…e tu vivrai nel terrore! L’aldilà > Lucio Fulci

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New Orleans, 1927, un gruppo di uomini si reca in barca in un albergo con il preciso intento di uccidere il pittore Zweick, considerato uno stregone. Zweick verrà crocefisso nella cantina dell’albergo, proprio di fianco a un misterioso simbolo impresso nel muro, e quindi ricoperto di calce viva. Sessant’anni dopo, Liza Merrill eredita l’albergo e decide di riaprirlo dopo un’opportuna ristrutturazione ma strani incidenti funestano il suo progetto. Nel frattempo, una giovane ragazza cieca, Emily, scopre in un antico libro, che prenderà fuoco tra le sue mani, che l’albergo nasconderebbe nelle sue fondamenta una delle porte d’accesso all’inferno.

Commento
(attenzione, il testo che segue contiene elementi rivelatori della trama e del finale del film)

L’inizio degli anni ‘80 è ricco di film su case maledette: nel 1980 esce The Shining di Stanley Kubrick, con il suo Overlook Hotel, all’anno prima risale il debole Amityville Horror di Stuart Rosenberg, basato su un libro che narrerebbe una storia vera su una casa posseduta, e il 1980 è, soprattutto, l’anno di uscita di Inferno di Dario Argento (con alcune scene girate da Mario Bava), che è unito nella tematica delle case che nascondono l’accesso a mondi paralleli a Suspiria dell’anno prima.
Ovvio che il cinema di genere, sempre pronto a inserirsi nella scia dei successi italiani o stranieri per sfruttarne il successo, investa sull’argomento. Dietro a L’aldilà c’è il produttore Fabrizio De Angelis della Fulvia film che si inventa il titolo e grazie a questo ottiene i primi finanziamenti dai distributori.
Quello che è solo un titolo, diventa poi una storia nelle mani di Dardano Sacchetti, che poi sceneggia con Giorgio Mariuzzo e Lucio Fulci.
Il film nasce dall’assunto più tipico del genere, quello della casa maledetta, della casa posseduta da forze misteriose, ma poi prende una direzione originale grazie al talento visionario di Lucio Fulci, che firma qui una tra le sue opere più estreme.
Il prologo vede l’uccisione del pittore Zweick a opera di un gruppo di persone decise a liberarsi di una presenza inquietante per il sospetto di stregoneria. La scena introduce senza esitazione al clima del film: Zweick viene ucciso a colpi di catena, in una scena che non può non ricordare l’uccisione del personaggio di Florinda Bolkan in Non si sevizia un paperino, e quindi crocefisso agonizzante a un muro della cantina dell’albergo “Sette porte” e ricoperto di calce viva. La scena, di estrema violenza, avrebbe dovuto essere girata in bianco e nero secondo le intenzioni ma venne poi girata a colori su richiesta del distributore tedesco, che non voleva che alcun dettaglio della cruenta sequenza perdesse in efficacia, e quindi virata in un tono giallo dorato che mette in evidenza le luci delle torce degli assassini (la scena a colori verrà usata solo per il mercato tedesco). Vediamo quindi la giovane Emily leggere un antico testo, l’Eibon, che rivela come l’albergo nasconda in sé una delle porte d’accesso all’inferno. Si passa a sessant’anni dopo, quando la giovane ex modella Liz Merrill decide di riaprire l’albergo, che ha ereditato, dopo una ristrutturazione caldeggiata dall’architetto Martin Avery. Nulla però va per il verso giusto: dapprima un imbianchino muore cadendo da un’impalcatura spaventato dalla visione di una ragazza cieca che lo fissa da una finestra, quindi tocca all’idraulico Joe, cui misteriose mani che escono dal muro nello scantinato dove era stato crocefisso Zweick cavano gli occhi. E intanto il campanello della stanza 36 continua a suonare malgrado non vi abiti nessuno.
Come tradizione vuole, Liz non tarderà a scoprire l’origine del male legato alla casa ma la consapevolezza non la aiuterà a salvarsi la vita.

