Draquila – L’Italia che trema > Sabina Guzzanti

Per fortuna, avendo lavorato bene nel passato e avendo messo da parte un patrimonio importante, ho potuto spendere più di 200 milioni di euro per consulenti e giudici…”.
(Silvio Berlusconi e uno dei suoi tanti imbarazzanti lapsus, ottobre 2009)

Faccio il presidente del Consiglio. Ho verificato tutto quello che hanno fatto gli altri premier italiani nella storia. Credo che non ci sia nessuno a cui mi debba sentire inferiore. Al contrario, sono il miglior presidente del Consiglio che si possa reperire oggi. Rappresento un argine alla sinistra in Italia”.
(Silvio Berlusconi, ottobre 2009)

Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno“.
Lo so” (segue risatina)
Per carità, poveracci“.
Va buò“.
Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto“.

(colloquio telefonico intercettato del 6 aprile 2009, poco dopo il terremoto de L’Aquila, tra Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell’impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, e tal cognato Gagliardi, molto vicini ad Angelo Balducci, l’ex-vice di Bertolaso nell’emergenza G8 della Maddalena, arrestato con l’accusa di corruzione, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, nonchè pubblico ufficiale presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con sede alla Ferratella. Fonte: Abruzzo 24 ore).


Ecco la pellicola che farebbe fare una pessima figura all’Italia all’estero contravvenendo a una “sacra” regola – quella che vuole che i panni sporchi vadano lavati in casa – già propagandata da Andreotti riferendosi alle opere neorealiste e che oggi fa da commento istituzionale a qualsiasi opera – letteraria o cinematografica – si permetta di mettere in discussione l’operato del governo. Ecco l’opera diretta dalla “teppistella ignorante” (la definizione è di Giuliano Ferrara che tentò così di sbeffeggiarla in diretta televisiva ottenendo una risposta che lo zittì) Sabina Guzzanti, quella che tanto ha fatto indignare lo pseudo ministro della pseudo cultura Bondi, quella che fa minacciare la portatrice sana di autoreggenti nonché Ministro (!) del turismo Michela Brambilla di denunciare il film per il danno di immagine che arrecherebbe al Paese.
Sgomberiamo immediatamente il campo da ogni dubbio: Draquila è sì un documentario di parte, ma non nel senso che le facce di tolla che ci governano intendono. No, se è di parte è da quella del semplice, basilare buonsenso, termine banale che diventa prezioso in tempi come questi.
Sabina Guzzanti che, come lei stessa ha dichiarato, parte da una segnalazione fattale da un’amica giornalista che le parla di un uomo che ha delle storie curiose da raccontare su ciò che accade a L’Aquila nel periodo post-terremoto (avvenuto il 6 aprile dello scorso anno) parte con una camera digitale e una squadra composta da tre donne e inizia a filmare, arrivando a ben 700 ore di girato.
La curiosità di saperne di più appare la spinta di avvio di questo documentario. Ed è una buona spinta, che porta la regista e registrare varie opinioni, anche quelle di persone ben disposte a difendere l’operato del Presidente del Consiglio, anche a costo di apparire un poco ridicolo.
Sabina Guzzanti si muove tra le tende che ospitano gli sfollati, visita con il sindaco della città il centro storico inaccessibile e protetto giorno e notte dai militari e inizia a fare affiorare alcune domande: “Perché è chiuso?”, “Perché non si ristrutturano le case che hanno resistito all’urto, permettendo al centro di ripopolarsi?”. Sono domande cui la regista non offre risposte in prima persona, lasciando che siano alcune persone del luogo a offrire le loro interpretazioni facendo crollare la buona opinione sulla pronta risposta alla disgrazia che che aveva pervaso anche alcuni tra i più fieri oppositori di questo governo nei giorni immediatamente seguenti il terremoto.
Qual è il senso di Draquila? Quello – ormai raro – di informare. Quello di mostrare una realtà diversa da quella che buona parte dei media – ben attenti a creare un’informazione acritica e a senso unico – ci hanno propinato.
