Sicilia Queer 2016
Competizione internazionale Queer Short
Jamie è un ragazzo solitario che sta maldestramente cercando di avere la sua prima relazione. Timido e con poca autostima, le sue passate esperienze con gli uomini hanno dato risultati insoddisfacenti. Una domenica incontra Ben, e mentre trascorrono il pomeriggio insieme Jamie inizia a fantasticare se abbia o meno incontrato finalmente la persona giusta.
Nel salotto di una casetta borghese nei sobborghi di Londra, una famiglia sta pranzando con alcuni amici. Solo una persona resta volontariamente fuori dal quadretto, e il suo atteggiamento impaziente stona con l’atmosfera rilassata e festosa della giornata. È Jamie, un ragazzo sui diciotto-diciannove anni che, ansiosamente, non riesce a staccare lo sguardo dallo schermo del suo telefono.
Sta attendendo la risposta a una richiesta di appuntamento con un ragazzo conosciuto in internet. Non è il suo primo appuntamento al buio, il precedente non si è nemmeno presentato. Chissà, forse, dopo averlo visto da lontano.
Jamie parte, prende il treno e si reca al centro di Londra. È lì che attende Ben, il ragazzo un poco più vecchio di lui con cui ha fissato l’appuntamento. Questa volta le cose andranno diversamente: non solo Ben si presenta, ma la sua immagine corrisponde anche perfettamente a quella usata nell’app di incontri.
I due iniziano a camminare e chiacchierare e presto il discorso sfocia in questioni intime – coming out, relazioni precedenti, rapporti con la famiglia – con quel senso di intimità che, talvolta, si sviluppa tra persone appena conosciute proprio perché non prevedono il rischio di rifiuto o il giudizio.
Il loro appuntamento procede molto piacevolmente per il tempo necessario a far crescere in Jamie il desiderio che ce ne sia un secondo.
Al momento dei saluti, un bacio, lo scambio dei numeri di telefono, un “ci vediamo” ma nessun cenno a una prossima occasione.
È molto essenziale e naturale la storia scritta da Christopher Manning per il suo debutto alla regia: l’incontro tra due sconosciuti, lunghe chiacchiere, un pomeriggio piacevole e denso di aspettative e poi quella sensazione di abbandono che, al ritorno, prende la gola.
È proprio nella sua semplicità la forza del film: senza fare ricorso a scene topiche o risolutive, a discorsi verbosi o artificiosi sentimentalismi ma scegliendo un tono di commovente realismo, con i protagonisti immersi nel loro incontro e seguiti strettamente da Manning, che usa primi piani, campi e controcampi stretti quando non sta alle spalle dei personaggi cogliendone le parole, Jamie mette in scena con grande empatia il primo approccio di un ragazzo, colto nel momento della formazione della sua identità sentimentale e sessuale, verso un potenziale oggetto del desiderio.
Sorretto da due bravissimi interpreti – Sebastian Christophers e Raphael Verrion – che dimostrano grande alchimia sullo schermo, benissimo fotografato da Alistair Little, molto curato nei dettagli – a dispetto dei problemi occorsi a inizio lavorazione che hanno costretto a un radicale cambio di ambientazione – Jamie è un film che vuole semplicemente arrivare al cuore dello spettatore attraverso la somma dei suoi elementi, senza che alcuno di essi sovrasti l’altro. E che, soprattutto, parte dall’intimità del suo protagonista per risuonare in ogni spettatore.
Con Jamie, Christopher Manning firma un cortometraggio di grande delicatezza, forte in empatia, che lascia il desiderio di sapere come procederà la vita del suo protagonista, cosa che probabilmente accadrà.
Roberto Rippa
Intervista a Christopher Manning
Interview with Christopher Manning
Jamie
(UK, 2016)
Regia, sceneggiatura, produzione: Christopher Manning
Direttore della fotografia: Alistair Little
Production design: Ross Alyward Tarten, Laura Castellano
Montaggio: Jojo Erholtz
Interpreti principali: Sebastian Christophers (Jamie), Raphael Verrion (Ben)
Produzione: Apparatus Film
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