David Warbeck e Catriona Mac Coll

David Warbeck e Catriona Mac Coll

Lucio Fulci si inventa un colpo di scena al minuto e non si accontenta di girare un onesto film dell’orrore, complice anche il basso budget a disposizione, bensì costruisce un’opera fortemente visionaria in cui non fa risparmio di riferimenti e forse anche qualche colpo basso al collega Argento, con cui era entrato in polemica poco tempo prima, in occasione della realizzazione di Zombi 2 (1979), che faceva riferimento al titolo italiano Zombi, scelto proprio da Argento, per Dawn of the Dead (1978) di George A. Romero. Effettivamente alcune scene sembrano fare riferimento ad alcune situazioni di Inferno, girato con mezzi infinitamente superiori a quelli concessi a Fulci per questo film: le scene nello scantinato allagato, per esempio, appaiono molto più efficaci ne L’aldilà di quanto lo siano nel film di Argento. E c’è un’altra similitudine: l’uccisione della cieca Emily, azzannata alla giugulare dal suo stesso cane lupo, rimanda alla stessa morte subita dal cieco Flavio Bucci in Suspiria. A proposito di questa scena, è impossibile non notare come Lucio Fulci, impegnato a girare un film di mero consumo, non abdichi alla sua ambizione autoriale realizzando una sequenza di autentico terrore sfruttando solo un sottofondo di indistinti bisbiglii, la scelta di affidarsi a primi piani stretti e a un montaggio asciutto come quello usato per la scena della doccia in Psycho di Hitchcock (scelto in quel caso per l’impossibilità, causa la censura dell’epoca, di mostrare troppo). Il cane di Emily avverte delle presenze nella stanza ma, prima che queste si rivelino, assistiamo a una efficace crescita della tensione costruita unicamente sugli elementi prima citati e, quando Emily muore, la nostra sopportazione è già giunta al suo limite.
Se alcune scene non riescono a nascondere la povertà di mezzi della produzione (i ragni impegnati a cavare gli occhi a Michele Mirabella nella scena della sua morte sono troppo palesemente fasulli, pur mescolati a ragni veri, e questo lo riconosceva anche Fulci), è la perizia registica a farle cadere in secondo piano in favore di una messa in scena tanto eccessiva da risultare a tratti insopportabile.
Mentre nella maggior parte delle pellicole horror il protagonista sopravvive alle disgrazie cui va incontro nella pellicola, L’aldilà ha una finale sospeso, onirico come gran parte del film: Liza e John, dopo innumerevoli peripezie ed essere riusciti a sfuggire a un’orda di zombi (imposti dal distributore tedesco) in un ospedale, si ritrovano nello scantinato dell’albergo e quindi, dopo avere attraversato un passaggio, in un paesaggio lunare, nell’aldilà del titolo.
La scena, di grande efficacia, venne creata dal direttore della fotografia Sergio Salviati proprio al momento di girarla nel teatro di posa più grande degli studi De Paolis di Roma, accumulando stracci e ricoprendo il pavimento con alcune palate di terra. A completare la scena, un manipolo di figuranti (che leggenda vuole fossero persone senza tetto trovate nelle vicinanze degli studi e assoldati con la ricompensa di un pasto, un cestino) e potenti riflettori piazzati in alto che diffondono una luce fredda che contribuisce a rendere straniante una scena che è forse la migliore del genere.

L'aldilà inventato dallo scenografo Massimo Lentini e dal direttore della fotografia Sergio Salviati

L’aldilà inventato dallo scenografo Massimo Lentini e dal direttore della fotografia Sergio Salviati

I bravi protagonisti del film, Catriona Mac Coll (Katherine sui flani) e David Warbeck avevano già lavorato con Lucio Fulci, la prima in Paura nella città dei morti viventi (1980, dove è protagonista di una scena tra le più memorabili del genere, quella in cui viene salvata dalla sepoltura mentre è viva. Tornerà a lavorare con Fulci in Quella villa accanto al cimitero nel 1981), il secondo in Black Cat.
Lucio Fulci firma qui uno tra i suoi film più notevoli, riuscendo a inserire in un film fortemente di genere non pochi spunti d’autore.
Il film alla sua uscita ha un incasso medio (sui settecento milioni di lire) ma si rifarà con le vendite all’estero (dagli Stati Uniti, dove il film si intitola The Beyond, a Europa e Oriente), dove otterrà un successo che non accenna a diminuire nel tempo grazie alle vendite in DVD.

