Una domenica, tanto piovosa che l’acqua è penetrata in casa la notte precedente, il piccolo Marian sveglia suo padre per fargli onorare la promessa di portare il televisore in città perché venga aggiustato. Il fatto che la famiglia viva in campagna, lontano da qualsiasi centro, costringe padre e figlio a un viaggio accidentato prima a piedi, tra fango e pioggia battente, quindi alla ricerca di un passaggio e infine in autobus, sempre con il vecchio televisore portato a braccia. Tra mille difficoltà che insorgono nel corso della giornata, le probabilità di rincasare entro le 18.00, quando verrà trasmesso un film con Bruce Lee che Marian vuole assolutamente vedere, si affievoliscono ora dopo ora.
Per raccontare il viaggio di un padre e di suo figlio dalla loro povera casa in aperta campagna alla città, Radu Jude, nel suo secondo cortometraggio dopo Alexandra del 2006, non fa ricorso a nessun artificio. Nel seguire il percorso dei due uomini, si tiene a distanza in modo rispettoso, evitando i primi piani e limitandosi a riprendere le dinamiche di un rapporto apparentemente fatto di rimbrotti e poche altre parole. Fa anche a meno di musiche, lasciando che siano i suoni dell’ambiente circostante a fare da colonna sonora.
E, soprattutto, basandosi su una sceneggiatura di ispirazione autobiografica scritta da Florin Lăzărescu, esplora il loro rapporto, un rapporto fatto certamente di poche parole, spesso secche e brusche da entrambe le parti (Marian dice al padre che quando avrà un’automobile non lo caricherà mai per dargli un passaggio, contrariamente a ciò che farà con sua madre), ma anche di un amore dimostrato nei fatti. Chi mai, infatti, si avventurerebbe, solo per dare seguito a una promessa, con un tempo così inclemente, tra fango fino alle ginocchia e ponti da improvvisare per superare fiumi provocati dalle precipitazioni, con un televisore tanto vecchio, ancora in bianco nero e rivestito di radica, senza nemmeno alcuna certezza che possa essere riparato?
Ma Jude, che al momento di girare questo corto è stato assistente alla regia per Furia di Radu Muntean, Amen di Costa-Gavras e Moartea domnului Lazarescu di Cristi Puiu, non si limita a questo. Con pochi tratti e rara finezza introduce molti temi: povertà, isolamento, comunicazione, rapporto tra genitori e figli, in un’opera di grande sottigliezza che non nasconde l’ispirazione al neorealismo italiano. Non pare facile essere bambini in quell’ambiente: se il padre lo tratta come un adulto (salvo preoccuparsi che abbia mangiato e bevuto e offrirgli in seguito un gelato), le altre presenze adulte sembrano ignorarlo, elargendo volgarità ad alta voce in un bar o guardandolo con sufficienza mentre osserva rapito un insetto.
Tutto questo fa sì che la storia di un televisore che più che di essere riparato meriterebbe di essere sostituito, serva solo a raccontare molto altro. Con una sensibilità, un’attenzione e uno sguardo personali che verranno confermati nelle opere successive del regista: Cea mai fericita fata din lume (The Happiest Girl in the World, 2009), premiato alla Berlinale, e Toata lumea din familia noastra (Everybody in Our Family, 2012).
Nei ruoli principali, il collaudato Gabriel Spahiu (già attivo, tra i tanti, con Cristi Puiu, Cristian Mungiu, Costa-Gavras e Alexandre Aja) e il debuttante Marian Bratu, scelto dopo avere sottoposto a provino circa 600 bambini.
Roberto Rippa
Lampa cu căciulă è stato premiato, tra i tanti, al Sundance, all’Almería International Short Film Festival, al Bilbao International Festival of Documentary and Short Films, al Valencia International Film Festival, al Cracow Film Festival, al Los Angeles Film Festival e al Montpellier Mediterranean Film Festival.
Potete vedere il cortometraggio in versione integrale e sottotitolato in inglese qui.
Lampa cu căciulă
(The Tube with a Hat. Romania, 2006)
Regia: Radu Jude
Soggetto, sceneggiatura: Florin Lăzărescu
Fotografia: Marius Panduru
Suono: Gelu Costache
Scenografie: Cristina Barbu
Montaggio: Catalin Cristutiu
Intrerpreti: Gabriel Spahiu (padre), Marian Bratu (Marian), Natalia Calin (madre), Alexandru Georgescu (signor Bichescu, tecnico)
35mm
24′
colore
Radu Jude (Bucarest, 1977, Romania) si è diplomato in cinema presso l’Università di Bucarest nel 2003. Dopo avere lavorato come assistente alla regia, dirige i corti Alexandra (2006, ma distribuito solo due anni dopo) e Lampa cu căciulă. Il suo primo lungometraggio Cea mai fericita fata din lume (The Happiest Girl in the World, 2009), viene scritto grazie al sostegno dell’Hubert Bals Fund e quindi selezionato per la Berlinale. Nel 2011 dirige e produce il mediometraggio Film pentru prieteni (A Film for Friends) cui segue, nel 2012, Toata lumea din familia noastra (Everybody in Our Family), presentato alla Berlinale. Ha appena terminato di girare il corto O umbra de nor (Shadow of a Cloud), scritto dallo sceneggiatore di Lampa cu căciulă Florin Lăzărescu.