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articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale – numero8, ottobre 2008 (pag. 7).

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Tre conigli disquisiscono su un avvenimento enigmatico e segreto all’interno di una stanza con divano e asse da stiro.

8 cortometraggi diretti dalla mente geniale e malata di David Lynch (compaiono anche in INLAND EMPIRE assolutamente identici all’originale di cui si parla in questo articolo, ndr.). Solo questo basterebbe ad incuriosire il cinefilo più incallito, ma se ci aggiungiamo il fatto che in poco più di 42 minuti di pellicola abbiamo una mole impressionante di inquietudine e angoscia, oltre ad un mix imperdibile di alcuni dei temi più cari al regista, senza tralasciare numerosi rimandi al mitico telefilm Twin peaks, allora non possiamo che cadere nella trappola abilmente costruita dal grandissimo cineasta visionario. Una patina di surrealismo avvolge i cortometraggi contrassegnati da un apparente nonsense che dilaga nei dialoghi dei tre conigli e nei loro movimenti. Loro sono Jane (Laura Harring), Jack (Scott Coffey) e Suzie (Naomi Watts) e si muovono quasi meccanicamente all’interno della stanza, nascosta in una quasi soffocante penombra, trasmettendo un senso di ansia e di tensione non indifferente. In realtà scavando nelle pieghe più nascoste di questo fenomenale esperimento lynchiano, possiamo cogliere una serie di interessantissimi spunti di riflessione. I corti sono girati seguendo gli stilemi e le regole delle sit-com, ogni volta che entra un personaggio dalla porta il pubblico applaude e questi aspetta che l’ovazione sia finita, per cominciare a parlare; di quando in quando si sentono, oltre agli applausi, delle risate registrate che arrivano senza che sia stata pronunciata una frase spiritosa o una battuta, il più delle volte quando i personaggi si riferiscono al tempo o ad un fantomatico “esso”. Questo tipo di scelta comunica una determinata denuncia al tipo di televisione a cui ormai pubblico e addetti ai lavori si sono assuefatti, una sorta di denuncia che vuole spronare al cambiamento o perlomeno alla presa di coscienza di una determinata realtà. Cinema che parla di televisione, ma anche di cinema, meta-linguaggio che si serve delle metafore per comunicare. In realtà di comunicazione ce n’è davvero poca, visto che ciascun coniglio si rivolge all’altro pronunciando frasi sconnesse e senza senso e ricevendo ogni volta delle risposte assolutamente fuori luogo rispetto alle domande. Tutto ciò sta a rappresentare, a seconda delle interpretazioni molteplici che si vogliono e si possono dare a questo piccolo gioiellino cinematografico, l’incomunicabilità che ormai si è venuta a creare all’interno delle famiglie, ma anche tra persone vicine. Inseriti, e quasi nascosti, tra gli incessanti dialoghi privi di senso, ci sono dei momenti di lucidità nei quali i conigli ci fanno comprendere che molto probabilmente l’evento che li ha resi così instabili e preoccupati è un omicidio (quello di Laura Palmer?). I continui riferimenti ad una vita passata o futura (nel finale Jane dice: “Mi domando chi sarò”), fanno supporre che molto probabilmente i protagonisti si trovino in una sorta di limbo (a confermare l’ipotesi l’apparizione per ben due volte di una sorta di mostro che aleggia nell’aria e pronuncia frasi incomprensibili con una voce a dir poco minacciosa e paurosa). Uno per uno, a turno, i tre conigli ad un certo punto si esibiscono recitando una poesia, anch’essa apparentemente priva di senso, che in realtà però, molto probabilmente ci restituisce particolari importanti circa l’omicidio: “denti sorridenti” (basti ricordare la famosa foto di Laura Palmer), “sirene distanti”, “navi distanti” (il corpo della ragazza di Twin Peaks fu trovato in mare), e via di questo passo. Alla fine di ogni lampo di “lucidità” una sigaretta arriva a bruciare la parte in alto a destra dello schermo, facendo ripiombare nel caos e nell’inquietudine, sia lo spettatore che i protagonisti. Ogni cortometraggio è suddiviso dall’arrivo di un tuono che scombussola i protagonisti o dall’aprirsi di una porta dalla quale entra uno dei tre conigli. Non ci sono stacchi di montaggio (se si esclude l’unica volta in cui la telecamera si concentra sul primissimo piano del telefono che squilla, particolare di capitale importanza), la telecamera è perennemente puntata sulla stanza (che rimanda per atmosfere alla famosa Loggia nera di Twin Peaks) in una specie di unico piano-sequenza inframmezzato da qualche dissolvenza in nero o dai suddetti tuoni e lampi che creano confusione e scompiglio. Di interessante fattura, oltre all’ambientazione davvero inquietante e alla rappresentazione e messa in scena dei conigli, apparentemente legati da un rapporto famigliare, è la colonna sonora (firmata dal fidato Angelo Badalamenti) tutta incentrata sui rumori della pioggia e del vento che contribuiscono ad accrescere l’angoscia dei protagonisti, ma soprattutto dello spettatore sempre più spaesato, cortometraggio dopo cortometraggio.

REGIA: David Lynch
CAST: Naomi Watts, Laura Harring, Scott Coffey
ANNO: 2002

www.davidlynch.com



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