Holy Motors > Leos Carax

PAROLE SANTE
Holy Motors | Leos Carax | Francia-Germania/2012

di Michele Salvezza
da Rapporto Confidenziale 37

 

didascalico [di-da-scà-li-co] agg. (pl.m. -ci, f. -che)
1. Volto a spiegare, a far capire, a facilitare l’apprendimento: esporre un argomento in forma d.
2. Con riferimento a opera letteraria in prosa o in versi, che espone precetti morali o nozioni scientifiche e tecniche, avendo come scopo l’educazione morale e l’istruzione del lettore: poema, genere d.; letteratura d.
3. Che riesce pedante, risulta, pare saccente: un insopportabile tono d.

 

Holy Motors è un film didascalico. Più didascalico di Holy Motors c’è solo la definizione di didascalico.

Resta da capire quale delle tre definizioni sia più calzante.

L’essere umano è meccanico.
(Un uomo ripete gesti meccanicamente)
L’umanità tutta è addormentata.
(Una sala cinematografica popolata da un pubblico ronfante)
Nemmeno una sveglia potrebbe destarli.
(La sirena di una nave non sortisce alcun effetto)
Qualcuno in grado di svegliarsi esiste.
(Un uomo solitario, nella sua camera da letto, si desta dal sonno, una luce si accende)

Ma è lui! Leos Carax, in un eccesso di narcisismo, lascia il letto e si moltiplica, prima nello specchio, poi nell’ombra sulla parete e in fine nello specchio d’acqua del piccolo computer portatile. Lui è in grado di andare oltre l’apparenza di una foresta dipinta, una gabbia di alberi che si apre e lo lascia entrare/uscire.
(La foresta/parete in realtà è una porta e lui ha la chiave. Una delle sue dita diventa grimaldello e la schiude!)

Ed ecco Leos arrivare nella sala di cui sopra, a guardare dall’alto i dormienti. Lui e il suo cane che per scendere in mezzo ai dormienti si fanno bambino e molosso.

Insomma cosa ho voluto dire? Non ne ho idea.

Il punto è proprio questo: la comunicazione è come un filo teso tra le cime di due palazzi di diverse altezze. Questa non sarà mai lineare, ma sempre sbilanciata in un verso o nell’altro. Chi dall’alto cerca di comunicare attraverso quel filo, farà piombare sul malcapitato sottostante tutta la sua furia comunicativa che non farà altro che prendere velocità percorrendo il dislivello. Allo stesso modo, chi dal basso volesse comunicare verso l’alto, dovrebbe compiere uno sforzo proporzionale alla differenza di altezza.

Carax si sveglia dopo 13 anni e alla pletora dei suoi estimatori non poteva sfuggire l’occasione di gridare al capolavoro, a prescindere.

Carax dice: «Attraverso ponti tutti i giorni e una vecchia donna gitana era lì. L’ho vista per anni, non le ho mai parlato, a volte le davo qualche soldo, ma non c’era nessuna comunicazione possibile tra quella donna e me: non sapevo come fare. E non so perché, ho conservato questa immagine dentro di me come se fossi stato io stesso nella mia immaginazione: andavo in diversi luoghi e mi trasformavo in questa vecchia donna. Questa è l’origine della storia».

L’origine stessa del film si basa sul presupposto della incomunicabilità.

E ancora:
«Desidera essere compreso dal pubblico?»
«Non so chi sia il pubblico. È gente che presto morirà. Non amo i film per il pubblico, amo i film privati e invito chiunque a vedere il mio. Mi importa di essere visto. Compreso? No. Amato? Sì».

Chiaro?
Andiamo avanti.

L’essere umano è una macchina, il film ripete questo messaggio fino alla fine, fino al finale che mette in parallelo la sala cinematografica e il garage.

Macchine inconsapevoli di esserlo. Macchine che contengono e omologano gli uomini, come belle scatole tutte uguali.
Dentro le macchine/uomo le svariate personalità che convivono in noi, non sempre pacificamente.

Lungo l’arco della giornata, attraverso queste rappresentazioni, si dipana l’intera esistenza di un essere umano tipo.
Da applausi la scena nella quale Mr. Merde trancia di netto le due dita di una donna nell’atto di visualizzare le virgolette.

Così l’esistenza va avanti in maniera non casuale, ma causale, in maniera del tutto preordinata. Ma vista l’impossibilità di conoscere tutte le cause, il caso è chiuso e si vive secondo la scaletta degli appuntamenti.

Nel lungo finale, che inizia subito dopo il primo dei due scontri che il protagonista ha con se stesso, la visione delle cose inizia a mutare. Ne segue la fredda esecuzione di se stesso e una lenta presa di coscienza del fatto che il tempo è passato ed è quasi agli sgoccioli. Si torna così nel letto dell’inizio, ma adesso lui è più vecchio e il cane è adulto.

