I «Gioielli della CORONA» di Luca Patella & Rosa Foschi


I «Gioielli della CORONA» di Luca Patella & Rosa Foschi

 

Valigetta per un…Viaggio Marino © Luca M. Patella

 

Presentiamo una miscellanea di scritti sull’arte cinematografica a passo 1 del grande artista dell’Arte Concettuale Luca Maria Patella, relativamente ai film d’animazione realizzati con la moglie Rosa Foschi dalla metà degli Anni Sessanta del Novecento per il produttore cinematografico Ezio Gagliardo della Corona Cinematografica.

 

LMRP: «Are you ready maid?»
a cura di Mario Verger

Erano quasi vent’anni che conservavo gelosamente alcuni fra i film più rappresentativi di Luca Maria Patella e Rosa Foschi, realizzati per il produttore Ezio Gagliardo alla Corona Cinematografica, a cavallo fra i decenni Sessanta e Settanta del Novecento.
Furono i fratelli Elio e Fulvio Gagliardo a chiedermi di cercarli negli immensi Stabilimenti Corona, e vi impiegai diverse settimane, tanto che la prima retrospettiva proposta per il 1998, l’anno dopo di chiusura della società, fu rimandata all’anno successivo.
All’epoca se ne occuparono l’allora direttore della Cineteca Nazionale Adriano Aprà, e soprattutto Bruno Di Marino, che già nel 1994 aveva confezionato un libro sul cinema sperimentale di Luca Patella, quando il critico Maurizio Calvesi lo nominò responsabile del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea all’Università «La Sapienza» di Roma, tanto che nel 2000 pubblicò un primo importante volume sul cinema sperimentale [1].
Oltre ai film di Luca Patella & Rosa Foschi [2], che proposi come prima retrospettiva a loro dedicata riguardo la produzione Corona, con l’occasione Gagliardo mi chiese di rinvenire altri documentari, mai usciti dalla Corona dall’epoca della loro produzione ed in particolare i cortometraggi dello scultore Claudio Cintoli [3], del designer della famosa rivista Marcatré Magdalo Mussio [4] e dell’illustratore Lorenzo Taiuti [5].
Elio Gagliardo me li lasciò con pochi altri di cui aveva delle copie stampate 35 mm a fronte del “disturbo”, chiedendomi di consegnarli eventualmente a Patella, qualora non ne avesse essendogli stati promessi all’epoca dall’amato fratello maggiore Ezio. Dopo tantissimi anni, Rosa Foschi mi chiamò chiedendomi la cortesia se potevo finalmente portarglieli, in quanto, tra questi, ve ne era uno che non aveva potuto rivedere dall’anno della sua uscita: Ma femme, che lei considerava, dopo la “gavetta” fatta accanto al marito per i precedenti documentari firmando con lui la co-regia di Vedo, vado!, decisamente il più riuscito.
Entrambi volevano sistemarli in Cineteca Nazionale, visto che già avevano i di loro altri film. In questo è stata molto gentile Annamaria Licciardello, funzionaria dell’ufficio progetti e programmazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, nel prendersi a cuore la sollecitazione di Rosa, nel frattempo arrivata alla “veneranda” età di 73 anni, la quale voleva esser tranquilla che i suoi film fossero definitivamente al sicuro, oltre che alla Cineteca di Bologna, alla Cineteca Nazionale a Roma: un regalo di compleanno, quindi, consegnato a Luca e a Rosa, dopo mille sollecitazioni di Annamaria, per il giorno in cui l’artista urbinate festeggiava il settantatreesimo anno di età!
I Patella, nel frattempo, avevano lasciato l’abitazione di via Panisperna, a Via Nazionale, e si erano trasferiti da diversi anni in Via Reggio Emilia, quasi accanto al MACRO.
Andai con la mia amica Sandra, la quale mi aiutò a sistemare le “pizze” in auto.
Di sera, parcheggiammo all’angolo con l’Hotel Lloyd di Via Reggio Emilia, per raggiungere poco dopo, di fronte, l’abitazione dei Patella. Mi incamminai facendo pochi metri e citofonai a Luca, il quale sarebbe sceso, dovendo scaricare le pizze in due tempi dal vano posteriore della macchina, lasciando nel frattempo ad aspettarmi in auto la ragazza, la quale si truccava con un trucco forte alle sopracciglia e alle labbra.
Patella mi aprì il portone e ne intravidi la sagoma: magro e ascetico, con una coppola la quale copriva in parte i capelli lunghi e argentati, sobrio ed eccentrico per via di una singolare mazza da passeggio: una “bacchettina” bianca.
Abbracciato dopo moltissimi anni Luca Maria Patella, egli non ci mise molto a metterci a nostro agio, quando le presentai la mia amica nipote del Sultano del Cameroun: Sandra Mefire Njoya.
Luca mi raccontò – mentre lo roteava – di questo curioso bastoncino, di cui dovette preferire uno in stile Man Ray, mostrandomene la cima con un diadema a vetro smerigliato, all’interno del quale vi era un fish-eye raffigurante Luca Patella & Rosa Foschi!

 

Il fish-eye con Luca Patella & Rosa Foschi: Gli Arnolfini-Mazzola a Montefolle © Luca M. Patella

 

Salimmo sull’angusto ascensore ma in due riprese: prima il “Maestro” con Sandra; e poi io caricato delle “pizze” che pesavano altrettanto, le quali nel frattempo ero andato a recuperare in macchina. Tornato, mi accolse Luca facendomi strada in un arzigogolato corridoio arredato di opere, quadri, libri e cataloghi, molti dei quali in bella mostra recavano per titolo: Luca Patella.
Sentii già in lontananza, passando per le anticamere, la voce infervorata di Rosa, la quale nell’attesa di rivedere Ma femme[6], si intratteneva con la formosa e simpatica ragazzona camerunense.

 

Ma femme © Regia di Rosa Foschi

 

Scaricate in salone e nuovamente nella stanza-studio le pellicole, le quali all’interno di scatole che più che vecchie pizze cinematografiche [7], sembravano coperti di pentole arrugginite, andai a salutare la compagna di vita e moglie di Patella, Rosa Foschi.
Sempre uguale nel viso ma coi capelli bianchi e lievemente più autoritaria per via del raggiungimento di un’età maggiormente esperienziale, ella mi accolse festosamente. Ma non mi sembrava desse attenzione, chiedendole quindi se non fosse contenta, per il tanto atteso regalo di… compleanno!
La Foschi era talmente emozionata che rispose simpaticamente, «Per me è… Babbo Natale!».
Mentre vidi seduta Sandra già in confidenza con la moglie, Rosa chiese al marito di passarmi il “pensierino” autografo che Luca aveva preparato per me: una sua stampa fotografica o litoincisione, fra le migliori, raffigurante il “culo” di Valeria Marini, risalente al 1989, l’epoca di quando la famosa showgirl, poco prima degli esordi televisivi, era stata la giovanissima modella di uno Studio Fotografico frequentato anche da Luca Patella!
L’artista ricordò che all’epoca, appena ventenne, al naturale era veramente splendida…

 

P’alma di mano © Luca M. Patella

 

Rimirai la fotoincisione: essa aveva dei colori meravigliosi!
Il nudo di Valeria Marini era all’interno di una valigetta ‘rosa’ della Barbie (un omaggio alla conchiglia, o Luca “Patella” & “Rosa” Foschi), nella quale l’Artista aveva ritagliato un buco della chiave, in modo che l’osservatore vi sbirciasse all’interno immergendosi in un delizioso…Viaggio Marino.
Luca Patella usò la di lei forma fotografica, pubblicandola in un libro d’artista di poesie, P’alma di mano [8], stampato su fogli rosa di carta pregiata e rilegato in un contenitore di raso rosso a forma di mezzo violino con sopra metà didietro della Marini in copertina…
Il “Librosedere” era a mo’ di astuccio grande, un box rivestito in raso rosso che poi lo squadernavi – mi spiegò metaforicamente Patella – fino ad ammirare l’intero “sedere marino”, in un’edizione rara anche perché ne erano stati confezionati solo 6 esemplari invece dei 130 previsti.
Lessi accanto alla firma autografa di Luca Patella: «A Mario Verger, cor dial mente» [9].
[cioé: “A Mario Verger, cor dial(ettica) di cuore(pulsione) e mente“].
E mentre me lo porse, oltre ad rimirare la splendida Opera ispirata a Valeria Marini, egli relativamente alla dedica fu così gentile e paziente da fornirmi, soprattutto riguardo una singolare “ditata” autografa di terra d’ombra bruciata ad essa impressa, una simpatica spiegazione «concettuale» la quale richiamava implicitamente a Sandra:

«Caro Mario Verger:
si tratta di un ready-made o di una ready-maid?!
In ogni caso, i tuoi Luca & Rosa ti fanno i più cor-diali saluti e ringrazia menti!!
LMRP
» [10].

