Gustav Hofer, Luca Ragazzi

Gustav Hofer, altoatesino, si è laureato a Vienna in scienze della comunicazione e ha studiato cinema a Londra.
Lavora per la rete televisiva ARTE in qualità di presentatore e di corrispondente dall’Italia per la cultura. Ha diretto alcuni documentari (tra cui Korea Prioritaria, Mario Ceroli – L’Artista, Il Sangue del Impero).

Luca Ragazzi, nato a Roma, è laureato in filosofia e lettere alla Sapienza. Lavora come giornalista, critico cinematografico e fotografo. Improvvisamente l’inverno scorso rappresenta il suo debutto alla regia.

INTERVISTA a GUSTAV HOFER e LUCA RAGAZZI,
autori di IMPROVVISAMENTE L’INVERNO SCORSO

di Roberto Rippa

C’è stata una preparazione a monte della lavorazione del film, avete scritto un canovaccio prima di girare, oppure avete deciso la struttura del film in fase di montaggio?
Quando abbiamo cominciato a fare le riprese non sapevamo di preciso cosa sarebbe diventato, se un documentario, un cortometraggio o un reportage televisivo. È stato solo al montaggio che abbiamo capito che poteva diventare un documentario lungometraggio.

Il film è scritto, girato e prodotto interamente da voi. Per il montaggio, invece, avete lavorato con Desideria Rayner. Come si è svolto il confronto tra voi e lei nella scelta del materiale da montare?
Quello del montaggio e stato sicuramente il momento più creativo; è stato solo allora che abbiamo capito la forma che avrebbe preso il nostro documentario. Abbiamo lavorato per due mesi insieme alla montatrice, ogni giorno, discutendo e cercando le soluzioni migliori. Lei ci è stata di grande aiuto perché aveva una sguardo più oggettivo sulla nostra intimità.

Quante ore di girato avevate al momento di iniziare il montaggio?
Circa 35 ore, perlopiù interviste a gente per strada. È stato solo dopo che abbiamo girato sequenze in più per dare ritmo alla struttura, ovvero la scena del divano, quella del letto, quella della piscina e quella del matrimonio.

Il film non ha mai trovato una distribuzione in Italia ma ha avuto una circolazione indipendente comunque molto capillare. Quali sono stati i motivi addotti dalle distribuzioni al loro mancato interesse, a dispetto di un evidente successo anche a livello numerico del film?
Alcuni ci hanno detto che secondo loro il film non aveva nessun potenziale commerciale (cosa che e stata poi smentita dai fatti dal momento che il film ha riempito le sale in tutte le città dove è stato programmato), altri ci hanno spiegato che il contenuto politico del film non era opportuno dal momento che ci sarebbero state presto le elezioni e la sinistra non usciva bene dal nostro lavoro (per tacere della destra, ma quello era scontato).

Il film, se non erro, ha conosciuto un solo passaggio televisivo in Italia, su un canale satellitare. C’è mai stato un interessamento da parte di una rete generalista?
L’acquisto del film da parte di una rete satellitare in Italia non è andato a buon fine perché ci chiedevano troppi cambiamenti al montaggio e a noi non sembrava giusto rimetterci mano. All’ estero invece e andato in onda con successo nelle televisioni statunitensi, canadesi, francesi, tedesche, israeliane, svedesi, finlandesi e addirittura è stato in sala a Bangkok in Thailandia!

Improvvisamente l’inverno scorso è stato visto in molti Paesi europei e ha partecipato a vari festival ottenendo numerosi riconoscimenti. Come viene accolta dal pubblico europeo la situazione italiana descritta nel vostro film, a livello sia di pubblico che di stampa?
Inizialmente fuori dall’Italia rimanevano sconvolti dall’apprendere il livello così basso della nostra vita politica, ma dopo i fatti recenti che hanno visto per protagonista il nostro primo ministro (ci riferiamo alla vicende Noemi e D’Addario ma anche alla politica xenofoba della Lega Nord) che sono state oggetto di dibattito anche all’estero, l’atteggiamento del pubblico è cambiato e adesso lo stupore è stato sostituito dall’indignazione e dalla solidarietà.

Avete notato una differente accoglienza nella presentazione del film tra grandi e piccoli centri italiani?
Perlopiù l’accoglienza è sempre la stessa, molto partecipe e accorata. L’unica sorpresa è stata semmai lo scoprire un Sud Italia molto più moderno, aperto e generoso di quello che viene spesso raccontato, a differenza di un Nord sempre più chiuso, reazionario e bigotto, vittima della Lega e di Comunione e Liberazione.

Come è stata accolta dal pubblico all’estero la nostra classe politica composta spesso da personaggi – come alcuni presenti nel film – francamente grotteschi o capaci di affermazioni che altrove costerebbero loro le immediate dimissioni?
Non dimenticheremo mai la domanda che ci fece un giornalista al festival di Berlino quando ci chiese dove avevamo trovato attori caratteristi con delle facce cosi incredibili per rappresentare i nostri politici. Gli rispondemmo che purtroppo non erano attori ma erano veri politici, e il pubblico scoppiò a ridere.

