Il canadese Jon Rafman è tra gli artisti digitali più interessanti e critici rispetto all’attuale stato di pervasività tecnologica. La sua è un’indagine compiuta laicamente, curiosa, irriverente e spietata, che sofferma il proprio sguardo sulle mostruosità dell’esperienza virtuale e la sua tracimazione nel reale. I suoi lavori ci portano sopra all’abisso del contemporaneo, sospesi sulle deformità e oscenità, sempre e comunque, pornografiche.
In A Man Digging (2013), Rafman compie una rilettura di immagini tratte dal videogame Max Payne 3, indugiando su scenari macabri di stragi sanguinarie e cruente e riflettendo sui concetti di morte e memoria. Videoludiche scene del crimine si trasformano in spazi mentali frammentati dentro ai quali indagare il senso del proprio vissuto inghiottito dalla spettacolarizzazione d’ogni aspetto dell’esistente.
Lirico, desolante e potente, A Man Digging è un viaggio in territori oscuri e soprendenti. Spaventoso e sublime. [AG]
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A Man Digging
by Jon Rafman (2013)
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