L’artista stesso mi aggiunse, a comprensione della dedica, che come Duchamp ideò il ‘ready made’, Patella aveva omaggiato la Marini col suo ‘are you ready maid?’: cioé ‘sei tu pronta’?
Caro Mario – mi spiegò Luca indicando al centro un’impronta dall’artista la cui dedica ai lati recitava – come Van Eyck nel ‘400 usò il ‘sic’ e Patella il ‘lei & lei sic’: una ditata di marrone: bravo!
…Si tratta di un ‘ready made’ o di una ‘ready maid’? [11]… – mi domandò Patella, indicando nella mia dolce compagna una simpatica e velata allusione qualora anch’ella per me traboccasse di senso come lo splendido nudo della Marini.
Mi aggiunse anche, specificando l’appunto scritto a lapis sopra in alto, che nel disotto della schiena – il didietro della donna – erano simboli ove si nascondeva l’inconscio.
E consegnandomi la raffinata incisione autografa, egli mi suggerì di metterla in una cornice sottovetro in modo tale di poter in seguito ammirare il fronte e il retro dell’Opera, per l’occasione appositamente dedicata!
La Foschi, anche lei armeggiando a sua volta il bastone per render più eloquente il discorso, cominciò a parlare da dietro la scrivania piena di carte, libri, bozzetti, dal pulpito del suo “trono”, con grande originalità e assoluta proprietà di linguaggio: rievocò i suoi inizi, di quando, giovanissima, dopo gli studi classici nel 1965 frequentò la sezione «Disegno Animato» dell’Istituto d’Arte al Palazzo Ducale di Urbino, allieva di maestri insegnanti tecnici, quali, Enzo Budassi [12] (animazione), e Marco Quaresima (edizione e ripresa): in classe Rosa era con Franca Carloni, sorella minore di Giancarlo Carloni [13], la quale in seguito sposò il futuro presidente di Confindustria, Vittorio Merloni; Giovanni Mulazzani era a Milano e lavorava già con Bruno Bozzetto; conoscendo altri marchigiani come Nicola Falcioni e Giulio Cingoli quando andò all’Orti Studio; e trasferendosi a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi costumista.

 

Il prof. Ezio Gagliardo, produttore della Corona Cinematografica

 

Riguardo l’incontro con la Corona, Rosa ricordò che all’epoca già c’era chi faceva animazione tradizionale, come Manfredi e Gomas, e i Gagliardo per incrementare i premi governativi volevano una cosa diversa, in quanto ciò che ella propose era più una confezionatura cinematografica che animazione: découpage, collage e disegno animato in diretta sotto la Verticale, perché i Gagliardo della Corona già vincevano con gli altri e vincevano anche con questi nostri i Premi di Qualità del Ministero del Turismo e dello Spettacolo.
Rosa riferiva che in termini di quattrini, infatti, il prof. Ezio Gagliardo diceva sempre, “pochi, maledetti e subito”, traendo la frase dal titolo di un famoso film di Pino Zac.
Luca Patella raccontò che «Francesco Brocani era stato il suo testimone di nozze, e mi portò alla Corona Cinematografica, presentandomi il produttore Ezio Gagliardo».
Screck! (1966), fu il primo cortometraggio che Luca Patella, poco prima di conoscere Rosa Foschi, realizzò con Francesco Brocani assieme a Claudio Capotondi, un disegnatore-scultore amico che Patella portò alla Corona.
Brocani realizzò subito dopo un documentario, È ormai sicuro il mio ritorno a Knossos [14], tratto da Borges, incentrato su Patella e Schifano; cortometraggio ritenuto dal regista stesso il più bel documentario realizzato alla Corona, nel quale si vedevano, oltre a Mario Schifano con Anna Carini, Luca Patella e Rosa Foschi interagire alla Calcografia.

 

Rosa dice A, 1966 © Luca M. Patella

 

Chi mi pettina? (1967), il cui titolo venne suggerito da Ezio Gagliardo, era la domanda di una bambina che chiedeva continuamente alla madre in cerca di avventure con un fotografo, un attore, un marinaio, un astronauta ed un parrucchiere e alle trasformazioni della donna relative alle diverse situazioni.

 

Un bosco magico © Regia di Luca Patella e Rosa Foschi

 

Rosa Foschi mi raccontò che il primo cortometraggio Corona girato da sola fu Un bosco magico (1967), anche se Gagliardo le chiese di firmarlo come regista in collaborazione col marito, un adattamento in animazione di pupazzi su scenografie fotografiche su una libera interpretazione del Sogno di una notte di mezza estete di Shakespeare, perché aveva dei libri di favole illustrate da Jiří Trnka ma, interessandosi di teatro, lo realizzò con ritagli di stoffa, cartone, e i vestiti dei personaggi con le calze argentate di nylon, coi disegni animati, fotografie e oggetti spostati direttamente sotto la Franzon.

 

Littera antiqua © Regia di Luca Patella e Rosa Foschi

 

Littera antiqua (1968), realizzato da Luca e Rosa, erano dei collage di poesie animate tratte da Calderón de la Barca, Ariosto e Petrarca.

 

009 Vedo, vado! © Regia di Luca Patella

 

Vedo, vado! (1969), – mi spiegò Luca – sarebbe “Vedo, anzi ci vado”, una pragmatica del citazionismo, nella quale v’erano: Luca Patella, Rosa Bell (Rosa Foschi), Fabius Sargent (Fabio Sargentini), e la moglie del gallerista de “L’Attico” Ana Paparatt (Anna Paparatti). Un giallo-celeste con un misterioso e animato pacchetto rosa (allusione a Rosa Foschi), quando Sargent telefonò ai suoi adepti per trovare la ragazza che aveva rubato il “pacco rosa”, animato in Stop Animation. Come ancora si vedeva Patella mosso in pixillation, che entrando nel suo studio pattinava sul pavimento con una spugna in mano per sviluppare delle grandi tele; cortometraggio Corona girato con una Arriflex 35 mm assieme a Sargentini, in un’avventura basata tutta sulla citazione, la quale sorse, però, negli anni ’70-’80, ma il film è del 1969, e venne premiato con la Osella d’argento alla Sezione sperimentale della Biennale di Venezia del 1969.

 

Ileana Ghione in Amour du cinéma © Corona Cinematografica

 

Luca Patella e Rosa Foschi in Amour du cinéma © Corona Cinematografica

 

Rosa tornò a spiegarmi, riguardo ai suoi film, che per Amour du cinéma (1969), le foto alla Ileana Ghione, attrice di teatro e moglie del produttore Ezio Gagliardo, le scattò Luca, sopra le quali Rosa aveva mosso pezzi di stoffa aggiungendovi foto di cataloghi di mostre d’arte, animate sotto la Verticale. Ma femme (1970), con musica di Vieri Tosatti, era il suo preferito: ispirato a Nouvelle Vague, raccontò che a lei piaceva molto il cinema francese, soprattutto i film di Godard, fra cui La donna è donna, citando Jean-Paul Belmondo e Anna Karina.

 

Ma femme © Regia di Rosa Foschi

 

L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino (1971), era invece un adattamento fantastico-onirico dell’omonimo testo di Garcia Lorca. A teatro, dopo aver visto il testo, al Centro Sperimentale aveva disegnato i costumi di don Perlimplino e Belisa.

 

L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino © Corona Cinematografica

 

L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino © Corona Cinematografica

 

Amore e Psiche (1978), erano delle estrapolazioni narrative e tratto da L’asino d’oro di Apuleio, testo classico latino.
Non era difficile all’epoca ma oggi è diverso: bisogna frequentare, essere sempre presenti. Ad esempio, dissi alla moglie di Patella che Sandra, oltre a dirigere l’Hotel Belhorizon vicino la Basilica a S. Maria Maggiore, sapeva fare con le sue macchine fotografiche delle splendide fotografie; e Rosa, essendo esperta, le consigliò di trovare dei committenti senza mai dare gli originali, i quali rimanevano di proprietà intellettuale ed artistica, e di frequentare, girare, farsi conoscere…
Quando erano giovani entrambi facevano mostre su mostre, ad esempio in gallerie quali “L’Attico” di Fabio Sargentini, parlando anche di altri autori che lavorando con Luca Patella passarono alla Corona: Francesco Brocani e Gianfranco Baruchello, notando però sempre più come il mondo di oggi sia decisamente cambiato.
Luca e Rosa negli anni ’70, grazie a Giulio Carlo Argan che li aveva proposti, erano stati per molti anni docenti all’Istituto d’Arte di Pomezia, insegnando oltre a tecniche pittoriche anche cinema di animazione; Rosa Foschi mi raccontò che andò da Angelo Franzon, il “meccanico” che fabbricava le verticali, per farsi costruire appositamente una Verticale Cinematografica come quella della Corona da portare a Pomezia, presso cui i coniugi Patella rimasero ad insegnare per quindici anni; gli dissi, infatti, che conoscevo Franco Sorichetti, operatore di Manfredo Manfredi alla Cineteam, il quale li ricordava essendo stato loro allievo.
Ma fu lei a ricordarmi un particolare da me scordato: in realtà la conobbi per caso un giorno a metà degli anni ’80, quando aveva ottenuto la cattedra di insegnamento a Roma, in quanto, dopo le medie un mio compagno di scuola, Vincenzo Settembre (i fratelli Settembre erano tre: Massimo, Vincenzo e Luca, bravi ragazzi col pallino per la pittura), avendo io scelto il Liceo Artistico di Via Ripetta e lui l’Istituto d’Arte Silvio D’Amico, mi parlava spesso di questa originale e pittoresca professoressa “Rosa Foschi”, la quale, un giorno, la incontrammo per strada e me la presentò…
Ricordai ad entrambi quando, un ventennio addietro, ancora ventottenne li andai a trovare il giorno prima dell’inaugurazione della mostra al Goethe Institut. Sia Luca che Rosa a distanza di anni non ricordavano bene la circostanza, che pubblicai in ricordo nel capitolo sul cinema d’animazione sperimentale riguardante “Luca Patella”, inserito nella mia cinebiografia animata [15]:

