articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale – numero11, gennaio 2009 (pag. 24)
Baghead (USA/2008)
Chad, Matt, Michelle e Catherine sono quattro amici che decidono di andare a passare un week-end in campagna per scrivere la sceneggiatura di un film. Piuttosto presi dalle loro relazioni sentimentali che da altro, non riescono a trovare l’idea giusta, fino a quando uno di loro non fa uno strano sogno: un uomo con la testa coperta da una busta arriva con aria minacciosa a disturbare la loro permanenza nel cottage. Quando il sogno viene raccontato agli altri, si pensa che possa essere una buona idea per il film, solo che all’improvviso qualcosa sconvolgerà i loro piani.
Un film davvero molto semplice ma con molto cuore questo strambo Baghead che oltre a fare ridere moltissimo, porta con sé anche una serie di riflessioni sull’arte di fare cinema e sull’impossibilità per un sacco di talenti di non poter essere apprezzati perché privi dei mezzi necessari alla diffusione delle loro conoscenze e delle loro idee. Parte in maniera davvero esilarante con la proiezione di un film in un piccolo cinema dove i quattro protagonisti si sono recati per guardare l’ultima “fatica” di un conoscente. Alla fine della proiezione lo stesso regista si mette a disposizione per rispondere alle domande del pubblico, ammettendo di aver girato il suo film con un budget davvero irrisorio e il più delle volte ricorrendo all’improvvisazione e all’idea del momento. Già questo fa pensare all’intento primario della pellicola (anch’essa vistosamente girata con un budget accessibile molto probabilmente a chiunque abbia le qualità per fare il cineasta e con una scarsità di mezzi che in questo caso però è una nota positiva), che si mescola poi con le vicende di questi quattro ragazzi uno più interessante dell’altro, tra i quali ci sono amori, gelosie, rancori e incomprensioni, anche se il finale costituisce una sorta di chiusura del cerchio e di riconciliazione di tutti i conflitti. L’idea di mostrare come sia possibile fare un buon film anche senza strafare con produzioni miliardarie o con dispiegamenti di mezzi eccessivi è stata resa nel migliore dei modi, anche grazie all’espediente di far raccontare questo tipo di realtà da questi artisti “falliti” in cerca di notorietà che decidono di scrivere e girare un film per loro stessi. Ma quando arrivano nel cottage dove passare il week-end per cominciare a scrivere la sceneggiatura, altri problemi vengono a galla e nessuno, o quasi, riuscirà ad ottenere quello che voleva: Chad vorrebbe far colpo su Michelle, Michelle vorrebbe far colpo su Matt, Catherine vorrebbe tornare con Matt, dopo una lunga e disfunzionale relazione di 11 anni, Matt vorrebbe solo riuscire a tenere tutti uniti per scrivere la sceneggiatura del film. Una serie di gag davvero esilaranti, unita ad un susseguirsi di battute molto originali creano il giusto contesto e la giusta atmosfera per l’assurda avventura che i quattro ragazzi vivranno nel giro di un paio di giorni, perché molto presto arriverà un elemento di disturbo (l’espediente della busta sulla testa ha qualcosa di estremamente divertente ma al contempo anche inquietante), che scombussolerà e non poco ognuno di loro. Arrivano dunque anche alcuni momenti di alta tensione, che però stonano un po’ con il contesto generale di leggerezza e comicità. Ed è così che a momenti spassosi che ci fanno rimanere col sorriso stampato sul volto si alternano inseguimenti mozzafiato nel bosco, esplosioni improvvise di “terrore” e attacchi notturni inaspettati. Tutto sommato però Baghead può essere considerato a tutti gli effetti un film estremamente genuino ed onesto, recitato in maniera molto naturale ma al tempo stesso deliziosa e sceneggiato alla perfezione (non solo per i dialoghi brillanti, ma anche per le situazioni tutte completamente risolte e per il finale a tratti inaspettato a tratti molto romantico). Ciascun attore protagonista riesce a farci simpatizzare per il personaggio che interpreta, soprattutto il buffo Chad che crede poco in se stesso e forse vive all’ombra del più disinvolto Matt, che all’apparenza può sembrare il più sicuro di sé, ma sostanzialmente anch’egli molto poco padrone delle situazioni in cui si viene a trovare. Le due donne poi, completamente diverse l’una dall’altra, incarnano due tipi di femminilità molto diversi, ma entrambe davvero molto sensuali, costituiscono il giusto contraltare alle due eccentriche figure maschili. Tra le scene più divertenti, oltre a quelle che hanno come “protagonista” la famosa busta che dà il titolo alla pellicola, non si può non citare quella in cui i quattro tentano di entrare ad una festa privata, in maniera a dir poco assurda, fallendo miseramente. Baghead è una pellicola di parole e di sentimenti, con un’anima molto forte e una potente speranza per chi da sempre coltiva il sogno di poter fare cinema in qualche maniera: non bisogna arrendersi per nessuna ragione se si possiedono delle idee brillanti ed intelligenti come questa.
Baghead (USA/2008)
Regia e sceneggiatura: Jay e Mark Duplass; fotografia e montaggio: Jay Duplass; interpreti: Ross Partridge, Steve Zissis, Greta Gerwig, Elise Muller, Jett Garner, Antony Cristo; durata: 84′.