Les herbes folles, le erbe selvatiche, come quelle che affiorano dall’asfalto o dalle crepe nei muri, ecco come vediamo i protagonisti di questa storia che, giunti alla mezza età, prendono a riassumere i comportamenti dell’adolescenza: non solo gli impeti ma anche, e soprattutto, i timori.
Come in un film di Hitchcock, Georges Palet si trova scaraventato in una situazione che non riesce a controllare quando trova nel parcheggio di un centro commerciale il portafogli di Marguerite Muir, che ha subìto uno scippo poco prima. Il fatto che nel portafogli si trovi anche il suo brevetto di pilota di aerei – un’antica passione dell’uomo, ereditata da suo padre – non fa che aumentare la sua curiosità nei confronti della donna. Da qui i rossori, le telefonate provate per ore e mai fatte, il desiderio di incontrarla che si fa molestia. Da parte sua, Marguerite è una donna attiva e sola, infastidita dalle eccessive attenzioni di Georges, ma non al punto di tirare un sospiro di sollievo quando lui, consigliato in questo senso dalla polizia, decide di non cercarla più.
Il quasi novantenne Alain Resnais non abdica al suo stile cinematografico recente fatto di apparente semplicità, realtà aleatorie, frequenti strizzate d’occhio al surrealismo e, lasciandosi alle spalle la neve di Coeurs del 2006, si concede non poche libertà nella narrazione della storia confermandosi un autore modernissimo come quando collaborò con Marguerite Duras per Hiroshima mon amour, con Alain Robbe-Grillet per L’année dernière à Marienbad o lavorò con Stan Lee – molto prima che ci pensassero molti altri – a due progetti poi mai realizzati.
Nel suo intento ha il supporto del direttore della fotografia Eric Gautier (Into the Wild di Sean Penn, L’heure d’été di Olivier Assayas, Un conte de Noël di Arnaud Desplechin, Taking Woodstock di Ang Lee) grazie a cui, con i suoi colori forti e sempre presenti, pare voler omaggiare il Godard di 2 ou 3 choses que je sais d’elle nonché dei suoi ormai consueti – ricorrenti da quasi trent’anni – attori Sabine Azéma e André Dussollier (ma c’è anche Mathieu Amalric nel ruolo di un poliziotto fuori dai canoni), i quali offrono interpretazioni tanto composite quanto naturali da far pensare a un cinema “familiare”. La voce narrante di Edouard Baer, presente per grande parte della storia, ha accesso ai pensieri dei personaggi e ai loro desideri di fantasia.
Alain Resnais, alla sua quarantottesima opera, tratta per la prima volta da un romanzo, conferma una non comune capacità di esplorazione dei sentimenti umani e dimostra una gran voglia di divertirsi.
Un divertimento, il suo, contagioso.
Les herbes folles (Gli amori folli. Francia-Italia, 2009)
Regia: Alain Resnais
Soggetto: Christian Gailly (dal romanzo “L’incident”)
Sceneggiatura: Alex Reval, Laurent Herbiet
Musiche: Mark Snow
Fotografia: Eric Gautier
Montaggio: Hervé de Luze
Interpreti principali: André Dussollier, Sabine Azéma, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Anne Consigny, Michel Vuillermoz, Edouard Baer
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