Pegola (PU) / Animavì. II edizione – 12-16 luglio

Animavì
Festival Internazionale del Cinema di Animazione Poetico
II edizione

12-16 luglio 2017 / Pergola (PU)
animavi.org

La manifestazione immaginata da Simone Massi 15 anni fa torna dopo l’edizione inaugurale della scorsa estate. Sempre a metà luglio, a Pergola, con la stessa scolpita identità che lo ha reso un’eccezione. Sembra strano parlare di un’identità nel caso di una realtà appena nata, invece proprio la consapevolezza di non essere organizzatori di festival, e di conseguenza non voler costruire un evento cinematografico strutturato in maniera tradizionale, ha indicato da subito una direzione precisa anche nel modo, oltre che nei contenuti. Proveremo a non farlo, se useremo il temine ‘festival’ sarà solo per convenzione e sintesi, come fosse un’abbreviazione delle parole usate da Aleksandr Petrov (Bronzo Dorato 2016) per spiegare Animavì: “…un atto culturale organico al contesto”. I film, gli autori, il pubblico e l’ambiente sono mescolati negli spazi aperti, quasi confusi tra loro fino a fondersi e diventare un’unico grande gesto creato ed animato da una comunità intera.

La forma di Animavì è infatti derivazione del contenuto, del tipo di cinema, di una visione dell’arte, della vita e del mondo che l’animazione poetica d’autore ha saputo, e voluto, incarnare. Malgrado le differenze tra autori di generazioni e mondi lontani tra di loro, un tessuto comune di forme e modi ha definito in maniera netta un vero e proprio genere, forse fin più antico del cinema stesso. Di nuovo si parte da un gesto artigianale, la lotta e la danza degli autori con le tavole ed i loro fantasmi, la solitudine, la ripetizione, elementi che nella maggior parte dei casi trovano la loro naturale vocazione nella forma breve. Spesso i tempi di lavorazione di un cortometraggio di animazione tradizionale sono più lunghi di quelli di un lungomentraggio, ficion o documentario. Vedremo il caso di Schwizgebel, a Pergola per ritirare il Bronzo Dorato 2017, che ha impiegato in media due anni per ogni film. La brevità, o meglio dire la sintesi, è anche funzionale ai mondi rappresentati dal genere. Proprio nel nostro tempo in cui si dibatte di “Cinema del reale”, una dicitura in parte rischiosa che suona più come un ossimoro, la riaffermazione di un arte poetica assume ancora maggiore importanza nell’allargare sguardi e dibattiti sulle infinite epifanie con cui in cinema riesce a sorprendere e scomodare. Da un lato il lavoro sulla realtà, soggettiva, complessa e non riproducibile, dall’altro uno sguardo più intimista che mette in gioco direttamente autore e spettatore. Tra le definizioni stesse di ‘poetico’ infatti si ritrovano chiari riferimenti a “carattere di fatti o persone non legati alla realtà“. Due, di tanti, mondi quasi opposti ma non in conflitto, il cui rapporto impossibile merita altri spazi e discorsi ben più approfonditi.

Georges Schwizgebel è tra i più grandi e rigorosi esponenti di cinema d’animazione poetica di sempre. Svizzero, nato nel 1944, dal 1974 (Le vol d’Icare) ad oggi ha realizzato oltre venti film. La realtà da cui si muove la sua opera è l’arte stessa. Ritroviamo così la musica, la pittura, il cinema, travolti in una sorta di movimento perpetuo, spesso circolare, dentro cui i colori, i suoni e il nostro sguardo danzano. Il metalinguaggio di Schwizgebel però non è un fine, ma solo uno strumento sapientemente utilizzato per dare riferimenti di partenza allo spettatore che riconoscerà partiture, quadri, film: “Quando raccolgo la documentazione che mi servirà per fare un film, guardo molti dipinti e fotografie per trarne ispirazione. Piuttosto che iniziare io a fotografare o girare qualcosa, preferisco utilizzare qualcosa che esiste già”. L’assenza di dialoghi e narrazione costringe ancor più ad un rapporto intimo, immediato e diretto, con le immagini in movimento. La loro mutazione continua da un lato disorienta e dall’altro stordisce grazie alla bellezza che esplode dalla combinazione armonica degli elementi, la ripetizione del moto circolare sembra trasformasi in forza centrifuga incontenibile che porta le tavole in vita a superare i confini dello schermo. Un cinema tanto immediato e seducente quanto complesso, che pone al centro di tutto chi guarda. Lo spettatore si ritrova direttamente chiamato in causa: dallo ‘scegliere’ quale immagine guardare nel quadro finale de La course à l’abîme (CH 1992, col, 4’31”) dove “…Schwizgebel l’ingegnere incontra Schwizgebel l’artista” (Bendazzi), fino all’utilizzo di soggettive. Celebre e indimenticabile quella de Le Ravissement de Frank N. Stein (1982), una delle sue prime opere, dove lo sguardo che ci viene donato riesce ad accompagnarci fino ai piedi dello schermo per poi aiutarci ad attraversarlo. Schwizgebel e l’animazione poetica, a differenza del cinema del reale, tendono a cercare domande anziché risposte, e creare dubbi anziché certezze.

Altro regista che riceverà il Bronzo Dorato 2017 è Aleksandr Sokurov. Tanti gli ospiti, non solo legati al cinema ma alle arti in generale. Alcuni di essi sono parte della manifestazione sin dalla prima edizione.

 

 

Animavì
Festival Internazionale del Cinema di Animazione Poetico
II edizione

12-16 luglio 2017 / Pergola (PU)
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