Avevamo il materiale per la retrospettiva intitolata I Gioielli della Corona di Luca Patella & Rosa Foschi, la quale si sarebbe svolta entro breve al prestigioso Goethe Institut, da me presentata e curata da Bruno Di Marino all’interno della sua Manifestazione sul Cinema d’Animazione Sperimentale, Metamorfosi [16]. Contattato Patella, mi invitò a casa sua per parlare dei suoi primi film che non vedeva da oltre un quarto di secolo; abitava in Via Panisperna, vicino Via Nazionale, in un antico e buio palazzo con delle scale ripide difficili da salire. Andai con la mia nuova ragazza camerunense Ake in visita a questa straordinaria persona, che viveva con la moglie, Rosa Foschi, in una casa sommersa dalle opere di entrambi. Durante la serata Patella ci mostrò i suoi quadri e le sue originalissime opere che occupavano ogni angolo della sua abitazione. Poi prese un enorme libro d’arte a lui dedicato e mi spiegò a lungo la sua teoria sull’arte concettuale: una specie di scienza legata alla matematica ed all’indagine psicologica che ebbe su me una notevole impressione, tanto che lo ascoltai con grande rispetto ed interesse. Sua moglie, Rosa Foschi, anch’ella collaboratrice degli anni ‘60 della Corona, nel frattempo parlava con Ake di costumi e di moda. Ricordo che ci offrirono da bere dello scotch whisky. Patella quella sera mi introdusse nel suo meraviglioso universo mostrandomi le tecniche fotografiche con cui realizzava le sue opere. Questo raffinato artista, giunto all’età di 60 anni, amava profondamente il suo lavoro, parlando esclusivamente di sé e mettendo in secondo piano il ruolo artistico della Foschi, per la quale aveva, invece, delle premure ed una dolcezza di marito. Anche Rosa Foschi, dopo aver parlato a lungo con Ake mi mostrò diversi interessantissimi spezzoni in 35 mm dei loro film per la Corona, recuperati dai tagli delle copie-lavoro e raccolti in eleganti album fotografici. Patella ci mostrò infine le proprie sculture. Sembravano avere un che di misterioso, profili, in forma di vaso, di personaggi celebri, basati su effetti ottici; esperienze suggestive dell’arte concettuale. Prima di accomiatarci, Patella ci volle mostrare l’albero parlante, una delle sue più strambe invenzioni. Vicino al divano aveva infatti un arbusto il quale arrivava sino al soffitto, con all’interno un registratore che, azionato, faceva ascoltare la voce di un uomo che parlava e di una donna che rispondeva! La serata si concluse a notte inoltrata. Uscii dalla sua casa avendo appreso qualcosa di nuovo! Al Goethe Institut, poco prima della retrospettiva di Patella era in programma il mio film d’animazione su Milingo [17].
La proiezione in cui vennero proposti i primi film di Luca Patella e Rosa Foschi, la quale si rivelò molto importante e vennero diverse persone, oltre a me e Ake, tra le quali: Elio Gagliardo, Franco Brocani, il gallerista de “L’Attico” Fabio Sargentini, il direttore della SBP Gianni Blumthaler, Marco Giusti, Noa Bonetti, Eduardo Palumbo, Maria Luisa Angiolillo, Romano Bellucci, Alberto D’Amico, e tanti altri. All’indomani della mostra al Goethe Institut, Luca Patella mi volle regalare un bellissimo quadro, una fotografia virata, raffigurante il “sedere” di Valeria Marini, sul quale scrisse una dedica autografa:

«Con être et male? + ..ohè Marinariello.
A Mario Verger
Cor dial ménte. Buon lavoro e 3 grazie!
Luca
»

 

Con être et male © Luca Patella

 

Mario Verger presenta al Goethe Institut I Gioielli della Corona di Luca Patella & Rosa Foschi

 

Bruno Di Marino introduce Luca Patella al Goethe Institut I Gioielli della Corona di Luca Patella & Rosa Foschi

 

Ci rincontrammo con Rosa Foschi un anno dopo, durante il Giubileo del 2000, una sera a Porta Pia, in un palazzetto in cui la costumista Gianna Gelmetti invitò diversi conoscenti alla proiezione di un suo cortometraggio animato; fra gli invitati, Rosa Foschi e Rosanna Andreoni, costumista e collega di studi dall’epoca del Centro Sperimentale ed amica di entrambe.
Gianna Gelmetti, costumista e scenografa, fu a lungo legata allo scrittore e poeta statunitense Jack Gilbert, che in Italia incontrò in lei il grande amore. La Gelmetti, la quale realizzò nel ’72 per l’Istituto Luce dei cortometraggi animati grazie al trainer della Incom Alberto Chimenz, aveva anche un cugino, Vittorio Gelmetti, uno dei musicisti della Corona Cinematografica. Probabilmente non avevano invece parentele col più famoso direttore d’orchestra Gian Luigi Gelmetti. Fu proprio Bruno Di Marino ad indirizzarmi la Gelmetti, quando venne timidamente l’anno prima a casa per mostrarmi i suoi film dell’epoca, sapendo che stavo redigendo un libro sull’animazione italiana e nel quale avrebbe tanto desiderato esservi; raccolta di scritti che pubblicai alla fine del decennio nel saggio di Matilde Tortora. Purtroppo Gianna Gelmetti, dopo aver realizzato altri brevi short in découpage, scomparve nel 2010.
Qualche tempo dopo, la mia retrospettiva dei film Corona di Luca Patella & Rosa Foschi fu nuovamente riproposta da Bruno Di Marino a Torino alla GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea), agli Incontri Arte Animazione organizzati da Chiara Magri, responsabile del Dipartimento Animazione della Scuola Nazionale di Cinema a Chieri, in collaborazione con Emiliano Fasano, alla presenza di Luca Raffaelli, col quale nel dicembre 2001 eravamo stati ad intervistare il produttore Elio Gagliardo.

 

Luca Raffaelli intervista il produttore CORONA Elio Gagliardo © Mario Verger

 

Bruno Di Marino, dopo Animania, tornò recentemente al Festival del Cinema a Pesaro con una grande retrospettiva sull’animazione italiana pubblicando nel 2014 un saggio per Marsilio, intitolato Il mouse e la matita [18], nel quale, riguardo la loro produzione, scrisse: «Negli anni ’60 ci sono diversi artisti che si dedicano all’animazione, a cominciare da quelli dell’area romana. Pensiamo per esempio a Luca Maria Patella, che in alcuni suoi cortometraggi come SKMP2 (1968) o Vedo, vado! (1969), utilizza spesso la pixillation o anima oggetti. In seguito con Sram & Cram (1974), film girato con gli allievi dell’Istituto d’Arte di Pomezia dove insegnava insieme alla moglie Rosa Foschi, l’artista realizza un divertissement, in cui alcuni concetti base della sua estetica vengono centrifugati e contaminati dalle invenzioni dei ragazzi, stimolati a cimentarsi con le tecniche più disparate. Intanto sia Patella sia Foschi gravitano da alcuni anni intorno alla Corona cinematografica, società dei fratelli Gagliardo specializzata in cortometraggi, per la quale realizzano film […] realizzati in breve tempo, della durata media di 10-12 minuti in modo da poter concorrere ai cosiddetti “premi qualità” indetti dal Ministero dello Spettacolo. Con questo incentivo molti filmmaker e documentaristi hanno girato per molti anni tutto ciò che volevano, senza limitazioni o controlli (eccetto quelli relativi al budget), usufruendo delle migliori attrezzature e dei più moderni laboratori. In parte per guadagnare qualche soldo, ma anche per poter sperimentare liberamente, questi artisti hanno creato, spesso su esili pretesti narrativi, un immaginario assemblato, mescolando la fotografia al collage, le riprese dal vero al découpage, l’animazione di oggetti al disegno animato. […] Amour du cinéma (1969) e L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino (1971), forse i lavori più interessanti della Foschi, pur riducendo gli interventi di animazione al minimo indispensabile, sorprendono proprio perla quantità del materiale messo in scena, “macinato” sotto la camera verticale o la truka, per comporre un coloratissimo continuum visivo, che trapassa con nonchalance da uno stile naïf, da disegno infantile, a immagini di tipo pop e optical.»

