Salvatore Insana | À propos de l’été de l’âme (L’età dell’anima ha le estati contate)

À PROPOS DE L’ÉTÉ DE L’ÂME

l’età dell’anima ha le estati contate
concept, film, editing SALVATORE INSANA
with ELISA TURCO LIVERI
sound WLODZIMIERK KOTONSKI – Microstructures (from Avant Garde project – Electronic panorama)
Produzione: DEHORS/AUDELA
Marseille, 2013

 

À propos de l’été de l’âme (L’età dell’anima ha le estati contate) di Salvatore Insana fa parte della selezione che NOMADICA proporrà il 23 agosto 2014 a Capo d’Orlando, all’interno del primo appuntamento della nuova stagione della Mostra itinerante, dal 20 al 24 agosto, che Giuseppe Spina e Giulia Mazzone con ostinazione portano in giro per l’Italia, l’Europa e il mondo. Una selezione/riflessione sul cinema autarchico contemporaneo che, prendendo spunto dal cinema di Augusto Tretti, prova a gettare uno sguardo sulla produzione cinematografica contemporanea off off: fuori dagli schemi e dagli schemi e, solo in apparenza, marginale. L’accostamento di nomi quali Cosimo Terlizzi (La benedizione degli animali, 2014), Francesco Selvi (L’attesa, 2011), Jacopo Chessa (Alice e Zhuang Zi, 2010), Fabio Scacchioli e Vincenzo Core (Spectography of a battle, 2012), Fabio Scacchioli (dead SEEquences, 2009 e 108 seconds to born and dead, 2008), Luca Ferri (Caro Nonno, 2014) e, appunto, Salvatore Insana (L’età dell’anima ha le estati contate, 2013), nella loro diversità di esiti e stili, testimonia un comune approccio trettiano (?) alla produzione autonoma e libera di un cinema personale e, forse proprio per questo, universale. Un cinema “da camera”, fatto in completa autarchia che fatica a esser preso in considerazione quanto meriterebbe dalla critica, dai selezionatori dei festival e dalle istituzioni preposte alla valorizzazione di un patrimonio artistico ancora difficilmente comprensibile e quantificabile. È qui dentro che NOMADICA porta avanti il suo discorso, dentro a questo cinema così difficile da proporre a spettatori oramai completamente disabituati al coraggio della curiosità. C’è un cinema invisibile, più invisibile ancora di quello invisibile, che si può trovare online e nelle sezioni meno celebrate di grandi e piccoli festival, che merita attenzione e rispetto, curiosità e coraggio. [AG]

 

 

Ricognizioni, indagini: sulle soglie mancate e altri passaggi (À propos de l’été de l’âme)
di Salvatore Insana

agitava universi paralleli
consolidava l’immobilità dello spirito
per accedere al mondo degli altri
devi passare dal loro corpo

L’estate dell’anima come stagione sovrana, pre-sentimento dell’effimero, sospensione carica d’attesa per l’istante di rottura – quello in cui ti manca la terra sotto i piedi – confutando l’uomo che ha posto le sue speranze nel giorno che succede al presente e ri-partendo da Bataille: «È servile pensare innanzi tutto alla durata, utilizzare il tempo presente a profitto dell’avvenire, cosa che facciamo quando lavoriamo… ciò che è sovrano è il godere il tempo presente senza guardare ad altro all’infuori di questo tempo presente».
Oltre i ri-ferimenti, ci sono i punti di differimento, ciò da cui differire: la narrazione lineare, vista come “preservativo” che imbavaglia la ricerca e la obbliga ad una strada pre-vista; o l’alta definizione come emblema dell’appiattimento del linguaggio video e cinematografico verso una perfezione iperreale e iper regolamentata della fruizione: ma la bellezza, ad esempio, non ha niente a che vedere con questa rincorsa…
Lirismo visivo e lotta tra immagine e suono. Disfida tra immagini, tra corpo e spazio, tra corpo e tempo. Da Dove era che non ero a un Nero Enigma, ovvero come far scontrare mistica sublime e romanticismo al più sfrontato surrealismo, sentimento panico, tendenza alla contemplazione dell’incommensurabile e arte del contrasto inaudito.
Una trilogia senza il dono pesante della parola detta, ma piuttosto con un corpo che fa da traccia e guida, Elisa Turco Liveri, qui come in tutte le mie migliori ricerche degli ultimi anni, agente/reagente provocatore del mio sguardo e del mio spirito. Il passo successivo, quello decisivo e più tangibile a chi fruisce delle opere, lì dove rivive l’impronta del mio “agire”, è il lavoro di editing, cut up fatto di montaggio/smontaggio, sovrapposizione di strati, una realtà aumentata per vertigine delle suggestioni. E l’estate dell’anima è per me anche quella fase in cui la libertà di esserci e di sperimentare non subisce gli arresti del senso, dello spazio, del tempo.

Con meticolosità.
Raccontare nessuna storia.
Dettagliatamente.

 



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