Alcune persone che appaiono nel film – penso, per fare un solo esempio, al militante di Militia Christi – appaiono perfettamente a loro agio nell’esporre tesi sinceramente agghiaccianti o quantomeno imbarazzanti. Pensate che accada perché le loro posizioni hanno trovato una legittimazione nella Chiesa e nella disinformazione messa in atto dai media rispetto ai disegni di legge che si sono succeduti nel tempo?
Sicuramente lo “sdoganamento” del fascismo in Italia e il fatto che molti politici oggi possano essere apertamente razzisti o omofobi, o ostentare liberamente simboli come la croce celtica (penso al sindaco di Roma che non rinuncia alla sua medaglietta al collo salvo poi nasconderla sotto il maglione quando va in visita ufficiale a Gerusalemme) ha fatto si che molte persone per strada si sentano legittimate a ripetere le cose che hanno sentito in televisione o al telegiornale.
Purtroppo la chiesa ha spesso un atteggiamento ambiguo e rispetto alla faccenda omosessuale, molto ipocrita.

Avete avuto l’impressione che ci sia un progressivo, drammatico, calo nella capacità critica e di giudizio della gente?
Sicuramente si sta perdendo la capacità di analisi della realtà, probabilmente dovuto ad una pigrizia mentale ma anche ad un inevitabile senso di rassegnazione e di impotenza.

Nei vostri incontri con il pubblico italiano, avete avuto l’impressione che l’avversione dimostrata dalla politica nei confronti dei Dico sia sentita come un problema comune a tutti, anche da coloro che della legge non avrebbero usufruito?
Si è fatta molta mistificazione intorno a questo disegno di legge. Per esempio si è parlato di matrimonio e adozione alle coppie gay ma i Dico erano tutta un’altra cosa. La verità è che ci si è dimenticati di parlare di tutte quelle coppie di fatto anche eterosessuali che alla chiesa non piacciono. I Dico, come il Pacs in Francia, avrebbero dato un riconoscimento a queste forme di famiglia che oggi nel nostro paese sono invisibili ma che sono la maggioranza.

Pensate che la recente crescita di interesse nei confronti dei documentari indipendenti come il vostro sia dovuto a una necessità di informazione che da altri media non viene più soddisfatta?
Sicuramente la censura (e l’autocensura!) che oggi c’è nel nostro sistema mediatico, ovvero giornali e telegiornali, fa sì che molte persone vogliano essere informate e per questo ricorrono al documentario o a internet. In più ci sembra che il cinema e la fiction televisiva stiano raccontando un paese che non esiste, abitato da gente onesta, che vive in case lussuose, dove gli ospedali funzionano e le forze dell’ordine sono incorruttibili. Neanche la propaganda sovietica era arrivata a tanto!

Dopo la proiezione in Parlamento, cui gli oppositori al disegno di legge non si sono presentati, avete avuto occasione di mostrare il film a una platea in cui fossero presenti persone contrarie ai Dico? E se sì, qual è stato il riscontro a fine proiezione?
Di solito le persone che scelgono di uscire di casa e pagare un biglietto per vedere il nostro documentario la pensano già come noi e magari nel film trovano lo spunto per qualche riflessione in più. Solo una volta, a Brescia, tra il pubblico c’era un signore che ci ha offesi dicendo che per lui noi non eravamo credibili come coppia e si vedeva che non ci amavamo. Poi ci hanno spiegato che era un prete in borghese.

Il punto di vista del documentario appare a tratti ingenuo, come se la scoperta di un Paese intollerante e arretrato fosse per voi una sorpresa. È così davvero?
Ci eravamo illusi che l’Italia fosse un paese europeo degno di questo nome e che la discussione avrebbe avuto un livello più alto. (Per esempio in Irlanda, dove pure la chiesa cattolica è molto forte, si è discusso se fare il matrimonio per gli omosessuali o solo le unioni civili). Ma evidentemente ci eravamo sbagliati. In seguito altre discussioni politiche come quella sul testamento biologico hanno dimostrato che l’Italia è un paese ostaggio della chiesa e profondamente retrogrado.

Cosa vi ha particolarmente arricchito durante l’esperienza delle riprese del documentario? Cosa sapete in più rispetto a prima dell’Italia?
Portando il film sera dopo sera nelle provincie più remote dello stivale abbiamo avuto modo di approcciare molta gente che la pensa come noi. Persone che oggi si sentono orfane di un referente politico e che non vengono mai raccontate dalla televisione. Siamo tanti però, e se ci arrabbiamo, possiamo anche pensare di cambiare le cose.

14 febbraio 2010

Leggi la RECENSIONE di IMPROVVISAMENTE L’INVERNO SCORSO



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