 

Bruno Di Marino

 

Ma torniamo alla serata della seconda decade del III Millennio. Entrambi sembravano quasi due artisti parigini fin de siècle, quando Sandra fece notare a Luca Patella quanto parlasse bene il francese.
Essi avevano un’ampia cultura, entusiasmo, savoir-faire, e una capacità accomodante di spaziare su ogni argomento, in maniera colta ma spesso allegramente condita da un pizzico di simpatico “populismo”…
Rosa Foschi ci raccontò, inoltre, che dopo aver realizzato libri illustrati di grande formato in esemplare unico, d’aver pubblicato due libri di poesia [19]: Wit: esterno, interno, fuori, una monografia stampata nel 1997 da Jandi Sapi, e nel 2004 per l’Empiria edizioni il più recente Wood note; oltre a essere pittrice, essendo fotografa, faceva mostre di fotografia; adesso le piacerebbe dedicarsi nel tempo libero a realizzare dei libri per bambini e dedicarsi all’illustrazione.
Ma Italia era sempre spesso tutto fermo, portandomi quale eccezione, la buona volontà di una giovane filmmaker figlia di un artista fotografo, Ileana Maria Zaza, la quale, emigrata da anni in America, aveva recentemente girato un documentario d’arte I make Art & Non Art [20], con spezzoni di repertorio nei quali comparivano, oltre a Luca Patella, Fabio Sargentini, Renato Barilli, Stefano Chiodi, Angelandreina Rorro; relativamente a cui la regista contattò i due Patella per il documentario prodotto naturalmente in video con lavorazioni oggi semplificate rispetto alla complicatezza del passato del cinema tradizionale a passo 1, dandole entusiasticamente il loro supporto conformemente ai loro impegni e all’età, tanto che sarebbe stato proiettato a giorni nel parco umbertino dell’Acquario Romano [21].
Notai che, perfettamente uguale nel viso a vent’anni fa con la differenziazione dell’incanutimento dei capelli, Rosa Foschi, fumando sigarette Muratti sottili, gesticolava anche lei col bastone, decisamente ottocentesco, il quale usava teatralmente per esser più convincente nel modo di parlare sempre diretto e simpaticamente schietto, non avendo perso nulla di quella verve che l’animava assieme al marito nel portare avanti il “concetto” della loro arte.
Le chiesi una delle sue sigarette sottili e, fra le carte, saltò fuori, anche un pacchetto rosso di sigarette cubane, le Che, col volto di Che Guevara, le quali avevano da lei lasciato da un anno ma erano troppo forti le quali me le fece fumare.
Ricordammo quando la conobbi personalmente dalla gallerista Stefania Miscetti ventitre anni or sono, alla personale di Paolo Canevari che presentava anche dei corti in animazione assieme a Alberto D’Amico, qualche anno prima della sua relazione che lo impegnò con Marina Abramović, quando andai accompagnato dalla scultrice Fiorella Rizzo. Ricordai che all’epoca la Rizzo mi presentò come un giovane autore di film d’animazione alla Foschi, la quale mi raccontò che vent’anni prima aveva realizzato dei cortometraggi animati in tradizionale per Gagliardo, e se esisteva ancora la Corona poteva chiamare volendo ancora fare qualcosa in 35 mm e farmi assistere alla ripresa a passo 1 sotto la Verticale. In ultimo le dissi, quasi ridendo, che conoscevo benissimo i Gagliardo, lavorando proprio in quel periodo alla Corona Cinematografica, e alla stessa Verticale che usava lei un ventennio prima! Ma non la prese male, si mise quasi a ridere rivelandosi di una simpatia unica, lei e in seguito quando lo conobbi anni dopo, il marito! Lavorando alla Corona, ricordavo che Elio Gagliardo, molto prima che conoscessi i due Patella, fra tutta la produzione dei documentari in animazione, quello che preferiva di più era proprio Amore e Psiche di Rosa Foschi!
Sempre riguardo all’incontro avvenuto alla mostra di Paolo Canevari accennai all’anno dopo, quando realizzai i miei due film d’animazione d’autore sulla Diva dell’Hard, Moanaland e I Remember Moana, uno dei quali promosso una sera al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in una mostra organizzata proprio da Stefania Miscetti, Paolo Canevari e Marco Giusti, il quale lo ripropose la notte su Rai Tre in una memorabile puntata di Fuori Orario.
Ricordai anche quando, nel 2002, Bruno Di Marino pubblicò un fotogramma del mio I Remember Moana (assieme a quelli di altri artisti internazionali, quali: Steina, Jordan Belson, Chris Cunningham, James Whitney, Orlan, Len Lye, Jeff Sher, Peter Callas, Leif Marcussen e Norman McLaren), nel suo nuovo libro [22] sul cinema d’animazione sperimentale edito da Bulzoni.

 

Le donne nel cinema di animazione – Tunué © Signe Baumane & Regina Pessoa

 

Ricordammo anche, del 2010, il libro della prof. Matilde Tortora, Le donne nel cinema di animazione [23], con cui partecipai assieme a studiosi di calibro internazionale fra cui esperti come Marcel Jean e Julie Roy, con artiste mondiali come Signe Baumane e Regina Pessoa, le quali firmarono la doppia copertina; volume nel quale ebbi l’onore di scrivere un intero saggio sulle donne italiane, dedicando fiumi d’inchiostro all’opera cinematografica di Rosa Foschi. Il libro è presente ufficialmente sulla carta dell’UNESCO.
Gli dissi anche che, uno dei miei ultimi film d’animazione, Pasolini requiem, era stato presentato in anteprima al Festival del Cinema a Roma diretto da Mario Sesti, nella sezione sperimentale Fish-Eye, curata proprio da Bruno Di Marino; e l’anno dopo, sponsorizzato dalla Rai International, al Festival Internazionale del Cinema di Miami, diretto da Salvo Bitonti e Emanuele Viscuso, il mio film aveva ricevuto la menzione speciale, ed era stato premiato ulteriormente con uno Special Award dal Direttore della prestigiosa Miami Beach Cinematheque.
E le parlai della mia ultima opera, Kremos – The Lost Art of Niso Ramponi, nel quale curavo l’intera parte scritta, citando la parte relativa a Pino Pascali, volume interamente tradotto in inglese e curato dell’editore californiano Joseph V. Procopio, che aveva da poco ricevuto la nomination, come miglior libro sui fumetti dell’anno, al prestigioso Eisner Award.

 

Kremos – The Lost Art of Niso Ramponi – Eisner Award Nominations 2016 © Introduction by Mario Verger & edited by Joseph V. Procopio

 

Poi Luca ci servì un vino francese che sembrava forte, ma assaggiato era un delicatissimo e soave nettare dolceamaro versato in calici stretti e oblunghi a forma di tulipano di vetro soffiato: lo gustammo assieme all’intenditrice Rosa e alla più giovane Sandra, la quale ne bevette un sorso, il cui restante assunsi io giungendo tranquillamente al terzo calice di esso.

 

Marco Giusti e Alessandra Mammì

 

Marco Giusti, Luca Patella e Rosa Foschi al Goethe Institut (1999) © Mario Verger

 

Ricordammo, all’epoca in cui Marco Giusti venne alla “prima” dei film Corona al Goethe Institut, dopo un trentennio dalla loro produzione, accennando anche alla di lui moglie Alessandra Mammì, la quale spesso organizzava eventi di arte-cinema alla Sala Trevi, in collaborazione col Centro Sperimentale di Cinematografia; ed Enrico Ghezzi, il quale, dopo un'”interruzione” di amicizia cinefila con l’altro creatore di Blob, a marzo aveva scritto su Luca un pezzo sulla mostra al MACRO che proiettava skmp2 (Sargentini, Kounellis, Mattiacci, Patella, Pascali), in cui ognuno di questi artisti fa un’azione, film in 16 mm e restaurato in 35 mm dalla Cineteca che era stato presentato nel 2012 alla Biennale di Venezia; come ancora Bruno Di Marino, organizzatore della suddetta retrospettiva del 1999, che da pochi giorni aveva condotto al MACRO una rassegna sui film sperimentali di Patella, chiamando per l’occasione Luca, vista l’età, al prestigioso Museo d’Arte Contemporanea di Roma.

 

skmp2 Fabio Sargentini, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Luca Patella, Pino Pascali © Luca Patella

 

Enrico Ghezzi

 

Ma queste erano semplici performance nella capitale; Patella era reduce da una mostra alla Tate Gallery di Londra, nella quale erano stati proiettati i film di artisti italiani, fra cui di Luca Patella e Rosa Foschi, ed in quel mentre aspettava una telefonata dall’estero per un altra personale…
Patella continuò a farci bere, commentando l’indubbia simpatia della ragazza la quale era molto incuriosita riguardo un artista che aveva raggiunto livelli di notorietà internazionale; raccontai loro che Sandra Njoya era la nipote della dinastia dei Re Bamoun, il cui nonno, il Sultano Ibrahim Njoya,  aveva istituito nel primo terzo del XX Secolo il più grande Palazzo della Cultura e delle Arti in Cameroun, diventato patrimonio universale dell’UNESCO. Le sculture Bamoun, soprattutto, per il loro gusto arcaico e moderno al tempo stesso, divennero famose in tutto il mondo.

 

PUCA LATELLA (un Luca d’antan?!) “proto selfie”, leggendo nella psiche © Luca Patella

 

Poi Luca, prese un libretto [24] sulla scrivania e me lo regalò facendovi delle dediche mentre continuavamo a bere e a fumare, fra lui e Rosa che spiegavano che Patella con le sue fotografie, già nel ’68 era un selfie man antelitteram. Mi mostrò diverse foto fra cui alcune, con Luca e Rosa il pomeriggio quando veniva Argan a prendere il the alla Calcografia Nazionale, avendo le chiavi di entrambi i posti, tanto che la notte lavoravano fino alle 4 di mattina alla Corona.

