“Escort Girl” di Edward E. Kaye (1941)
Nel cinema sexy, porno, (s)exploitation che a dir si voglia, anche d’epoca, come in questo caso, la componente moralistica (non morale) è sempre al diapason, generatore rovente di vapori tanto più forti quanto creduti aborriti. A raffreddata distanza, al riparo dal calore suscitato, ma non dall’emotività di un secondo grado a malapena dissimulato e ancora più hot, il genere rivela