Pasquale Squitieri (1938–2017)

Pochi giorni dopo l’addio a Pasquale Squitieri, sento l’esigenza di ritornare a riflettere su quei pochi momenti in cui ho avuto il privilegio di conoscerlo. Poche volte, in tutta onestà, mi è capitato di incontrare un uomo così determinato e combattivo. Subito mi è parso di trovarmi di fronte a qualcosa di unico, raro, irripetibile. Quegli occhi che mi scrutavano dietro gli occhiali Ray-Ban, un modo tutto suo per capire se l’interlocutore era degno di afferrare quelle sue pillole di saggezza. Gli sono piaciuto e di questo ne vado massimamente fiero. Qualche ora con “Squitieri/fiume in piena” valgono molto di più di una serie di lezioncine teoriche all’università o a qualche bel libro sul cinema.

Squitieri era un uomo libero, libero di cambiare opinione, libero di buttarsi nelle avventure più disparate come la sua candidatura in Alleanza Nazionale, più frutto del caso e delle circostanze e che esprimeva la volontà di conoscere i meccanismi della politica italiana dall’interno (della serie, se glielo avesse chiesto il Partito Democratico Squitieri avrebbe fatto lo stesso). Ci lascia un uomo libero, fuori dagli schemi dell’opportunismo politico, il grande vizio italico che vuole il Paese diviso in parrocchie e dal quale Pasquale si è sempre dissociato.

Un cavaliere solitario, un Eastwood Made in Italy, come il suo cinema, anarchico, coraggioso, non facilmente classificabile, ma figlio della sua immediata esigenza di raccontare argomenti spesso scomodi e che lo avevano colpito, ma anche mosso da una forte avversione per il politicamente corretto, che qui da noi, ha sempre trovato terreno molto fertile.

Mi fa venire in mente un grande autore americano, quel Samuel Fuller come lui istrionico e irruento, ma sempre ai margini dello star system. Proprio come Pasquale Squitieri, che non si è mai adattato alla melassa del politicamente corretto e come direbbe più brillantemente lui: “Tutti a fare il film su Leopardi, sul Boccaccio o sull’eterno due camere cucina, in cui i familiari litigano tra di loro; la politica del tinello”. •

Walter Ciusa

 

 

Le interviste a Pasquale Squitieri a cura di Walter Ciusa.

 


Anno: 2012 / Durata: 10’30”

 


Anno: 2011 / Durata: 55’59”

 

Pasquale Squitieri (1938–2017) / Filmografia
Io e Dio (1969) • Django sfida Sartana (1970, con lo pseudonimo di William Redford) • La vendetta è un piatto che si serve freddo (1971, con lo pseudonimo di William Redford) • Camorra (1972) • Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musica nelle vene (1973) • I guappi (1974) • L’ambizioso (1975) • Il prefetto di ferro (1977) • L’arma (1978) • Corleone (1978) • Razza selvaggia (1980) • La segnorina, episodio della serie TV Dieci registi italiani, dieci racconti italiani (1983) • Claretta (1984) • Il pentito (1985) • Naso di cane, miniserie TV in 3 episodi (1986) • Russicum – I giorni del diavolo (1988) • Gli invisibili (1988) • Il colore dell’odio (1989) • Atto di dolore (1990) • Corsica (1991) • Stupor Mundi (1997) • Li chiamarono… briganti! (1999) • Élisabeth – Ils sont tous nos enfants, film TV (2000) • L’avvocato de Gregorio (2003) • Il giorno della Shoah, film TV (2010) • Father (Padre) (2011) • L’altro Adamo (2014)



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