Sul frontespizio, Luca Patella scrisse:
«A Mario Verger,
3 “grazie”
e 9 “muse”
per le meravigliose
…”pizze”
(degli anni ’60), che ci hai fatto rinascere!
Luca & Rosa
».

Sul retro, invece, Patella ripeté la ‘ditata’ con la biro, aggiungendoci un evidenziatore verde, scrivendo:
«È una ditata
marron?,
o merda?
è per Sandra!
Luca Patella
».

 

Dedica autografa di Luca M. Patella a Mario Verger & Sandra Njoya

 

Dopo l’ultima sigaretta, Patella si alzò e notai che era piuttosto alto: mi disse che il padre aveva origini mezze francesi e lo superava, nonostante Luca sembrasse per la sua generazione non certo basso! Luca Patella mi raccontò che il padre Luigi era un cosmologo-umanista e artista, dal quale egli apprese i primi rudimenti, corroborati dallo studio scientifico della Chimica Elettronica Strutturale, studiando a Roma psicoanalisi con lo psicanalista e astrologo ebreo tedesco Ernst Bernhard.
Raccontava Rosa che Luca aveva origini senz’altro mescolate: Venete, Piemontesi e Siciliane: un perfetto Artista Italiano, quindi!…
In ultimo, prima di congedarci, avendo scordato la macchina fotografica chiesi a entrambi di fare qualche foto ricordo col mio telefonino.

 

Foto-ricordo con Luca M. Patella, Mario Verger e Sandra Njoya

 

Luca ci tenne a farci stare a me e alla ragazza attorno ad una sua Opera, Tempus-Templum cum Patella (tempio-tempo): un grande tempio dorato, aprendo il quale v’era una “conchiglia” di color “rosa” (conchiglia: ‘Luca Maria Patella’, “rosa” come ‘Rosa Foschi’), che l’Artista ci tenne ad illuminare accendendo le luci e sistemando le tende attorno.
«’Pippo’! spostati i capelli che sembri un cane!», disse affettuosamente la moglie al marito con un vezzeggiativo per via della postura con tutti i capelli davanti al viso, «Perché io le foto le devo far bene!», aggiunse simpaticamente Rosa…
Scattammo le foto con al centro il tempio illuminato; poi Luca diede alla ragazza da tenere in braccio una forma oblunga dipinta raffigurante un gatto di stoffa, un copriteiera comprato da Rosa come soprammobile che la Sandrine in posa carezzava come fosse un manto vero, mentre Rosa, per ricordo, continuava a fare scatti col mio cellulare!

 

Luca Patella e Pino Pascali

 

Alla parete, di lato, un grande armadio del ‘600, all’interno del quale, Patella mi mostrò il negativo di due suoi famosi Film-Opera: Terra animata (1965-67), “gonfiato” in 35, con interventi in animazione; un breve film di 7 minuti girato in 16mm, di cui mi spiegò che questo film era ben noto come antesignano, e recentemente proiettato al Moca (Museum of Contemporary Art) di Los Angeles, dove la critica americana ha evidenziato a Patella che il suo Film-Opera è, «A key-work in the History of Land Art before Land Art»; e skmp2 [25] (1968), di 30 minuti in 16 mm B/N e stampato col colore in 35 mm e presentato alla Biennale del Cinema a Venezia, con la performance di Pascali che è rimasta l’ultima un anno prima della scomparsa, dove si vede l’artista che pianta dei picchetti per tracciare dei rettangoli sula sabbia, con sequenze in animazione in pixillation con Luca Patella e Rosa Foschi, i quali pattinavano su dei prati a scatto singolo e manovre sugli elementi naturali comandando i fenomeni con delle bandierine navali, tecniche in Stop Motion realizzate con un cavetto flessibile lungo 20 mt. Due “gioielli” della cinematografia sperimentale a passo 1, i cui negativi originali erano gelosamente custoditi dall’Artista.

 

Rosa Foschi in Terra animata © Luca Patella

 

Luca Patella e Rosa Foschi in skmp2 © Luca Patella

 

Accanto all’armadio notai in cornice un enorme diagramma astrologico con, al centro, il profilo di Rosa Foschi! Un’Opera doppia con entrambi i profili astrologici di Luca Maria Patella, la quale faceva parte di un complesso di 20 opere dal titolo Mysterium coniunctionis.
Poi ancora, ci spostammo di fronte, davanti a un ovale con dentro una pipa, un’Opera paramagrittiana di Patella intitolata Ceci n’est pas un pape, socchiudendo le tende innanzi a un’imponente scrivania, sulla quale v’era un’altra Opera, Luca e Rosa Arnolfini-Mazzola a Montefolle, sulla quale Patella richiamò la mia attenzione spiegandomi che tante immagini anamorfiche le otteneva col fish-eye, mentre per altrettante usando il foro stenopeico: essa è insieme un omaggio al Van Eyck-Arnolfini e al Mazzola-Parmigianino; Patella mi fece notare, infatti, che in un’opera dipinta da Van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini, c’era dietro in fondo come uno specchio convesso, un fish-eye che rifletteva di spalle i coniugi Arnolfini, con Van Eyck che li stava dipingendo; come anche nel tondo dell’Autoritratto entro uno specchio convesso del Parmigianino, si vedeva il pittore con la manona in primissimo piano come in un fish-eye. Opera di Luca Patella ricavata da un antico oggetto in legno da lui stesso costruito, con una trombetta per auscultazione dei medici dell’800 e l’aggiunta di una lente di inizio secolo, dal quale, rimandando anche al Van Eyck, si ammirava un occhio magico: un fish-eye che s’illuminava con all’interno un’immagine anamorfica di Luca e Rosa…
Sandra rimase colpita anche da uno dei suoi famosi “alberi parlanti” che Patella, mentre mi spiegava, aveva accanto (ricordo la volta scorsa a Via Panisperna un ventennio addietro quando accadde la medesima cosa alla mia ex).
Rosa, che era stanca per uscire, consigliò ad entrambi, se volevamo fermarci a mangiare, di andare dalle parti del mercato, in Via Alessandria, illuminata la sera da trattorie e pizzerie, e ristoranti vegani.
Uscendo tutti dalla stanza per accompagnarci alla porta, vidi, appesa alla parete, una vecchissima foto in bianco e nero di Rosa, con un bel viso che rivelava la freschezza dell’adolescenza e dei grandi occhi espressivi, tanto che assorto nell’immagine intervenne Luca, il quale tenne a precisare affettuosamente che all’epoca, «era una ragazzina!», la quale, in altre parole, gli aveva fatto sin dagli inizi da “musa ispiratrice” e da… “angelo custode”!

 

Rosa Foschi da giovane © Luca Patella

 

All’angolo nel corridoio, Luca Patella mi avvicinò ad un’altra sua Opera, Le vol entier de Venus: un tempietto dorato, del quale, aprendone l’anta con le luci rosate all’interno, sulla cui piattaforma intravidi che emergeva una miniatura di una metà della Venere del Botticelli (l’altra metà della statua stava sull’altro tempio su una conchiglia, simbolo del cognome Patella) e, ai lati, una lattina di solvente, due vocabolari pocket ed un panno; incuriosito da ciò, Luca mi spiegò simpaticamente che il resto non faceva parte dell’opera in essa contenuta ma che, talvolta, vista l’abitazione piena, spesso la usava come un minuscolo e semplice…ripostiglio!
Luca mi indicò anche, lungo il corridoio, il libro sulla Storia della fotografia italiana, per il quale Laterza pubblicò in copertina proprio una sua foto raffigurante la Fontana di Trevi con alla fine della vasca, a firma dell’artista, una conchiglia rosa.
In ingresso, in alto, un’altra variante de Le vol entier de Venus (cioé: ‘il volo di Venere’, o ‘il furto di Venere’).
Alla porta, congedandoci, abbracciammo sia Luca Patella che Rosa Foschi, gentilissimi, per questa bellissima serata.

