9 febbraio 1986. Sin da piccolo si appassiona al cinema e, a soli 13 anni, scrive e dirige il suo primo cortometraggio, Il delitto di classe (1999), a cui fanno seguito Fear – Paura (2000), Madre delle tenebre (2001), Gli occhi del teschio (2001), Il gatto nero dalle grinfie di sciabola (2005), Istinto omicida (2006), Infatuazione (2006), L’uomo vestito di nero (2007), Lo storpio (2007), Contratto per vendetta (2008), Kenneth (2008). Dopo aver frequentato il liceo-socio-psico-pedagogico, si trasferisce a Torino (dove attualmente vive) per studiare cinema all’Istituto Fellini, conseguendo il diploma di Operatore della comunicazione visiva con la votazione di 90/100. Il suo genere preferito è il thriller-horror e i suoi registi preferiti sono Steven Spielberg e William Friedkin.

L’UOMO VESTITO DI NERO

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Regia, sceneggiatura, montaggio: Stefano Simone. Musiche: Gigi Cosi. Interpreti: Marcello Bisceglia, Domenico Del Plato, Giovanni D’Ambrosio, Antonio Castigliego, Alessio Piemontese, Manuel Giovannelli, Tina Artuso, Angela La Tosa. Formato Video: 4:3 (1.33:1). Audio: Stereo PCM. Italia, 2007, col., 12’
Genere: Horror

Morgan è un ragazzo debole sottomesso dai suoi amici Jonathan e Marco. Un giorno, mentre è solo in un bosco, gli appare un uomo completamente vestito di nero…

LO STORPIO

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Regia, sceneggiatura, montaggio: Stefano Simone. Soggetto tratto da un racconto di Jack Ritchie. Musiche: Niko Rubini. Interpreti: Emanuele Enrico, Giacomo Gennaro, Andrea Zamburlin, Fabiola Mancino, Gianmarco Mina, Enrico Pisano, Andrea Migliardi, Herbert Sobrero. Formato Video: 16:9 (2.20:1). Audio: Stereo PCM. Italia, 2007, col., 20’
Genere: Noir

Un ragazzo con problemi deambulatori viene deriso da tutti. Un giorno scopre che a organizzare il suo incidente è stato proprio il fratello maggiore al fine di riscuotere i soldi dell’assicurazione.

CONTRATTO PER VENDETTA

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Regia, montaggio: Stefano Simone. Sceneggiatura: Stefano e Mariangela Simone. Soggetto: tratto da un racconto di Lawrence Block. Musiche: Niko Rubini. Interpreti: Emanuele Enrico, Andrea Valenza, Giacomo Gennaro, Fabiola Mancino, Beppe Turletti. Formato Video: 16:9 (1.78:1). Audio: Stereo PCM. Italia, 2008, col., 24’
Genere: Noir

Un giustiziere viene ingaggiato per eliminare due delinquenti che tengono in pugno la città di Ceridonia. L’uomo porterà a termine il lavoro, scoprendo un’agghiacciante verità che lo riguarda molto da vicino.

KENNETH

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Regia, montaggio: Stefano Simone. Sceneggiatura: Emanuele Mattana. Soggetto: tratto da un racconto di Gil Brewer. Musiche: Niko Rubini. Interpreti: Luigi Di Giorgio, Domenico Del Plato, Ilaria D’Isita, Michele Vitulano, Antonella Mastromatteo, Pia Conoscitore, Annamaria De Salvia, Maristella Brigida, Cristina Zerulo. Formato Video: 16:9 (1.78:1). Audio: Stereo PCM. Italia, 2008, col., 24’
Genere: Noir

Kenneth è un ragazzo di periferia con seri problemi a rapportarsi con l’altro sesso, senza un lavoro fisso, senza veri amici e vessato ogni giorno dalle estorsioni di un energumeno senza scrupoli. Ma in una calda giornata estiva, il giovane esplode scagliandosi contro i principali responsabili della sua frustrazione.

TREDICI DOMANDE A STEFANO SIMONE

RC: Nelle tue note biografiche si legge che hai iniziato a girare corti all’età di 13 anni. Cosa ti ha fatto decidere di iniziare? E di quali mezzi tecnici disponevi allora?

SS: Mi sono appassionato al cinema sin da bambino vedendo Lo squalo, Indiana Jones e il tempio maledetto di Spielberg e Batman di Tim Burton. A 12 – 13 anni ho cominciato a scrivere sceneggiature e, nel 1999, ho girato il mio primo filmetto Il delitto di classe. I primi lavori li ho realizzati con una telecamera Grundig regalatami in occasione della Prima comunione; il montaggio lo facevo in parte direttamente in macchina, in parte col videoregistratore.

RC: Per quasi tutti i tuoi corti scegli come soggetto un’opera letteraria. Come scegli le fonti da cui farti ispirare?

SS: Sono un divoratore di racconti noir (principalmente i cosiddetti “pulp”) e horror. Quando trovo una storia particolarmente interessante, mi cimento nella stesura dell’adattamento, apportando delle modifiche.

RC: Da L’uomo vestito di nero e Lo storpio, entrambi del 2007, a Contratto per vendetta e Kenneth del 2008 si nota una decisa evoluzione, non solo a livello tecnico ma anche a livello di narrazione, malgrado il pochissimo tempo intercorso tra loro. Cosa ha portato, secondo te, a questa evoluzione?

