articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale numero5 maggio’08 (pag. 51)
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Trama
Uno sfortunato scrittore di soggetti, Joe Gillis, fa per caso la conoscenza di una diva del muto in decadenza, Norma Desmond. Questa lo ingaggia per aiutarla a finire la stesura di una sceneggiatura su Salomè e lo ospita in casa sua. Ben presto se ne innamorerà e lo ricoprirà di regali e attenzioni morbose. Inizialmente Joe si rifiuterà, ma poi vedrà in questa opportunità, l’occasione per sfondare
nel mondo del cinema con i suoi soggetti.
Commento
Quando un film si può definire capolavoro? Quali sono i criteri che ci portano a questa definizione? La regia, il cast, la sceneggiatura, le scenografie, insomma tutti gli aspetti tecnici, verrebbe da rispondere. In parte è vero, ma in questo caso (come in pochi altri) si aggiunge un elemento sbalorditivo: Viale del tramonto è un viaggio cinico e spietato nel mondo del cinema che conserva ancora oggi, a più di 50 anni di distanza, una fortissima attualità e rispondenza alle logiche a volte perverse e crudeli di un mondo che dovrebbe essere tutto votato all’arte e alla magia delle storie che racconta, ma che molto spesso si riduce ad essere un business, un’impresa che dimentica tutti i suoi “operai” (scrittori, sceneggiatori, macchinisti, elettricisti, divi del passato), lasciando spazio solo a coloro che costituiscono un guadagno, una rispondenza di mercato.
La parabola discendente di Norma Desmond (un personaggio ormai entrato nel nostro immaginario collettivo) e il suo inconsapevole cammino verso gli inferi, raccontano proprio questo e lo fanno mascherandosi da noir, peraltro ottimamente costruito. A narrarci le vicende è Joe Gillis, uno spiantato scrittore di soggetti che ha problemi economici e che non sa come fare a proteggere la sua auto dalla mano dei suoi creditori. Ma la cosa straordinaria è che Joe, ci racconta questa storia da morto. Il film comincia proprio così, con il suo cadavere galleggiante su una piscina di una villa del Sunset boulevard (il viale del tramonto, metafora anche della caduta di una famosissima e grandissima diva del muto), che cerca di raccontarci i sei mesi precedenti alla sua morte, prima che qualche giornale riporti la sua verità distorta. In questi sei mesi avviene l’incontro fatidico tra queste due personalità molto differenti tra loro: l’attrice cinquantenne che vive ancora nel ricordo della sua giovinezza e della sua fama e che attribuisce la sua decadenza all’avvento del sonoro nel cinema, ma che ancora non si rassegna ad abbandonare quella che è forse la sua unica ragione di vita e lo scrittore di belle speranze che non vuole tornare a scrivere per un giornaletto di provincia, ma vuole sfondare e diventare ricco per non dover essere più inseguito da creditori che vogliono togliergli l’auto. La prima (la straordinaria Gloria Swanson, ex-diva del muto, che non recitava da almeno 15 anni e che quindi era perfetta per la parte, rifiutata da un sacco di altre dive prima di lei) è una donna sostanzialmente sola, disperata e ancorata ad una realtà fasulla nella quale crede ancora di poter avere una chance, anche grazie al fatto che il suo maggiordomo (il grandissimo
Eric Von Stroheim) continua ad alimentare le sue false speranze; il secondo (l’affascinante William Holden anch’egli scelto dopo il rifiuto di numerosi divi che non vollero interpretare la parte di una sorta di gigolò o amoreggiare con una donna in età avanzata) è un uomo cinico e materialista, che alla fine però arriva a disprezzarsi per essersi concesso a Norma pur non amandola (come dimostra la scena nella quale mostra alla sua amata Betty lo squallore al quale si è sottoposto).
Billy Wilder riesce a rendere perfettamente l’idea e il messaggio che sta alla base di questa meravigliosa pellicola, anche giocando con dei camei davvero memorabili come quello di Buster Keaton, compagno di bridge di Norma e soprattutto come lei fantasma dimenticato dal cinema o quello di Cecil B. de Mille che ci tiene a non far soffrire la sua vecchia amica e cerca di non causarle ulteriori dolori dovuti al rifiuto del suo copione su Salomè.
Viale del tramonto ci regala oltre a questa bellissima riflessione senza tempo sul mondo del cinema, alcune sequenze davvero memorabili: quella della proiezione in casa di Norma di uno dei suoi vecchi film muti (trattasi de La regina Kelly che vedeva Gloria Swanson come protagonista e Von Stroheim come regista); quella in cui Norma si esibisce per il suo amato, imitando Charlot; quella della festa di Capodanno durante la quale Joe rifiuta Norma; quella nella quale Norma si reca a visitare il set di de Mille e un operatore le punta il riflettore sul volto causando il visibilio di tutti i presenti nel teatro di posa (metafora del fatto che tutti possono diventare dei divi se hanno il riflettore puntato
addosso); quella iniziale del funerale della scimmia (che contribuisce a donare al personaggio di Norma quel senso del ridicolo e al contempo compassionevole); e quella famosissima finale della discesa di Norma lungo le scale che ci mostrano il suo volto ormai planato in un’altra dimensione.
E’ proprio lei, Gloria Swanson, con la sua magnifica interpretazione a rendere questo film un vero e proprio capolavoro intramontabile. Con i suoi occhi sempre più persi nel nulla e alcune volte quasi terrificanti, la grande diva ha dato vita ad un personaggio indimenticabile che racchiude in sé tutta una serie di emozioni che si trasferiscono facilmente anche nello spettatore meno sensibile.
Con tre Oscar all’attivo (scenografia, colonna sonora e sceneggiatura), Viale del tramonto costituisce una pietra miliare della cinematografia, un importantissimo e non trascurabile pezzo di storia del cinema destinato a rimanere per sempre nei cuori degli appassionati.
Sunset Blvd. (Viale del tramonto)
Regia: Billy Wilder
Interpreti principali: Gloria Swanson, William Holden, Eric Von Stroheim, Nancy Olson, Cecil B. de Mille, Buster Keaton
Anno: 1950