 

La Principessa Sandra Mefire Njoya con l’Artista Luca Maria Patella

 

Usciti, andammo verso Via Alessandria alla pizzeria DA GIGGETTO, dove ricordavo che andai a mangiare la pizza coi compagni ottenuta la licenza elementare; anche se la mia cultura è rimasta tale… erano passati 35 anni!…
Il giorno dopo, io e Sandra, per l’entusiasmo datoci da Luca Patella, andammo lungo Viale delle Belle Arti, a visitare la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
E, di notte, prima di riaccompagnarla, Sandra mi chiese se potevamo andare in alto sopra il colle Aventino a vedere il Giardino degli Aranci, per farmi ammirare una sorpresa che le richiamava moltissimo le opere di Patella. Giungemmo a Piazza Cavalieri di Malta, una spettacolare piazzetta rococò nella quale trovammo diverse persone in fila davanti al cancello del Priorato. Sandra, nell’attesa, mi voleva assolutamente mostrare cosa si osservava poggiando l’occhio sulla grande serratura. Non c’ero mai stato. Arrivò il turno suo e poi, senza dirmi nulla, il mio: un fish-eye tridimensionale da cui si vedeva una prospettiva, costeggiata da alberi, con in lontananza illuminata la Cupola di S. Pietro: uno spettacolo magnifico, tanto che sembrava una splendida opera stenopeica di Luca Maria Patella! [26]
Questo meraviglioso confronto, avvenuto a distanza di due secoli esatti e ottenuto da Patella con l’arte della fotografia attraverso la tecnica stenopeica, era opera di Giovanni Battista Piranesi che realizzò questo suggestivo effetto spettacolare attraverso la sua genialità.
Il primo che scoprì codesto ingegnoso sistema fu il genio di Leonardo da Vinci, scienziato e artista del Rinascimento, che gettò le basi per la futura tecnica fotografica, sviluppata in seguito da Giovan Battista Della Porta e dai successivi filosofi; non a caso Patella, come artista del XX Secolo non era un semplice ‘fotografo’ ma un pittore cineasta, psicologo e chimico del colore, un alchimista dell’arte concettuale che realizzava le sue opere attraverso l'”Arte della Fotografia”; grazie all’intuizione di Sandra, capii la differenza che c’era fra un ‘fotografo’ che ritrae oggetti e persone, e l’Artista che si avvale della fotografia come tecnica per la difficile grammatica del linguaggio dell’arte contemporanea: i fish-eye, gli obiettivi grandangolari, le lenti addizionali e i cross-screen che Patella aveva nell’armadio, oltre ai negativi dei suoi film di arte-cinema che gli hanno valso notorietà internazionale, ne fanno uno dei più grandi artisti del Novecento.

 

Due Opere d’Arte a confronto: Il Buco della Serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta (1765) di Giovanni Battista Piranesi e Colores at Madmountain (1985) di Luca Maria Patella

 

Una settimana dopo, ricevetti una’affettuosa missiva di ringraziamento da Rosa Foschi, la quale diceva:

«Caro Mario,

Voglio dirti il piacere che mi ha fatto rivederti, sei entrato come un mago Aladino e mi hai riportato vecchi sogni, le pizze dei miei film di animazione degli anni 60, un meraviglioso regalo, grazie grazie magico mago, ti ho visto effervescente come uno champagne, e per di più la sorpresa di conoscere la tua compagna Sandra, bella, equilibrata e pronta a sostenere il vulcanico compagno, una bella coppia.
Vi vedo bene insieme, tu vulcanico e lei pacata, sorridente, spero che possiate fare dei programmi di lavoro insieme, un film di animazione, amo molto il disegno, e lo vedo bianco e nero e termina con un arcobaleno di colori brillanti che svetta sopra la tempesta…..
E dedico a tutti e due questa mia poesia dedicata ad Urbino mia città natale.

Urbino è un pensiero pietrificato
che un Dio cleptomane ha rubato
Urbino è un passatempo conventuale
appuntato in una palpebra di cielo
dove angoli dorati e linee rette
sigillano la forma
tenendola a debita distanza
Tutto scorre e i giorni adolescenti
memori del colle in liquido vapore
tagliano l’ombra

(dal  mio libro Wood note – Empiria edizioni)

Un caldo abbraccio
Rosa.» [27] •

Mario Verger

 

I «Gioielli della CORONA» di Luca Patella & Rosa Foschi
Testo © Mario Verger, 2016. Tutti i diritti riservati

 

Tempus-Templum cum Patella

 

La “Corona” di Luca Patella & Rosa Foschi
L’animazione d’artista di Patella e Foschi

Due artisti alla Corona
a cura di Mario Verger

Questi film da me da poco riscoperti negli sconfinati magazzini della Corona cinematografica, sono esempi di animazione sperimentale realizzati da due artisti di rilievo, come Luca Patella e Rosa Foschi. La Corona del resto, a cavallo degli anni ’60 e ’70, ha prodotto anche altri film “d’artista” come quelli di Magdalo Mussio (designer della rivista Marcatrè) e di Claudio Cintoli.
Chi mi pettina?, domanda posta dalla figlia alla madre, è perfettamente in linea con lo stile dei primi film sperimentali di Patella in cui l’uso di fotografie ritoccate, caratteri calligrafici e vedute panoramiche con paesaggi alberati, costituisce l’elemento chiave di lettura della sua opera cinematografica.
In Vedo, vado!, Patella ritrae invece gli atteggiamenti più comuni della vita quotidiana, le cui linee psicologiche e comportamentali vengono registrate meravigliosamente, traendo da ogni apparente casualità un ben preciso rigore matematico, dove le azioni e i semplici gesti appaiono già racchiusi per dovere di logica.
Patella sembra un marziano piombato sulla terra che si ritrova nascosto dietro l’obiettivo o per spiare una serratura in cui vede quell’universo surreale che contraddistingue il suo stile. Ricorrendo in mole scene all’ausilio del fish-eye, aberrando le dimensioni e falsando le distanze, l’artista romano usa la sfericità dell’immagine, giocando con l’anamorfòsi e dimostrando di essere a conoscenza di quella curiosa e intima relazione di questa tecnica con l’opera a due dimensioni. Nei suoi film appare, come collaboratrice ed interprete, Rosa Foschi, soggetto-oggetto nella pellicola e moglie nella vita. Littera antiqua pur mantenendo inalterati i clichés di quegli anni della Corona, offre comunque quegli spunti estetici riscontrabili nel cinema underground e d’artista di quel periodo. Interessanti sono i disegni del film realizzati dalla Foschi, immagini che – attraverso un tratto spontaneo e vagamente naïf – ricordano lo stile tardo-gotico.
La Foschi ha da parte sua lavorato con Gagliardo, firmando diversi cortometraggi. Di sapore arcaico, le figure animate dell’artista ci riportano al gusto della favolistica, del costume e della scenografia teatrale. Amour du cinéma, corto sperimentale realizzato in collaborazione col marito, è una parodia semi-ironica della storia del cinema, “creata” soprattutto dall’interpretazione stessa dello spettatore. Utilizzando foto, spesso manipolate o ritoccate, con l’aggiunta di particolari (abito, trucco, ecc), la Foschi ci riporta nelle epoche descritte, quasi a voler ironizzare su come – a volte – siano le mode a determinarle.
L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino è un’opera curiosa in cui la Foschi inserisce alcuni elementi tecnici che ben s’accordano con le esperienze compiute qualche anno prima da Patella: per esempio, l’uso di fotografie di Fellini che, messe in qualche modo a registro, muovono i “fili” della narrazione.
Questi sei titoli, riportati alla luce dopo anni di oblio, rappresentano in conclusione le prime prove realizzate in 35 millimetri dai due artisti e, oltre al fatto di poter finalmente essere visti e apprezzati nella giusta luce di un percorso artistico ormai passato alla storia, costituiscono un tassello ulteriore per una futura ricostruzione del cinema di animazione italiano. •

Mario Verger

 

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The Artist’s Animation by Patella & Foschi

Two Artists at Corona
by Mario Verger

These films, from me rediscovered a short time ago in the neighbouring of the Corona Cinematografica are examples of experimetal animation, realized by two prominent artists, Luca Patella and Rosa Foschi. In addition Corona, during the late sixties and early seventies has also produced otherartist’s films as those by Magdalo Mussio (designer for the Marcatrè maagazine) and by Claudio Cintoli.
Chi mi pettina? (Who combs my hair?) a question made by a daughter to her mother, is perfectly aligned with Patella’s style in his early experimental film in which the use of touched up photos, calligraphy characters and panoramic vistas of landscapes with trees estabilishes a key element fr the understanding of his cinematic works. On the other hand in Vedo, vado! (I see, I go!) Patella designates the most common attitudes of everyday life, whose psychological line and behaviour are registered marvelously, drawing out of any appearing casualty a very precise mathematical rigour, where actions and simple gesture appear hidden due to a certain logic. Patella seems a Martian fell to earth, thats finds himself hidden behind the lens or in order to spy from a keyhole through which sees that surrealistic and falsyfing distances, the Roman artist uses the image’s spherical share, playing with anamorphosis ad demostrating to be aware of this techinque’s curious and intimate relationship with a work in tw dimensions. In his film as a collaborator and actress Rosa Foschi subject-object in film and wife in life. Littera antiqua for maintaining inaltered the clichés of those years, the Corona offers anyway those aesthetical starting point commonly met in the underground or in the artist’s artist’s film of that period. The film drawings, realized by Foschi are interesting, images that – through a spontaneous and vacantly naïf trait – recall a late Gothic style. Foschi has worked with Gagliardo, firming various short films. The animated figures of the artist, of an archaic taste, brink us back at the taste of folk tales, of costume and that of theatrical stage design. Amour du cinéma (Love of the cinema) a short film realized in collaboration with her husband, is a half-ironic parody of the history of cinema, created principally by the viewer’s interpretation. Using photos, often manipulated and and touched up with addedd particulares (clothed make up etc.), Foschi gets us back to the times described, almost wanting to ironise on how sometimes are determined by fashion. L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino (The love of don Perlimplino with Belisa in the garden) is a curious work in wich Foschi inserts several tchnical elements that matche the experiences computed some year back by Patella: the use of Fellini’s photos, somehow registered, move the threads of narration.
Those six titles brought back to light after years of oblivion represent in conclusion the firts effords realized in 35mm by the two artists and beside the fact of having finally the possibility to be seen and apraised under the right light of an artistic course already hystorical, they constitute an ulteriore plug for a future reconstruction of Italian experimental cinema. •

Mario Verger

 

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Filmografia di Luca Patella & Rosa Foschi per la Corona Cinematografica

 

Francesco Brocani, Luca Patella e Claudio Capotondi
SCRECK!
anim./sperim., Italia 1966, 13′, 35mm, col.
fotografia: Elio Gagliardo
musica: Franco Potenza
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: dal vero e animazione
L’animazione e la ricerca figurativa applicate in un cortometraggio sperimentale. il trapasso della vita notturna del sonno e dell’inconscio, a quella diurna, in mezzo alle cose, alla ricerca dell’azione. Una condizione analogica al passaggio dalla vita nel grembo materno, a quella individualizzata nel mondo.
Animation and figurative research applied in an experimental shortfilm.
Passage from nightly life of sleep and inconscious, to diurnal one, among things, in the research of action. An analogic condition to passage from life in mother’s lap, to that one individualised in the world.

