La Celestina P… R… > Carlo Lizzani

articolo pubblicato in Rapporto Confidenziale numero34, estate 2011 – pagg. 30-31

LA CELESTINA P… R…
CARLO LIZZANI | ITALIA – 1965 – 35MM – COLORE – 103′

«Assia Noris mi aveva scelto come regista. Non ho mai capito perchè. Forse aveva saputo che con “Il processo di Verona” avevo incoronato la Mangano come grande attrice drammatica. Fatto sta che – spinto come al solito da una curiosità di tipo esistenziale più che estetica – mi buttai nell’impresa, che mi riservà altre sorprese»
tratto da “Il mio lungo viaggio nel secolo breve” di Carlo Lizzani

Elegante, raffinata, indiscreta. Queste le tre doti di Celestina, intraprendente donna d’affari che fa delle public relations la base della sua attività. Un’attività che, a dire il vero, non è propriamente lecita: la Celestina procura a facoltosi imprenditori e a uomini di potere, la compagnia di giovani ragazze. A questo punto scatta la mossa successiva, perchè la Celestina ricatta i suoi clienti con fotografie e videoregistrazioni che potrebbero finire casualmente nelle mani delle loro mogli. E così la Celestina estorce loro del denaro che usa per condurre una vita lussuosa piena di bei vestiti, capelli sempre a posto e luccicanti gioielli.

MILANO VISTA DALL’ALTO

Milano è finita. In ogni senso. Milano è stata finita, adesso è un lungo orizzonte pieno di palazzi, condomini, grattacieli. Un lungo orizzonte pieno di edifici colmi di persone che si allontanano dall’asfalto.
Un’ascensione volta non tanto alla conquista del cielo, quanto ad una conquista puramente ottica e visiva: affacciarsi alla finestra e guardare le teste che camminano sui marciapiedi, misurare con precisione la distanza tra noi e quelle teste. A questo punto trarre la sola ed unica conclusione (possibilmente in metri): quanto siamo in alto rispetto agli altri, agli altri che stanno in basso.
Milano è finita nel momento in cui ha scoperto la sua identità, proprio grazie a grattacieli di ideali traditi, quegli stessi ideali che Luciano Bianchi – il protagonista de “La vita agra” – svende all’azienda che voleva distruggere, regala al grattacielo che voleva far esplodere.

MILANO NON E’ PIU’ AGRA, ORA SI FA BERE

“La vita agra” si concludeva con Luciano Bianchi all’interno del grattacielo, quello stesso torracchione che avrebbe dovuto far saltare per aria ma da cui si è fatto imprigionare. Non è un caso che una delle prime scene de “La Celestina P….R…” abbia proprio come palcoscenico un ufficio all’interno di un grattacielo milanese e, altra coincidenza, l’imprenditore ricattato dalla Celestina è interpretato da Nino Crisman che, ne “La vita agra”, impersonava il direttore della società mineraria per cui lavorara il protagonista.
Un parallelo non casuale quello tra “La vita agra” e “La Celestina P…R…”, visto che quest’ultima pellicola sembra essere la continuazione ideale di quel mondo descritto ne “La vita agra”, un mondo che trasforma la perdita degli ideali nella formazione di nuovi valori, come ad esempio l’arrivismo e la ricchezza fine a sè stessa, entrambi valori condivisi dalla protagonista della pellicola.
Nella sua semplicità narravita e nelle sue poche pretese stilistiche (entrambi elementi su cui si basavano sia “Lo svitato” che “La vita agra”), “La Celestina P…R…” risulta essere interessante solo se letto alla luce del percorso sin’ora effettuato. Questo film di Lizzani è una semplice commedia di costume da cui emergono in maniera divertita non solo i vizi e i segreti della Milano da bere, ma anche come il boom economico abbia trasformato tutto in commercio, anche il corpo delle donne. Il ritratto sottilmente negativo di questa Milano è una scelta ben precisa e non semplicemente il riflesso del sentire di un’epoca sulla superficie del film. L’intento del film è una chiara e (in parte) coraggiosa presa di posizione (anche se travestita da commedia), purtroppo non sostenuta a dovere dalla sceneggiatura.

UNA COMMEDIA SENZA ARTIGLI

Il film, utilizzando i toni della commedia (a dire il vero abbastanza innocua), critica sarcasticamente quel tipo di società mettendosi però dalla sua parte, ovvero facendo della Celestina il personaggio con cui lo spettatore riesce ad immedesimarsi di più. Partecipiamo con lei alle sue malefatte e con lei condividiamo i suoi scopi, senza arrivare mai ad odiarla del tutto anche quando, alla fine della pellicola, scappa per evitare guai giudiziari. Non sempre la sceneggiatura (firmata da Assia Noris, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Sandro De Feo, Massimo Franciosa e Giorgio Stegani, prendendo spunto da “La Celestina” di Fernando De Rojas) centra il bersaglio con la sua satira, forse perchè i toni sono talmente pacati che graffiare qualcuno è praticamente impossibile. Ogni tanto qualche buon colpo va a segno, ma questo non basta per rendere il film corrosivo quanto avremmo voluto. Alcune buone battute e delle situazioni abbastanza divertenti, salvano il ritmo generale della pellicola, che si fa notare anche per degli inaspettati risvolti intimisti (come ad esempio tutta la vicenda che coinvolge una giovanissima Raffaella Carrà) che aggiungono spessore alla traballante struttura generale.

