Bucktown > Arthur Marks

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Duke si reca nella piccola cittadina doveva viveva suo fratello, per assistere al suo funerale. Sin dal suo arrivo, si rende conto che la piccola città, popolata prevalentemente da afro-americani, è tenuta in ostaggio dalla polizia locale, che taccheggia, minaccia e, se necessario, uccide. E se anche il fratello di Duke non fosse morto di polmonite come dichiarato ufficialmente?
Duke decide di non ripartire subito e di riaprire il bar di suo fratello, convinto in questo dalla cameriera del bar e da un bambino che vive nel retro del locale.

Bucktown è una città tenuta in scacco da un capo della polizia disonesto e da un manipolo di suoi sottoposti. Non si salva nessuno: i poliziotti taccheggiano le prostitute, gli spacciatori, i proprietari di bar e negozi, arrivando alle percosse e alle armi per farsi rispettare nei loro criminosi intenti.
Non tarda ad accorgersene Duke che, giunto in città da Philadelphia per il funerale di suo fratello, morto ufficialmente di polmonite, diventa un obiettivo degli agenti e del loro capo che gli chiedono una somma eccessiva per riaprire il bar di suo fratello.
Duke non è tipo da spaventarsi per così poco, ma quando il goco si fa troppo duro, chiama da Philadelphia alcuni suoi amici e con loro risolverà ogni questione a suon di spari. Una volta eliminato il problema, però, si troverà confrontato con un altro, forse ancora più grave: i suoi amici, notata l’imponenza del giro d’affari messo in piedi dalla polizia, decide di prenderlo in mano sostituendosi a loro. Duke è di nuovo un uomo solo circondato da pericolosi nemici.
Il 1975 è già l’anno del declino per il genere nato pochi anni prima e di cui l’ex giocatore di football Fred Williamson è un volto amatissimo grazie a Black Caesar (1973) e al suo seguito Hell Up in Harlem, girato nello stesso anno.
Bucktown
, che in qualche situazione sembra ispirarsi, pur con tutti i distinguo del caso, al pluripremiato In the Heat of the Night (La calda notte dell’ispettore Tibbs, 1967) di Norman Jewison, non sarà il film che ne rinnoverà i fasti appena trascorsi. Anche perché, per quanta carne metta al fuoco, il risultato è piuttosto approssimativo e spesso molto sciatto.
Il regista Arthur Marks è reduce dal successo del suo Detroit 9000, quando la American International Pictures gli chiede di lavorare con loro.
Il regista potra come soggetto ideale un articolo di giornale che parla di una cittadina nei pressi di St. Louis la cui popolazione, prevalentemente afro-americana, veniva costantemente vessata dalla polizia, tutta composta da bianchi. Questo è il soggetto per Black Town, che poi diventerà Bucktown nelle mani dello sceneggiatore Bob Ellison, allora piuttosto attivo nell’ambito delle sitcom.
Il film spreca molte situazioni, che vengono gestite in maniera affrettata, e i suoi personaggi, che appaiono scritti con il machete. La presenza di Pam Grier, dopo tanti ruoli da eroina forte qui donna indifesa che si protegge dietro le spalle di un uomo, è sprecata e così quella del grande Thalmus Rasulala (che rivedremo anche in TV nella sitcom What’s Happening!!), di Tony King (di lì a poco volto in alcuni film di Anthony Dawson, alias Antonio Margheriti, come Fuga dall’archipelago maledettoL’ultimo cacciatore eApocalypse domani) e di Carl Weathers (l’Apollo Creed di quattro capitoli di Rocky nonché Action Jackson a fine anni ‘80). L’unico personaggio che spicca, pur essendo di contorno, è quello dell’ubriacone indifeso interpretato dal bravo Bernie Hamilton (poi capitano Dobey in Starsky e Hutch).
Bucktown rimane un film godibile, non all’altezza delle sue premesse e di parte dei suoi interpreti, ma sembra sempre girato (e scritto, montato e sonorizzato) con la mano sinistra.
Nonostante tutto, il film ottiene un successo decoroso e la A.I.P. chiede a Marks di lavorare con loro a un altro progetto. Nasce da questa occasione Friday Foster, con Pam Grier nuovamente eroina attiva.

Roberto Rippa

Bucktown (USA, 1975)
Regia: Arthur Marks
Sceneggiatura: Bob Ellison
Musiche: Johnny Pate
Fotografia: Robert Birchall
Montaggio: George Folsey Jr.
Interpreti principali: Fred Williamson, Pam Grier, Thalmus Rasulala, Tony King, Bernie Hamilton, Art Lund, Tierre Turner, Morgan Upton, Carl Weathers
94′



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