SS: Principalmente una grande dedizione al lavoro e una forte autocritica. A film finito, cerco sempre di capire cosa non va o, comunque, cosa andava eventualmente migliorato. Faccio sempre tesoro di tutti i consigli che la gente mi da. Oltre a ciò, un’enorme mole di studio: leggo tantissimi libri di (e sul) cinema, dai manuali di sceneggiatura, regia e montaggio, ai saggi sui generi cinematografici e sulla loro evoluzione. Infine, guardo un numero spropositato di film all’anno dei più svariati generi e registi. I B-movie sono quelli che preferisco in assoluto.

RC: Ti definisci un estimatore di Friedkin e Spielberg, ma nelle tue opere si notano anche altre influenze. Quali sono i registi che ami?

SS: Preciserei innanzitutto che Spielberg, nonostante sia il mio mito per eccellenza, ha pochissima influenza sul mio lavoro; basta guardare i miei corti per rendersene conto. Oltre a Friedkin, i miei registi preferiti sono: Carpenter, Cronenberg, Romero, Di Leo, Mario Bava, Michele Soavi e Dario Argento. Sicuramente, dietro ogni mia storia e ogni mia inquadratura (tagli, cromia…), c’è un po’ l’influenza di tutti questi autori, specialmente Carpenter e Argento, i registi con cui sono cresciuto.

RC: Come lavori con gli attori, come li scegli e come li prepari ai ruoli?

SS: La scelta degli attori è istintiva. Per quanto riguarda la loro preparazione, spiego la funzione del personaggio che interpretano e l’evoluzione che esso ha nel corso della storia: così facendo, credo di dar più libertà interpretativa e d’immedesimazione. Sul set, chiedo solo sguardi “neutri”, in modo che il significato lo creo io steso in fase di montaggio giuntando le inquadrature.

RC: L’uomo vestito di nero nasce da un tuo soggetto originale. Cosa preferisci tra soggetto originale o sceneggiatura tratta da un soggetto non tuo?

SS: In precedenza mi sono già dedicato a soggetti originali; non do tanta importanza al fatto se la storia è tratta da un racconto o la scrivo io, oppure è opera di un altro. Come dicevo, siccome leggo tantissimi racconti di genere, il più delle volte mi cimento in opere già esistenti.

RC: Quale equipaggiamento tecnico usi?

SS: Non giro in HD (almeno per il momento), anche se la telecamera che uso da risultati dignitosi. Giro e monto con mezzi alla portata di tutti e spendendo in sostanza zero: quello che conta sono le idee.

RC: Le tue opere sono noir, thriller o horror. Hai pensato di cimentarti in altre atmosfere?

SS: In verità già l’ho fatto con Infatuazione, un corto sentimentale di 7 minuti. Probabilmente in futuro tenterò magari anche altre strade; principalmente mi considero un regista di genere, inteso come un narratore che realizza film di puro intrattenimento e a cui non frega niente di dare messaggi o affrontare temi: per me il cinema è solo un mezzo per divertire e creare emozioni!

RC: Quali sono secondo te le regole dei generi noir e horror?

SS: Secondo me il noir non è un sottogenere del thriller, ma uno stretto parente dell’horror, proprio perché presenta in linea di massima le stesse regole/caratteristiche: il protagonista è una vittima, il finale è amaro, c’è molto pessimismo, molta misoginia, una certa dose di violenza, atmosfere cupe e inquietanti… La differenza è che nel noir si scava più a fondo la psicologia del personaggio centrale, manca l’elemento soprannaturale ed è un genere più sfaccettato: siccome ha avuto una maggiore evoluzione nel corso della storia, ci sono vari tipi di noir (noir classico, post-moderno e neo-noir).

RC: Nei tuoi film si nota un denominatore comune, quello della rivalsa, della vendetta di una persona fino ad allora vessata per diversi motivi. Da dove nasce la fascinazione per questo tema? Pensi di svilupparlo anche in futuro?

SS: La rivalsa/vendetta di un represso/emarginato è sempre stato per me un argomento interessante: ancora oggi, guardiamo di cattivo occhio persone “diverse” da noi o che, per ignoranza e/o mentalità ristretta, consideriamo tali solo perchè non rientrano nella nostra concezione di “gente comune”: di conseguenza, siamo portati ad emarginarli e ad etichettarli negativamente (Kenneth e Lo storpio credo rappresentino bene ciò che ho detto). Ovviamente ciò scatena in questi soggetti il desiderio di rivalsa. In ogni modo, come dicevo prima, non realizzo i film per affrontare temi, ma per raccontare storie il cui scopo è intrattenere il pubblico.

RC: Le tue sono opere a basso costo. Chi sono i tuoi collaboratori abituali? Come operi per contenere i costi?

SS: Più che a basso costo, sono a budget zero: come accennato prima, un buon film si realizza con le idee e non con i soldi. Usando creatività ed ingegno, si possono realizzare cose interessanti. Ovviamente mi riferisco a certi tipi di film; per opere di fantascienza o cose del genere, servono naturalmente dei budget più cospicui. I miei collaboratori di fiducia sono il musicista Niko Rubini e ora lo sceneggiatore Lele Mattana.

RC: Come scegli e come lavori sulle musiche dei film?

SS: Guardo le immagini del film insieme a Niko, gli dico il tipo di musica che voglio e lui compone il brano.

RC: Quali sono i progetti cui stai lavorando attualmente?

SS: A febbraio-marzo inizierò le riprese di un corto horror; ora è in fase di script. Credo uscirà un bel prodotto; probabilmente ci sarà la presenza di un attore noto nel cast. E poi ho altri mille progetti nel cassetto…



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