In Ètre et avoir, documentario del 2002 di Nicolas Philibert, un maestro prossimo al pensionamento si apprestava al suo ultimo anno di insegnamento nella scuola di un piccolo paese, Saint Etienne sur Usson, nella regione dell’Alvernia.
Spunto simile a quello di İki Dil Bir Bavul, che però affronta alcune difficoltà in più: la zona è rurale e isolata, molto più di quanto lo fosse quella scelta da Philibert, ma, soprattutto, il maestro che vi si trasferisce per animare la scuola locale dovrà insegnare ai bambini una lingua, il turco, che la maggior parte di loro non conosce.
Emre Aydın è un maestro neodiplomato, alla sua prima esperienza lavorativa. Appena giunto nel territorio remoto di Demirci (nella provincia di Şanlıurfa, nell’Anatolia Sud Orientale), si sente disorientato e chiama sua madre per descriverle il luogo: «Non c’è nemmeno l’acqua», le sue prime parole. Per lui, proveniente da Denizli, popolosa città del Sud Ovest della Turchia, significa piombare in una realtà totalmente nuova e non immediatamente comprensibile. Esattamente come la lingua, che lui non conosce pienamente, mentre il turco viene parlato solo dagli uomini del villaggio, che lo hanno imparato sotto l’esercito.
Il primo giorno evidenzia il problema: i bambini non sanno rispondere nemmeno alle domande più semplici e lui si vede costretto a vietare l’uso della lingua curda in classe per evitare che abbia il sopravvento nelle relazioni tra loro tra quelle mura.
È l’inizio di un lungo anno scolastico, testimoniato non solo dall’apprendimento della lingua e delle convenzioni sociali ma anche dal trascorrere delle stagioni, che non di rado rendono difficile la vita in quel luogo.
Pensato per cinque anni, quando i due registi erano ancora studenti, e realizzato nel corso di nove mesi tra l’autunno del 2007 e l’estate del 2008, grazie al sostegno del Sundance e del Jan Vrijman Fund (e un contributo del Ministero turco della cultura), il film segue la quotidianità sia in classe che fuori dei bambini che hanno potuto tralasciare il lavoro nei campi con la famiglia per sedere ad un banco. Non mancano di evidenziare le difficoltà nel vivere in villaggi che appaiono come riserve indiane: niente acqua corrente, l’elettricità che va e viene, un edificio fatiscente come scuola, l’unica presenza di un’autorità simboleggiata dalla bandiera turca che sventola sul tetto.
I bambini, costretti ad imparare un lingua mai usata e che considerano straniera, sembrano dover affrontare un processo di forzata assimilazione, che ben poco ha a che fare con il concetto di integrazione. La lingua curda, che è parte delle lingue iraniche ed è lingua madre per 150 milioni di persone del mondo, è stata a lungo osteggiata in Turchia, tanto che la riforma linguistica del 1928 arrivava a formalizzare il divieto di utilizzare le lettere q, x e w, associate alla lingua e all’identità curda e a vietare di esprimersi in curdo, regole simbolo di una repressione durata fino agli anni ’90 e che comprendeva anche il divieto di attribuire nomi curdi ai propri figli e imponeva l’adozione di cognomi turchi.
La fatica, il senso di colpa indotto dal non conoscere la lingua nazionale del Paese (che non è però la loro lingua madre), sono gli elementi che emergono dall’anno trascorso da Emre e dai due registi nel villaggio abitato da coloro che potrebbero definirsi a pieno titolo stranieri in patria.
Film che unisce il linguaggio della finzione con quello del documentario, semplice come i bambini che riprende, duro come il paesaggio in cui si svolge, İki Dil Bir Bavul alza il velo su una realtà che oggi può essere raccontata senza ritorsioni ma che molti vorrebbero ancora poter rimuovere, tanto che alcuni politici di spicco ritengono che la possibilità di essere istruiti nella propria lingua madre – se diversa da quella turca – possa essere causa di disordini e disunità nazionale.
Il film è stato premiato all’Ankara International Film Festival nel 2010 e all’Antalya Golden Orange Film Festival nel 2009. Con il titolo Una valigia, due lingue, ha fatto la sua fugace comparsa sugli schermi italiani. In Turchia, il film è stato visto da quasi 12’000 persone nel corso del primo fine settimana di proiezioni. È tra i film più visti in Turchia nel 2009, risultato sorprendente per un documentario.
Roberto Rippa
İki Dil Bir Bavul
(titolo internazionale: On the Way to School. Titolo italiano: Una valigia e due lingue. Turchia-Olanda, 2008)
Regia, produzione: Özgür Doğan, Orhan Eskiköy
Fotografia: Orhan Eskiköy
Montaggio: Thomas Balkenhol
Con la partecipazione di, nel ruolo di se stessi: Emre Aydın, Rojda Huz, Vehip Huz, Zülküf Huz, Zülküf Yıldırım
Lingue: curdo, turco
74′
Özgür Doğan e Orhan Eskiköy si sono entrambi laureati presso la Facoltà di comunicazione all’università di Ankara.
Dirigono il loro primo documentario Hayaller Birer Kirik Ayna (Each Dream is a Shattered Mirror) nel 2001. Fanno seguito Suffering (2003) e Together (2006).
Con il regista Zeynel Doğan hanno fondato la casa di produzione Perişan Film.
* i dati sulla lingua curda sono tratti da Wikipedia