Abbiamo un talento speciale per trasformare le nostre vite in un inferno, dice a Monika il fidanzato tornato a trovarla, in un Paese ancora in bilico tra il vecchio mondo post sovietico e la nuova Europa; chissà, forse per portarla con sé a New York, per dove era partito in cerca di miglior fortuna, per cercare se nel Paese delle opportunità il talento poteva essere speso meglio.
Come in una pellicola di Ken Loach, alcol e fumo a tentare di allontanare il dolore, la fragile Dasha fa di tutto per far del male ai suoi bambini e a chi cerca di volerle bene, il sensibile Tonik si intestardisce a voler salvare un mondo che scompare, la stessa ingenua Monika non ammette a sé stessa la realtà dei suoi sentimenti: nessuno sembra propriamente muoversi in direzione di quel qualcosa che, se definirlo felicità è forse eccessivo, indubbiamente è almeno ciò che rende accettabile la vita, anche partendo da una situazione difficile. Felicità non è anche riuscire a farcela a modo proprio? Perchè ciò avvenga bisogna tentare, tracciare una propria strada.
Il cane che insegue il treno con a bordo chi è tornato, al termine della storia, sembra correre a vuoto: ma, come Argo che aspettò fedelmente Ulisse nell’Odissea, simboleggia la certezza di un lieto fine che non sempre è necessario mostrare.
Bohdan Sláma, quasi quarantenne, nato e cresciuto, anche artisticamente, nella Repubblica Ceca, è qui al suo secondo lungometraggio, valutato Miglior Film al San Sebastian (Donostia) Film Festival 2006. Tra i precedenti lavori premiato a più festival internazionali il suo saggio universitario Garden of Paradise e con il Premio Tiger a Rotterdam e lo SKYY a San Francisco il suo primo film Wild Bees, candidato all’Oscar 2002 come miglior film straniero.
Sergio Citterio
Štěstí
(Una cosa chiamata felicità, Repubblica Ceca, 2005)
Regia, soggetto e sceneggiatura: Bohdan Sláma
Fotografia: Chuy Chavez
Montaggio: Karl Baumgartner
Scenografia: Petr Pistek, Ian Novotny
Musica: Leonid Soybelman
Interpreti principali: Tatiana Vilhelmova, Pavel Liska, Anna Geislerova, Marek Daniel, Zuzana Kronerova
102′