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Aparelho Voador a Baixa Altitude
regia: Solveig Nordlund (Portogallo-Svezia/2002)
recensione a cura di Fabrizio Fogliato

Aparelho Voador a Baixa Altitude, diretto da Solveig Nordlund nel 2002, è tratto dal racconto Low-Flying Aircraft scritto da James G. Ballard nel 1976. L’opera della regista svedese, giocata sull’abbandono e l’isolamento come motore di altre identità, non è mai uscita nelle sale, è stata vista solo in alcuni festival internazionali ed è uscita in Dvd solo in Portogallo.

Nell’economia del racconto di Ballard, i tre personaggi sono sintesi di tre diverse tipologie di essere umano abbandonato in una località del futuro: Dr. Gould, l’iconoclasta visionario, Richard Forrester il burocrate e Judith, una sorta di manichino inanimato. Le tre tipologie, nella visione di JGB, diventano perfetta sintesi dell’uomo moderno votato al disequilibrio tra sogno e ragione e privo del contatto tangibile con la realtà. Dalla deformazione può nascere (secondo Ballard), solo una nuova specie di homo sapiens, non sappiamo ancora se migliore o peggiore di quella precedente.

Aparelho Voador a Baixa Altitude, è un film plastico, in cui la meraviglia del paesaggio naturale della Costa Brava si mescola distopicamente con le scenografie perfette e fatiscenti che fungono da scenario all’intera vicenda. La fotografia di Acácio de Almeida è mozzafiato nel raccontare la storia d’amore tra Andre e Judith Forrester, illuminando con la luce sottile e radente corpi e volti, mentre le musiche di Johan Zachrisson costituiscono un tappeto sonoro discreto, e mai invadente, che accentua il carattere fortemente emotivo ed evocativo della messa in scena. Le location sono costituite prevalentemente da stazioni balneari abbandonate e rappresentano, senza dubbio, un contributo fondamentale per la riuscita di un’opera complessa e travagliata che la Nordlund è riuscita ad ultimare dopo quindici anni dalla prima stesura del progetto filmico:


«Il film è una co-produzione portoghese-svedese a basso budget. All’inizio ho pensato di girare in inglese, con attori internazionali, ma il bilancio non lo permetteva. Le location del film durante le riprese sono diventate obiettivo di una multinazionale del turismo interessata a ricostruire e ripristinare gli stabilimenti balneari di Troia in Portogallo, per cui anche sotto pressione di minacce, ho dovuto terminare velocemente le riprese. […] È stato girato nel 2002 e uno o due anni più tardi, le torri sono implose. Troia era un investimento turistico interrotto dalla rivoluzione del 1974, e questo luogo abbandonato mi ha colpito come set ideale per una storia Ballard. […] Si trattava di un progetto turistico che doveva essere ultimato con i soldi del Brasile e che è stato nazionalizzato dopo la rivoluzione. Alcuni edifici sono stati utilizzati, ma i grandi alberghi sono rimasti a lungo dei cantieri abbandonati. […] Abbiamo girato per otto settimane, e poi per altre sei, e a seguire siamo stati impegnati in una lunga post-produzione digitale.» (Intervista a Solveig Nordlund di Rick McGrath, 24 agosto 2008, in ballardian.com)


Solveig Nordlund è nata a Stoccolma il 9 giugno 1943, e ha iniziato a lavorare nel cinema, mentre conseguiva una Laurea in Storia dell’Arte all’Università di Stoccolma. Lasciata la Svezia per il Portogallo, la Nordlund ha lavorato come assistente e poi montatrice di film per opere come Sweet (1973) e Doomed Love (1978). Nel 1976 ha co-fondato la cooperativa Grupo Zero, mentre due anni dopo dirige un paio di medio-metraggi, prima di tornare in Svezia nel 1982 dove ha fondato la società Torrom Film. Nel 1986 ha diretto Journey to Orion (tratto da un racconto di JGB) che ha vinto un premio al Festival di Bilbao e anche diretto una intervista filmata con Ballard intitolata Future Now. Aparelho Voador a Baixa Altitude nel 2002, ha vinto un premio al Coimbra Caminhos do Cinema Portugués.
Il racconto di JGB e ambientato in un futuro prossimo in cui gli esseri umani stanno estinguendo la propria specie. Judith (Margaride Marinho) e André (Miguel Guillherme) fuggono dalla città e si rifugiano in un complesso turistico semi-abbandonato per proteggere il loro bambino mutante da morte certa. Nel mondo si vive sotto una dittatura orwelliana conosciuta come la Confederazione che, attraverso il controllo delle nascite, le quali per avvenire necessitano di una licenza che le autorizzi, mentre le donne in “gravidanza illegale” vengono arrestate da bande di guardie armate, ambisce alla purezza della razza. Solo i bambini geneticamente perfetti sono accettabili. Un misterioso ed eccentrico medico, il Dott. Gould (Rui Morrison) combatte una sua battaglia personale per salvaguardare la specie e per far sperare, ancora, nella vita.

Solveig Nordlund, come JGB mantiene il suo sguardo fisso sull’aspetto sociale della vicenda sociale, sostituendo i riferimenti a Dalì (presenti nel racconto) con delle stampe pubblicitarie che mostrano Zotes (la testa del bambino con le orbite degli occhi oscurate) e scritte del tipo “This Is Us” poste di fianco al volto sorridente di un neonato perfetto con alle spalle uno sfondo ceruleo e slogan di saluto che, sinistramente suonano beffardi come: “I Believe In The Future”. La regista ha ri-creato spazialmente la stessa zona di guerra psicologica che JGB suggerisce e lascia tra le righe del suo racconto: l’obiettivo è evidentemente quello di creare un futuro oppressivo e iper-controllato che giustifichi lo stermino di massa di piccoli innocenti. Il personaggio di Carmen, che in JGB è una cieca in grado di “vedere oltre”, in Aparelho Voador a Baixa Altitude è trasformata, dalla regista, in una entità misteriosa una bellezza esotica in slink che vaga nei corridoi scuri come un ologramma dal futuro, e che vive in uno spazio psichedelico tappezzato di orologi e avvolto in una illuminazione fluorescente.