ASSIA NORIS E LA CELESTINA

Assia Noris debutto nel mondo del cinema nel 1932 e, nel giro di pochissimo tempo, riesce a diventare una delle attrici più importanti del cosiddetto cinema dei telefoni bianchi, lavorando a fianco di registi come Mario Bonnard, Mario Camerini, Mario Soldati e Mario Mattoli, interpretando spesso e volentieri il ruolo della timida popolana, onesta e dai nobili sentimenti, ruoli che la resero celebre al grande pubblico tributandole un successo da piccola diva del nostro cinema. Durante gli anni Cinquanta, Assia Noris ha un calo di popolarità: il cinema italiano era appena passato dalla rivoluzione neorealista e un volto legato a un modo di fare cinema così differente, era considerato poco adatto.
Circa quindici anni dopo (e dopo aver tentato senza risultati la strada del teatro), Assia Noris pianifica il suo ritorno sulle scene con “La Celestina P…R…”, che scrive, produce ed interpreta, affidando la sua realizzazione a Carlo Lizzani, ingaggiato molto probabilmente per la sua conoscenza di un certo ambiente milanese piuttosto che per le sue doti di regista di commedie.
Assia Noris si rimette in gioco e costruisce un personaggio ambiguo al punto giusto, sottilmente malvagio, la cui astuzia è trasfigurata visivamente in un corpo attoriale che si fa immagine e icona, con il suo trucco eccessivo, i gioielli sfarzosi e i numerosi cambi d’abito. La Noris si impegna e porta a casa un personaggio interessante, che non sempre convince (soprattutto quando diventa colonna portante del film), ma che grazie a dei buoni attori di contorno, riesce ad uscirne con dignità e classe.
Nonostante l’impegno profuso nel film però, Assia Noris non tornerà alla ribalta e “La Celestina P…R…” rimarrà la sua ultima prova attoriale.

DIETRO LA MACCHINA DA PRESA

Lizzani si avvicina al film incuriosito, più che dalle possibilità offerte della messa in scena, dalla possibilità di portare sullo schermo una commedia popolare (cosa che, in fondo, “La vita agra” non era riuscita ad essere) che sapesse parlare del presente in maniera ironica senza dimenticarsi però di essere portatrice di un messaggio o, se non altro, di fare da cartina tornasole per la società dell’epoca. Il film scorre quindi senza grandi idee registiche: Lizzani si limita al controllo dei suoi attori, un controllo esercitato alla perfezione, capace di valorizzare la parte comica dei caratteristi (Nino Crisman, Piero Mazzarella), di far emergere la simpatia delle belle del film (Beba Loncar, Marilù Tolo, Raffaella Carrà) e di fare brillare per l’ultima volta Assia Noris sui fotogrammi di una pellicola. L’unica sequenza cinematograficamente interessante è l’incipit della pellicola, ambientato a bordo di un treno. Lizzani costruisce l’atmosfera claustrofobica della cabina-letto grazie ad un accorto uso del sonoro e ad un sottile gioco di riflesso nei vetri del finestrino, dando il via alla sua commedia con una sequenza inquietante e all’apparenza fuori luogo ma che, se rivista al termine del film, appare coerente e in linea con la critica di Lizzani alla società milanese.

◆ Matteo Contin

La Celestina P… R…
regia: Carlo Lizzani; soggetto: Assia Noris, Giorgio Stegani; sceneggiatura: Sandro De Feo, Massimo Franciosa, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Assia Noris, Giorgio Stegani; fotografia: Oberdan Trojani; montaggio: Mario Serandrei; musica: Piero Umiliani; costumi: Sebastiano Soldati; scene: Enrico Tovaglieri; suono: Nello Boraso; interpreti: Assia Noris (Celestina), Beba Loncar (Luisella),
Raffaella Carrà (Bruna), Venantino Venantini (Carlo), Marilù Tolo (Silvana), Piero Mazzarella (Moretti), Mirella Maravidi (Anna), Maria Pia Arcangeli (Armanda), Milla Sannoner [Mila Sanoner] (Loredana), Goffredo Alessandrini (conte Montesti), Franco Nero (Fabrizio), Massimo Serato (Marcello), Dahlia Lavi [Daliah Lavi] (Daniela), Ettore G. Mattia (Cantelli), Nino Crisman (commendator Rinaldi), Elio Crovetto (Leva, operaio milanese), Pupo De Luca (marito di Anna); casa di produzione: Aston Film; distribuzione: Indipendenti Regionali; visto di censura: 44718 del 03-03-1965; paese: Italia; anno: 1965; durata: 105’



L'articolo che hai appena letto gratuitamente a noi è costato tempo e denaro. SOSTIENI RAPPORTO CONFIDENZIALE e diventa parte del progetto!







Condividi i tuoi pensieri

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.