Con Draquila, Sabina Guzzanti scava, gratta la superficie patinata delle immagini televisive e mette in mostra un popolo tramortito e incapace di reagire, tanto da trovare difensori anche tra coloro che vivono nelle tende, in una situazione politica fatta di individualismo spinto, da un dualismo da derby calcistico, da “o con me o contro di me”, dove la capacità di critica è sospesa totalmente.
Alla fine, il film non parla solo della situazione creatasi in Abruzzo dopo il terremoto, bensì offre un ritratto inquietante, quasi fantascientifico (e difatti Mauro Uzzeo recensisce ironicamente il film nel suo blog Non ti stavo cercando come un film di fantascienza dai personaggi eccessivamente caricaturali), che parla di sperimentazione imposta di un modello economico dittatoriale, di sospensione dei diritti civili, con gli abitanti costretti in uno spazio chiuso e impossibilitati a manifestare (o anche solo a bere Coca Cola o caffè, che potrebbero contribuire ad eccitare gli animi), di strani giochi di potere, con la Protezione civile pronta ad essere trasformata in società per azioni, quindi libera di agire al di sopra delle leggi che la regolano dovrebbero regolarla oggi (e conosciamo, almeno in parte, lo scandalo che ne ha colpito i vertici), di informazione televisiva viziata. E, ancora, di controllo militarizzato di un territorio, come se si stesse preparando in piccolo ciò che potrebbe essere riproposto in grande (pare esagerato? E allora chi ha mandato l’esercito nelle città italiane con la scusa del mantenimento dell’ordine pubblico?) – forse l’esperimento messo in atto nel corso del G8 di Genova non è stato sufficiente? – di assenza di un’opposizione politica (con la tenda del Partito democratico che brilla per assenza di vita, eccezione fatta per i batteri che hanno attacato un panino alla frittata abbandonato da mesi in un sacchetto). Non solo: inchioda alle loro responsabilità la Protezione civile che attraverso i media avevano tranquillizzato le persone nel periodo precedente la grande scossa, anticipata da una serie di minore entità (si parla di avvisaglie iniziate nel dicembre del 2008), causando per questo un numero di vittime superiore.
In tutto questo, Sabina Guzzanti si muove con discrezione, scegliendo di apparire poco, evitando di rispondere alle domande che pone, se non per immagini e per voce degli intervistati, e realizza un film corretto, interessante e agghiacciante, che funge in parte da compendio per chi la storia la conosce per essersi informato approfonditamente e in parte da denuncia della situazione italiana all’estero. Un film totalmente inutile, dal momento che lo vedranno solo coloro che già ne conoscono il contenuto per essersi informati attraverso le fonti non controllate dal governo e che nessuna televisione – mi si permetta il pessimismo – lo ospiterà.

Se il film si apre con un rapido e asciutto compendio delle ultime gesta di Berlusconi (un modo per contestualizzare – non solo per lo spettatore straniero ma anche per quello, smemorato, italiano – la situazione italiana attuale) e prosegue quindi con un primo, disincantato, approccio alla città e al dramma vissuto dai suoi abitanti, si passa presto a una situazione da film dell’orrore (l’orrore del cinismo, dell’interesse personale che prevale quello pubblico) che lascia a fine proiezione una profonda sensazione di inquietudine per ciò che si è visto sullo schermo. C’è da ricordare che il film è stato nel frattempo, purtroppo, rapidamente superato dagli eventi riguardanti lo scandalo che sta coinvolgendo figure politiche corrotte, imprenditori corruttori e Protezione civile (e per cui si sta tentando di varare la cosiddetta legge-bavaglio)?

Draquila – L’Italia che trema (Italia, 2010)
Regia: Sabina Guzzanti
Musiche: Riccardo Giagni, Maurizio Rizzuto
Fotografia: Mario Amura, Clarissa Cappellani
Montaggio: Clelio Benevento
93′

Sito ufficiale

Programmazione nelle sale italiane

Verso L’Aquila – la distanza tra il terremoto e l’informazione



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