La regista ha centrato la storia sulla donna, sulle sue paure e aspirazioni, (ribaltando il punto di vista maschile del racconto), grazie a cui il film recupera il legame naturale della madre e del bambino e corregge gli errori della civiltà (come immaginato da Ballard) e come confermato dalla stessa regista: “Quando ho fatto il film ho pensato molto a cosa vuole dire fare i genitori che vogliono educare i loro figli in copie di se stessi e non vedono la bellezza della differenza”. Molteplici sono le scene e le situazioni in cui nel film la donna vive tutta l’angoscia e la fascinazione della gravidanza: nella piscina dove tra dolori allucinanti Judith rischia l’annegamento, nel terribile incubo dell’aborto in utero, nella consapevolezza che mentre sta facendo l’ecografia la corrente può andare via da un momento all’altro. I bambini di Aparelho Voador a Baixa Altitide non sono nati con deformità degli arti, ma con il nervo ottico scoperto e i genitali deformi commentati da Andrè come: “Tristi parodie dei genitali umani”, di conseguenza le malformazioni sono riconducibili alle anomalie cromosomiche e quindi all’uomo e alle sue scelte.

Quello che oggettivamente viene meno nel film (per mere question di budget) è l’aspetto relativo al passato e soprattutto quello incentrato sulle origini degli “Alberghi di Venere”, centrale invece nel racconto di Ballard come testimoniato da questo breve stralcio:
Collocato al centro di quello che si poteva definire il quartiere a luci rosse della città, faceva parte di un gruppo eufemisticamente noto con il nome di “Alberghi di Venere”, ma che Judith aveva definito con più precisione “Alberghi del Sesso”. Da Waikiki a Glyfada Beach, da Rio a Recife, quei complessi alberghieri erano spuntati fuori durante i primi anni di spopolamento. Frotte di turisti finanziati dal governo si erano riversati in quegli hotel, spinti a partecipare a quell’ultimo, folle festival di erotomania. Nel tentativo fallimentare di riaccendere la loro fertilità, erano stati incoraggiati a dedicarsi a qualunque genere concepibile di devianza sessuale. Arredamento ricco di motivi pornografici, corridoi pieni di dispositivi e congegni, film erotici proiettati ininterrottamente su circuiti chiusi: tutti questi accorgimenti non facevano che riflettere la desolata consapevolezza che il sesso non contava più nulla.

La mancanza dell’aspetto sessuale così marcato è compensata, nel film, dalla disturbante presenza di uomini e donne vecchie, relegando i pochi personaggi giovani ad una sorta di ingombro: intrusi in un mondo che non gli appartiene (più), come dimostra il quasi arresto operato da due guardie anziane nei confronti di Judith e Andrè, per aver sostato e dormito all’addiaccio. Solveig Nordlund costruisce l’impostazione del film rispettando l’aspetto naturalistico e asettico delle locations, rappresentazione di un mondo di acciaio (arrugginito e corroso) in cui alberghi decrepiti, chiare piscine blu, spiagge inquinate sono elementi che accrescono l’orrore di questo incubo-visione del futuro. La Nordlund, quindi, sposa appieno la poetica e le idee di JGB e Aparelho Voador a Baixa Altitude è teso a dimostrare come gli esseri umani facciano di tutto per trasformare e dominare la natura, ma come questa trovi sempre nuove dimensioni per poter sopravvivere.

Fabrizio Fogliato

 



Aparelho Voador a Baixa Altitude

Regia: Solveig Nordlund
Sceneggiatura: Solveig Nordlund, Colin Tucker e Jeanne Waltz, è tratto dal racconto Low-Flying Aircraft scritto di James G. Ballard nel 1976
Fotografia: Acácio de Almeida
Montaggio: Snezana Lalic
Musiche: Johan Zachrisson
Suono: Vasco Pimentel
Architetto-scenografo: Mona Theresia Forsén, Pedro Sá
Costumi: Mona Theresia Forsén, Isabel Peres
Casting: Patrícia Vasconcelos
Produttori: François d’Artemare, Maria João Mayer, Solveig Nordlund
Interpreti: Margarida Marinho (Judite), Miguel Guilherme (André), Rui Morrison (Dr. Gould), Rita Só (Carmen), Canto e Castro (Sr. Ferreira), Ismael Lourenço (Gaston), Sheila Buchanan (Vilma), María Duarte Pereira (Joy), Fernanda Duarte (Cindy), José Pinto (L’idraulico), Isabel de Castro (Srª Ferreira), Jonathan Weightman (voce di Van Dorm), Rafaela Santos (donna incinta), Carlos Santos (Agente di polizia)
Case di produzione: Filmes do Tejo, Instituto do Cinema – Audiovisual e Multimédia (ICAM), Radiotelevisão Portuguesa (RTP), Svenska Filminstitutet (SFI), Torromfilm
Lingua: portoghese, inglese
Paese: Portogallo, Svezia
Anno: 2002
Durata: 80′

 

 

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Aparelho Voador a Baixa Altitude
Regia: Simon Brook (Portogallo-Svezia/2002)
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