 

Luca Patella e Francesco Brocani
CHI MI PETTINA?
anim./sperim., Italia 1967, 25′, 35mm, col.
collaborazione: Rosa Foschi
cast. Cristina Gigante Miriam Meldolesi
fotografia: Elio Gagliardo
musica: Giovanni Fassino
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: animazione di oggetti e fotografie
Favola sperimental-surreale – pretesto per sperimentazioni tecnico-linguistiche – a proposito di una bambina trascurata e con i capelli scaruffati che chiede con angoscia: “chi mi pettina?”.
An experimental-surrealistic tale – pretext fir further techincal-linguistic research – about a neglected girl with a descordered hairdo thats asks anguished: “who will comb my hair?”.

 

Luca Patella & Rosa Foschi
UN BOSCO MAGICO
anim./sperim., Italia, 1968, 11′, 35mm, col.
disegni: Rosa Foschi
testi: Sogno di una notte di mezza estete di Shakespeare
fotografia: Elio Gagliardo/Giancarlo Lari
musica: Alberico Vitalini
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: animazione di pupazzi, fotografie e oggetti
Un adattamento all’animazione di pupazzi su scenografie fotografiche, del testo shakespeariano del “Sogno di una notte di mezza estete”. Le complicate vicende amorose, allacciate e confuse fra loro, i legami fra vita e sentimenti e rappresentazione del sogno di essi. Il tutto in un ambiente naturale, ricco e disteso, che sprigiona fantastiche forze magiche. Dopo tante complicazioni, la vicenda amorosa avrà un lieto fine.
A cartoon’s adaption on photographic scenographies of Shakespeare’s texte “Sogno di una notte di mezza estete”. The complex lover vicissitides, laced and confused between them chains between sentiment’s life and their dream’s performance. All that in a natural ambiency. After someny complications, lover vicissitudes will have a happy end.

 

Luca Patella & Rosa Foschi
LITTERA ANTIQUA
anim./sperim., Italia, 1968, 12′, 35mm, col.
disegni: Rosa Foschi
testi: Calderón de la Barca Petrarca, Poliziano
fotografia: Elio Gagliardo
musica: Alberico Vitalini
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: découpage e altro
Vi si narrano vari episodi di vita medievale: il torneo, le crociate, la caccia, la vita a corte. Pretesto per una storia o meglio per una ballata, un cavaliere che durante una caccia al falcone si smarrisce dietro la visione di una bianca donzella perdendosi in un sogno…
A narration of various episodes of medieval life: tournament, crusades, hunting, couts life. Pretext for a story or exactly for a ballad, is a knight who during a falcon-hunting lose his way following the vision of a white maid…

 

Luca Patella
VEDO, VADO!
anim./sperim., Italia, 1969, 25′, 35mm, col.
fotografia: Franco Lecca
cast: Luca Patella, Rosa Foschi, Fabio Sargentini
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: riprese dal vero, pixillation, animazione di oggetti e fotografie
Il film esemplifica – attraverso 4 livelli di lettura – il passaggio dal vedere al fare (tempo/gusto; struttura narrativa; ampliamento dello spazio/sensazione; attività psicologica). La trama apparente è ironico-avventurosa. Il film ha ricevuto un’osella a Venezia.
The film exemplifies – through 4 different levels of reading – the passage from seeing to acting (time/taste, narrative strutture amplification of a space/sensation, psychological activity). The plot is seemingly ironic and adventures.

 

Rosa Foschi
AMOUR DU CINEMA
anim./sperim., Italia, 1969, 12′, 35mm, col.
disegni: Rosa Foschi
collaborazione: Luca Patella
fotografia: Elio Gagliardo
musica: Stefano Torossi
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: animazione di oggetti e di fotografie
Parodia animata ispirata al vecchio cinema. Personaggi ironici e dive famose come Marlene Dietrich, Mary Pickford, Greta Garbo, Charlot… L’amore per il cinema, l’amore nel cinema e l’amore in generale…
An animated parody, inspired by old moving pictures. Ironic characters and famous stars like Marlene Dietrich, Mary Pickford, Greta Garbo, Charlie Chaplin… Love for movies, love in movies and love generally…

 

Rosa Foschi
MA FEMME
anim./sperim., Italia, 1970, 12′, 35mm, col.
disegni: Rosa Foschi
fotografia: Elio Gagliardo
musica: Vieri Tosatti
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: animazione e fotografie
È l’omaggio sincero e appassionato di un uomo alla propria donna e che vede in lei la vita, come è in realtà, una vita che vive solo perché sono in due.
It is a sincere and passionate homage of a man to his woman; a man who sees life through her a man, like it is really, as he is living only because they are together.

 

Rosa Foschi
L’AMORE DI DON PERLIMPLINO CON BELISA NEL GIARDINO
animazione, Italia, 1971, 12′, 35mm, col.
disegni: Rosa Foschi
fotografia: Elio Gagliardo
musica: Vieri Tosatti
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: disegno animato e découpage
Perlimplino nobile spagnolo di 50 anni, consigliato dalla domestica Marcolfa, sposa la giovane donzella Belisa. Ma la ragazza è attratta da un misterioso cavaliere sempre avvolto in un rosso mantello.
Perlimplino has 50 year old Spanish aristocrat, advised by his servan Marcolfa, marries the young maiden Belisa. But the girl is attracted by a mysterious knight always wrapped up a red overcoat.

 

Rosa Foschi
AMORE E PSICHE
animazione, Italia, 1978, 11′, 35mm, col.
disegni: Rosa Foschi
fotografia: Franco Zambelli
musica: Gagliardo Edizioni
produzione: Corona Cinematografica
tecnica: poesia in animazione
Trattasi di una libera interpretazione del noto testo di Apuleio “L’asino d’oro“. La storia di Amore e Psiche, in chiave femminista, con testo tratto dalle “Quartine” di Omar Khayyas.
Psiche/donna incontra Amore-figlio di Venere: o principe azzurro dopo lunghe ricerche e sensazioni.
Ma l’incontro dura solo un attimo perché come dice Khayyas “siamo venuti come l’acqua e siamo portati come il vento”.
In sostanza tutto vive solo per un attimo.
A free interpretation of the known text of Apuleio “The golden donkey”. The story of Love and Psyche, in feminist key, with text drawn by the “Quatrains” of Omar Khayyas.
Psyche/woman meets Love-child of Venus: or blue prince after long searches and feelings.
But the meeting lasts only an instant because as Khayyas says “we have come as the water and we are brought as the wind.”
In substance all alive ones only for an instant.

 

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Filmografia sintetica di Luca Maria Patella

(idee, regia, riprese, animazioni e montaggio di Luca M. Patella)

Ritratto tecnico naturalista (1964), 8mm, b/n, muto. Tre e basta (1965), 16 mm, colore e intonazioni colore, muto, 10′.
Fanimesto-manifesto, oggettivo-razionale soggettivo-irrazionale, (1966), 16mm, colore e intonazioni colore, muto, ’10.
Paesaggio misto (1966), 16mm, colore e b/n, muto, 3′.
Screck! (1966), 35mm, colore, sonoro, 25′, in animazione, in collaborazione con F.Brocani.
Chi mi pettina? (1967), 35mm, colore, sonoro, 25′, in animazione, in collaborazione con R.Foschi.
Terra animata (1967), 16mm, intonazioni colore e b/n, muto, 7′, (performers: C. Meldolesi, R.Foschi).
Piove! (1967), 16mm, b/n, muto, 10′, in animazione per l’”Ambiente proiettivo animato”, in cui C.Cecchi esegue il “Comportamento” dello “Stare al bar”.
Intorno fuori (1967), 16mm, b/n e intonazioni colore, muto, 10′.
Materiale per camminare (1967), 16mm, b/n e intonazioni colore, muto, 10′, con Carlo Cecchi.
SKMP2 (1968), 16mm, b/n, colore e intonazioni, sonoro, 30′, con interventi di pixillation.
Vedo, vado! (1969), 35mm, colore, sonoro, 25′, con: Luca e Rosa Patella e Fabio Sargentini.
Rondine Sben! Alta velocità (1972), 16mm, b/n, muto, 3′, girato a 500 ft./sec.
Luca Patella / Lu ‘capa tella (1969-’73, inedito), 16mm, b/n, colore e intonazioni, sonoro, 120′, con: C.Cecchi, M.Masè, D.Fonti, L.P.

