All’onorevole piacciono le donne > Lucio Fulci

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articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale numero22 (febbraio 2010), pp. 12-13.

 

All’onorevole piacciono le donne

di Paul Bari

 

L’uscita di questo film di Fulci, targato 1972, fu accompagnata da polemiche, sequestri tagli e ire censorie, provocate non tanto dalle scene di nudo, peraltro molto caste, ma dalla carica dissacrante, ironica, anche blasfema che esso conteneva. Un attacco diretto, violento e senza mediazioni al potere politico di allora, alle sue ipocrisie, al malcostume dilagante degli intrecci tra stato e poteri criminali, a quello tra il potere politico e quello ecclesiale. Un attacco forse confuso, perché nel film c’è troppa carne al fuco, ma sicuramente corrosivo, tanto da provocare reazioni sdegnate e furibonde proprio dal potere politico, messo impietosamente a nudo, ma non solo; vengono sbeffeggiati i poteri forti, la chiesa, l’esercito e le istituzioni. Non si salva nulla.
 

Giacinto Puppis è cresciuto, per colpa di un’educazione repressiva, con la fobia per le donne. Ha fatto carriera politica, ed è in ballottaggio per diventare il nuovo Presidente della Repubblica, anche se il suo principale antagonista, Torsello, è politicamente appoggiato da un altro schieramento forte. Ma Puppis ha dalla sua l’influenza determinante del cardinale Maravidi, ammanigliato con altri politici, e non solo con poteri propriamente istituzionali.
 

Puppis, morigerato al limite della bacchettoneria, all’improvviso si trasforma; un giorno, durante il ricevimento in onore dell’ambasciatore francese, viene colto da una visione onirica, quella dell’affascinante lady dell’ambasciatore in vesti succinte. Da quel momento per Giacinto inizia la tortura; perseguitato da visioni erotiche, si confessa con l’amico prete, che decide di mandarlo, tramite uno psicanalista, in un convento; qua però la sessualità repressa di Puppis esplode letteralmente, e ben presto il timido e represso onorevole si trasforma in un gaudente playboy.
 

Preoccupato dalle ripercussioni che potrebbe avere la notizia del comportamento del probabile Presidente della Repubblica, il cardinale, con l’aiuto di alcuni mafiosi, fa sparire gli scomodi testimoni. Ma lo scandalo sembra sul punto di scoppiare comunque quando una suora si libera dei veli e decide di seguirlo; il cardinale la fa rapire dalla mafia, e convince con le minacce il titubante Puppis a riprendere la sua corsa al Quirinale, che verrà agevolata anche dall’eliminazione del pericoloso rivale, Torsello.
 

Anche se tecnicamente confuso, sfilacciato, a tratti incomprensibile, anche per i pesanti tagli operati dalla censura (1), All’onorevole piacciono le donne (nonostante le apparenze… e purché la Nazione non lo sappia), titolo completo del film, è un’opera intrigante, divertente, in cui non mancano però grossi difetti, come la mancanza di ritmo, la confusione che sembra regnare sopratutto nelle arti in cui Puppis si abbandona a sogni erotici, che allentano la trama facendola deragliare pericolosamente.
 

Fulci, assistito da un cast di ottimo livello, nel quale giganteggia Lando Buzzanca, assolutamente perfetto nei panni di Puppis e con un Lionel Stander che sembra nato cardinale, dirige una commedia al vetriolo, che vista oggi mostra ancora sinistri accostamenti con la realtà odierna. Il partito di maggioranza di allora, la Dc, può essere facilmente identificata nei politici affaristi che manovrano dietro le quinte, mentre il potere della chiesa si è occultato con molta abilità.
 

Nel cast figurano molte bellissime dello schermo, come la meravigliosa Laura Antonelli, la suorina in abiti succinti sedotta da Puppis; Anita Strindberg, splendida nel ruolo della moglie dell’ambasciatore francese e ancora Agostina Belli, la sfortunata Eva Czemerys oltre al grande Renzo Palmer. Un cast di rilievo, che contribuisce in maniera determinante alla riuscita di una pellicola troppo frettolosamente archiviata, forse per la sua potente e feroce carica trasgressiva. Non gioca a favore del film nemmeno il titolo, che sembra occhieggiare verso la commedia erotica, che nel 1972 iniziava a muovere i primi passi.
 

Il film venne proiettato, in spregio alla Costituzione, al Viminale di fronte alla nomenclatura DC, Fanfani e Andreotti compreso e solo dopo presentato alla Commissione censura, che lo respinse e quindi, il 3 febbraio, sequestrò per oscenità.

 



Note:
(1) Le vicissitudini censorie paiono dovute più alla natura politica del film (e ai rapporti tra Chiesa, politica e mafia che mette in scena) che al suo contenuto erotico, a dire il vero piuttosto blando anche per l’epoca. Infatti, anche su Fulci smentiva, il personaggio di Puppis era ispirato al fino a pochissimo prima Presidente del consiglio Emilio Colombo, in quota DC. Lo conferma il truccatore Giannetto De Rossi nell’intervista rilasciata nel novembre 2000 a Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore e pubblicata in Il terrorista dei generi (Edizioni Un mondo a parte, pag. 55).
 

All’onorevole piacciono le donne (nonostante le apparenze… e purché la Nazione non lo sappia)
Regia: Lucio Fulci; sceneggiatura: Sandro Continenza, Lucio Fulci, Ottavio Jemma; montaggio: Vincenzo Tomassi; fotografia: Sergio D’Offizi; musiche originali: Fred Bongusto; suono: Umberto Picistrelli; scenografie: Nedo Azzini; costumi: Luciana Marinucci; trucco: Giannetto De Rossi; parrucco: Mirella De Rossi; operatori: Giovanni Bergamini, Enrico Lucidi, Sergio Melaranci, Alberto Serroni; interpreti: Lando Buzzanca, Lionel Stander, Laura Antonelli, Corrado Gaipa, Renzo Palmer, Agostina Belli, José Quaglio, Arturo Dominici, Armando Bandini, Francis Blanche, Aldo Puglisi, Feodor Chaliapin, Quinto Parmeggiani, Christian Alegny, Eva Czemerys, Anita Strindberg, Claudio Nicastro; produttore: Edmondo Amati; casa di produzione: New Film Production (Italia), Productions Jacques Roitfeld, Paris (Francia); visto di censura: v.c. n. 59693 del 01.03.72; paese: Italia-Francia; anno: 1972; durata: 108’.

 



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