Il tempo sta scandendo e non ci resta che scoprire che l’inizio e la fine coincidono. L’uomo/macchina torna a casa, alle sue origini, e i suoi parenti più prossimi, moglie e figlia, sono scimmie. Carax suggerisce che oltre la meccanicità dell’evoluzione ci deve necessariamente essere qualcosa e che bisogna riavvicinarsi alle origini bestiali della nostra specie. Il testo della canzone in sottofondo ci ricorda quanto Holy Motors sia didascalico:

On voudrait revivre.
Ça veut dire:
On voudrait vivre encore la même chose.
Refaire peut-être encore le grand parcours,
Toucher du doigt le point de non-retour
Et se sentir si loin, si loin de son enfance.
En même temps qu’on a froid, quand même on pense
Que si le ciel nous laisse on voudra
Revivre.
Ça signifie:
On voudrait vivre encore la même chose.
Le temps n’ai pas venu qu’on se repose.
Il faut refaire encore ce que l’on aime,
Replonger dans le froid liquide des jours, toujours les mêmes
Et se sentir si loin, si loin de son enfance.
En même temps qu’on a froid, qu’on pleure, quand même on pense
Qu’on a pas eu le temps de terminer le livre
Qu’on avait commencé hier en grandissant,
Le livre de la vie limpide et grimaçant
Où l’on était saumon qui monte et qui descend,
Où l’on était saumon, le fleuve éclaboussant,
Où l’on est devenu anonyme passant,
Chevelu, décoiffé, difforme,
Chevelu, décoiffé, difforme se disant
On voudrait revivre, revivre, revivre.

On croit qu’il est midi, mais le jour s’achève.
Rien ne veut plus rien dire, fini le rêve.
On se voit se lever, recommencer, sentir monter la sève
Mais ça ne se peut pas,
Non ça ne se peut pas,
Non ça ne se peut…

Non capite il francese? Ricordate la storia del filo tra i palazzi?

Il finale definitivo, ci mostra il garage/sala con i ronfanti inconsapevoli e quella scritta, con la lettera spenta, che sembra suggerire che la parola santificata, esatta, (Holy Mot) possa rompere la meccanicità. •

Michele Salvezza

 

 

Holy Motors
Regia, sceneggiatura: Leos Carax • Fotografia: Caroline Champetier AFC, Yves Cape AFC SBC • Montaggio: Nelly Quettier • Musiche: Neil Hannon • Suono: Erwan Kerzanet (originale), Florian Sanson (sound design) • Casting: Elsa Pharaon • Production: Albert Prevost • Trucco e acconciature: Bernard Floch • Costumi: Anaïs Romand • Assistente alla regia: Julie Gouet • Post-produzione: Eugénie Deplus • Direttore effettivi visivi: Thierry Delobel • VFX: Alexandre Bon • VFX producer: Bérengère Dominguez • 3D: Olivier Marci • Produttore: Martine Marignac, Martine Marignac, Albert Prévost, Maurice Tinchant, Karl Baumgartner • Interpreti: Denis Lavant (M. Oscar, il banchiere, la mendicante, attore di motion capture, M. Merde, il padre, il fisarmonicista, il killer, l’ucciso, la morte, uomo nella casa), Edith Scob (Céline), Eva Mendes (Kay M), Kylie Minogue (Eva Grace/Jean), Elise Lhomeau (Léa/Elise), Jeanne Disson (Angèle), Michel Piccoli (l’uomo con la voglia), Leos Carax (l’uomo che si sveglia, voce limousine), Nastya Golubeva Carax (la ragazza), Reda Oumouzoune (l’acrobata del motion capture), Zlata (la cyber-donna), Geoffrey Carey (il fotografo, voce limousine), Annabelle Dexter-Jones (assistente fotografo), Elise Caron, Corinne Yam • Produzione: Pierre Grise Production, Théo Films, Arte France Cinéma, Pandoraa Film, Wdr-Arte • Con la collaborazione: Canal +, Centre National Du Cinéma (CNC), L’image Animée • Con il supporto: Unione Europea – Media Program, Ile-De-France The Procirep/Angoa, Ffa Mini Traité, Medien Board Berlin Brandenburg • In associazione: Soficinéma • Macchina da presa: Red Epic – Zeiss Standard Speed e Super Speed Lenses • Laboratori: DuboiColor (Francia), Laboratoires Éclair (Francia) • Negativo: Redcode RAW • Processo fotografico: Digital Intermediate 4K (master format), Redcode RAW 5K (source format) • Formato di proiezione: 35 mm (spherical), D-Cinema • Rapporto: 1.85:1 • Suono: Dolby Digital • Colore: b/n, colore • Lingue: francese, inglese • Paese: Francia, Germania • Anno: 2012 • Durata: 115’

 

 

Rapporto Confidenziale
numero 37 (dicembre 2012 / gennaio 2013)

ISSN: 2235-1329

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