Roberto Rippa

Fonti:

L’opera al nero – Il cinema di Lucio Fulci, Nocturno dossier n.3 (settembre 2003), Cinema Bis Communication, Milano.
Il terrorista dei generi – Tutto il cinema di Lucio Fulci, Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore, editore Un mondo a parte, Roma, 2004
Tre Rose Podcast – numero 6 – di Francesco Moriconi con Francesco Troiano (marzo 2006) – http://trerose.blogspot.com

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Curiosità

Va notata la scena in cui David Warbeck, dopo avere sparato nell’ospedale una sequela di colpi di pistola come manco in un western, entra nell’ascensore dove si trova già Catriona McColl e finge di ricaricare la pistola infilando i colpi nella canna anziché nel tamburo. Poco prima che la porta si chiuda, si può notare Catriona McColl ridere osservando la scena.

Il prologo a colori per il mercato tedesco è inserito come extra nell’ottimo DVD pubblicato in Italia da No Shame. È quindi possibile mettere a confronto le due versioni.

Negli Stati Uniti la versione integrale del film è stata vedibile solo dal 1998, quando la Rolling Thunder Pictures di Quentin Tarantino la distribuì per lo spettacolo notturno in alcune città.

Lucio Fulci si riferiva spesso a Antonin Artaud nel giustificare la violenza dei suoi film dell’orrore. Si dice che citasse Artaud in quanto, essendo pochi i critici che lo conoscevano, pochi avrebbero potuto discutere il riferimento.

Lucio Fulci non riteneva L’aldilà degno di rientrare nel novero dei suoi film migliori e questo anche per la presenza degli zombi, non presenti nella sceneggiatura originale e voluti dai noleggiatori tedeschi.

Michele Mirabella, oggi conduttore televisivo (Elisir su Raitre) è apparso in numerosi film, tra cui Tutti defunti… tranne i morti (1977) di Pupi Avati e Demoni 2 (1986) di Lamberto Bava.

la morte di Michele Mirabella in L'aldilà

la morte di Michele Mirabella in L’aldilà

…e tu vivrai nel terrore! L’aldilà (Italia, 1981)
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Giorgio Mariuzzo, Lucio Fulci
Musica originale: Fabio Frizzi
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Interpreti principali: Katherine MacColl [Catriona MacColl], David Warbeck, Sarah Keller [Cinzia Monreale], Antoine Saint-John, Veronica Lazar, Giovanni De Nava, Al Cliver [Pierluigi Conti], Michele Mirabella, Tonino Pulci

DVD

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La No Shame ha realizzato un ottimo DVD de L’aldilà contenente, oltre alla versione integrale del film, restaurata in occasione della sua presentazione alla sessantunesima Mostra d’arte cinematografica, un commento audio del direttore della fotografia Sergio Salviati, moderato da Paolo Albiero (co-autore del più completo libro su Lucio Fulci, Il terrorista del generi, edito da Un mondo a parte), un secondo commento audio con Catriona Mac Coll e David Warbeck (realizzato pochi mesi prima della morte di quest ultimo, l’attore cita la sua malattia nel commento), una serie di trailer (americano per la sua uscita all’epoca e quello tedesco per la riedizione del 1998), una breve intervista a Lucio Fulci sul set di Demonia (1990) e il prologo a colori utilizzato per la versione tedesca.

Editore: No Shame
Origine: Italia
Regione: 2
Formato video: 2.35:1, ottimizzato 16/9
Formati audio: 5.1
Lingue: italiano, inglese
Sottotitoli: italiano



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