Tra i film di “didattica della creatività”: Sram & Cram (1974), 16mm, colore, sonoro, 60′, prod. Scuola del Cinema di Pomezia.

L.P. ha ideato originali sistemi tecnici, multimediali e sonorizzati, fra cui:
Proiezione non anamorfica sulla semisfera (1968).
Dissolvenze variabili (1969).

Serie di diapositive, dissolventi, sonore:
Senza peso (1965-’67) – 120 diacolor.
Ambiente proiettivo animato (1966-68), 400 diapositive e un film per “Comportamenti”.
Sfere naturali (1968-’69), 120 diacolor.
Reportage marziano (1970), 120 diacolordix.
Analisi di Psico-vita (1970-71), 100 diacolordix.

N.B.: Non sono elencati i lavori: video, audio e digitali (’66-’99).

 

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Note:

[1] Bruno Di Marino, LUCA M. PATELLA. CON & SENZA PESO. Film e Video, Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Roma 1994; Bruno Di Marino, SGUARDO INCONSCIO AZIONE. cinema sperimentale e underground a Roma (1965-1975), con presentazione di Maurizio Calvesi e Adriano Aprà, LITHOS EDITRICE, pp.144, Roma, 1999.

[2] Screck! (Regia di Francesco Brocani, Luca Patella e Claudio Capotondi); Chi mi pettina? (Regia di Francesco Brocani e Luca Patella); Un bosco magico (Regia di Luca Patella); Littera antiqua (Regia di Luca Patella e Rosa Foschi); Vedo, vado! (Regia di Luca Patella); Amour du cinéma; Ma femme; L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino; Amore e psiche (Regia di Rosa Foschi).

[3] Più; Mezzo sogno e mezzo; Primavera nascosta (Regia di Claudio Cintoli).

[4] Il potere del drago; Reale dissoluto; Umanomeno; Il fagiolo d’oro (Regia di Magdalo Mussio).

[5] Lezioni di zoologia; La noce che canta; Problemi di traffico sul Pianeta M; La casa a 4 dimensioni; Nero-Giallo; Horrorscope (Regia di Lorenzo Taiuti).

[6] Ma femme, l’unico film di Rosa Foschi che girò alla Corona da sola, oltre ad Amour du cinèma, L’amore di don Perlimplino con Belisa nel giardino e Amore e psiche, che non rivedeva da quasi 50 anni in quanto nel 1999, al Goethe Institut, su nove documentari Corona di Patella & Foschi ne furono proiettati sei.

[7] Erano le pizze cinematografiche che i coniugi Patella avevano per diritto d’autore dalla Corona, le quali non furono mai ritirate, tanto che il produttore Gagliardo m’incarico di consegnargliele qualora le volessero o le potevo tenere, dopo averle cercate assieme nella seconda metà degli anni novanta del secolo scorso.

[8] Luca Maria Patella, P’alma di mano. poema da quadrivio, audiocassetta sonora e le opere, Edizione in tiratura limitata, Stamperia dell’Arancio, Grottammare, 1989-‘90. Il libro, a forma di sedere marino…, è costituito da un box rivestito in raso rosso. Ogni esemplare contiene: l’immagine del fondoschiena (nudo) di una nota soubrette televisiva, pagine color rosa con poesie porno-mistiche, 5 opere fotografiche numerate e firmate dall’autore, un disegno originale, una cassetta-audio (firmata) con Luca Patella che legge i suoi testi e Luciano Marucci che lo intervista sul tema della poesia.
Dell’edizione, rimasta fuori commercio, vennero realizzati solo 6 esemplari riservati all’autore e agli addetti ai lavori.

[9] A Mario Verger, cor dial(ettica) di cuore(pulsione) e mente.

[10] La sigla di fusione tra lui & lei: Luca Maria Rosa Patella.

[11] L’Artista segnò accanto un asterisco e in alto appuntò: (*il retro e il basso = l’Inconscio).

[12] Il prof. Enzo Budassi scrisse anche un libro di tecnica del cinema di animazione, cfr. Enzo Budassi, ARTE E TECNICA DEL FILM D’ANIMAZIONE, Edizioni Bizzarri, Roma, 1972, pagg. 177.

[13] Il figlio di Giancarlo Carloni, Alessandro Carloni, emigrato negli Stati Uniti d’America, è stato il regista del lungometraggio in 3D DreamWorks, Kung Fu Panda 3.

[14] È ormai sicuro il mio ritorno a Knossos (Regia di Francesco Brocani), Il labirinto come metafora di una perfezione mentale nelle opere di Schifano e Patella. Il documentario uscito nel 1967, fu in realtà realizzato l’anno prima.

[15] Mario Verger, La “Corona” di Luca Patella & Rosa Foschi, in MARIO VERGER – An Italian Original, Introduzione di Luca Raffaelli, Eidon Edizioni, 2014, pp. 325-327.

[16] Mario Verger, L’animazione d’artista di Foschi e Patella. Due artisti alla Corona, in Catalogo ‘Metamorfosi ‘99’ – 3° settimana del Cinema Europeo d’Animazione e Sperimentale, a cura di Bruno Di Marino, Roma 24-28 maggio 1999, Goethe Institut, pp. 58-61.

[17] I Love Milingo (1998), Regia di Mario Verger, con supervisione di S.E. Mons. Emmanuel Milingo, musiche di Lucio Dalla e arrangiamenti di Ron.

[18] Bruno Di Marino e Giovanni Spagnoletti (a cura di), Il mouse e la matita. L’animazione italiana contemporanea, Marsilio, 2014, pp. 29-30.

[19] Rosa Foschi aveva già pubblicato in campo poetico,  Arie e Polle, Artechiara, 1983; oltre a Wit: esterno, interno, fuori. poesie (1994-1982), Jandi Sapi, 1997; Wood note, Empiria edizioni, 2004.

[20] I make Art & Non Art, regia di Ileana Maria Zaza (produzione Ztlfilm), pochi giorni dopo è stato premiato come miglior documentario per la categoria ARTE.

[21] L’edificio a pianta circolare nel quartiere umbertino sul modello degli square parigini, arricchita all’esterno anche da un pronao con edicole decorate con cariatidi marine e da medaglioni acquatici.

[22] Bruno Di Marino, Interferenze dello sguardo. La sperimentazione audiovisiva tra analogico e digitale, Bulzoni Editore, Roma 2002, pp. 240.

[23] Mario Verger, Le donne nell’animazione italiana dal boom economico in poi, in Le donne nel cinema d’animazione, a cura di Matilde Tortora, Tunué, 2010, pp. 101-102.

[24] Puca Latella (un Luca d’antan?!) “proto selfie”, leggendo nella psiche, Ezio Pagano Editore, 2016.

[25] skmp2 è presente nella raccolta del MOMA di New York e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

[26] Il Buco della Serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta, come tutto il complesso residenziale costituito dalla villa stessa e la ristrutturazione della basilica palatina, Chiesa di Santa Maria del Priorato, è opera di Giovanni Battista Piranesi, il quale, nel 1765, dietro richiesta del Cardinale Carlo Rezzonico, iuniore nipote di Papa Clemente XIII, realizzò anche la spettacolare piazza rococò utilizzando motivi di trofei militari misti agli stemmi dell’Ordine.

[27] Lettera di Rosa Foschi a Mario Verger datata 31 ottobre 2016.

 

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Riferimenti bibliografici:

● Mario Verger, L’animazione d’artista di Foschi e Patella. Due artisti alla Corona, in Catalogo ‘Metamorfosi ‘99’ – 3° settimana del Cinema Europeo d’Animazione e Sperimentale, a cura di Bruno Di Marino, Roma 24-28 maggio 1999, Goethe Institut, pp. 58-61.

● Mario Verger, A proposito del cinema sperimentale animato, in N.T.C. – Note di Tecnica Cinematografica, Atic – ANICA, n. 4/1999, p. 28.

● Mario Verger, Le donne nell’animazione italiana dal boom economico in poi, in Le donne nel cinema d’animazione, a cura di Matilde Tortora, Tunué, 2010, pp. 101-102.

● Mario Verger, La “Corona” di Luca Patella & Rosa Foschi, in MARIO VERGER – An Italian Original, Introduzione di Luca Raffaelli, Eidon Edizioni, 2014, pp. 325-327.

 

External Links:

Sito Ufficiale & Ufficioso di Luca Maria Patella
lucapatella.altervista.org

Luca Maria Patella su Wikipedia
wikipedia

 

I «Gioielli della CORONA» di Luca Patella & Rosa Foschi
Testo © Mario Verger, 2016. Tutti i diritti riservati

 

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Si ringraziano:
Adriano Aprà, Bruno Di Marino, Elio Gagliardo, Rosa Foschi, Alessio Galbiati, Luca Patella, Sandra Mefire Rainatou.

 

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I «Gioielli della CORONA» di Luca Patella & Rosa Foschi
Testo © Mario Verger, 2016. Tutti i diritti riservati



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