Out in the Dark (Alata) > Michael Mayer

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Nimr, studente palestinese, sogna una vita migliore altrove. Magari in Inghilterra, dove vorrebbe proseguire i suoi studi conseguendo un master. Una notte, incontra Roy, avvocato israeliano, e tra i due inizia una appassionata storia d’amore. Man mano che la loro storia si approfondisce, Nimr si trova sempre più drammaticamente confrontato con la realtà della società palestinese, che non accetta la sua omosessualità, e di quella israeliana, che non accetta invece la sua nazionalità. Quando il suo amico di lunga data Mustafa, da tempo a Tel Aviv clandestinamente, viene rimandato a Ramallah dove viene brutalmente assassinato, Nimr si trova ad essere confrontato con le poche scelte di vita a lui possibili mentre lo scorrere del tempo assottiglia drammaticamente le sue opzioni.

 

Nimr è un giovane studente palestinese che ottiene il permesso di muoversi tra Ramallah e Tel Aviv per frequentare un corso presso la facoltà di psicologia della metropoli israeliana.
Non è questa la sua prima occasione a Tel Aviv: Nimr la frequenta saltuariamente e prevalentemente di notte, attraversando clandestinamente la frontiera per frequentare un club gay della città e incontrare il suo amico connazionale Mustafa, che in città vive da tempo come clandestino.
Una sera, nel club, Nimr incontra Roy, avvocato presso il prestigioso studio del padre, e con lui inizia una storia d’amore appassionata come solo quelle apparentemente senza futuro.
Perché la situazione di Nimr è resa ancora più complicata dalla sua situazione familiare, con un padre morto quando lui era bambino e un fratello maggiore appartenente a un’organizzazione clandestina di ribelli per cui custodisce un arsenale in casa.
Se le prime trasferte a Tel Aviv scorrono tranquillamente, tra lo studio e le serate con Roy, presto la condizione muta drammaticamente. Dall’uccisione di Mustafa per mano dell’organizzazione cui appartiene il fratello di Nimr, con quest’ultimo costretto ad assistere impotente, la situazione precipita progressivamente tra l’interessamento di una sorta di servizio segreto che tenta di ricattarlo per il suo essere gay chiedendogli di operare in territorio israeliano. E qui si palesa la situazione personale di Nimr, costretto a nascondersi a tutti, famiglia compresa, per evitare di dover affrontare situazioni che più che complicate sarebbe lecito definire pericolose. Anche Roy, da par suo, ha i suoi, pur molto meno numerosi e drammatici,  problemi: la cena con i genitori, che ha come scopo quello di presentare Nimr, non sortisce l’effetto sperato, con un padre più rassegnato che contento e una madre che nulla fa per nascondere il suo disappunto.
L’ideale romantico del “soli contro tutti” assume qui una connotazione profonda, con un giovane uomo impossibilitato ad essere se stesso e soprattutto impossibilitato ad essere libero, e un altro che nulla sembra riuscire a fare per risolvere la situazione, malgrado le influenti conoscenze sviluppate grazie al suo lavoro.

 

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Quando il dramma irrompe violento nella storia, con Nimr ricercato dal gruppo cui appartiene il fratello e dalla polizia israeliana dopo essere stato ripudiato dalla famiglia, il film assume il registro del thriller con punte di melodramma senza mai rinnegare il suo studio sulla situazione iniziale, che rimane anzi in primo piano anche quando gli eventi sembrano avere il sopravvento.
Un finale lasciato intelligentemente aperto, due interpretazioni sinceramente brillanti (con una nota di merito all’esordiente Nicholas Jacob nel difficile ruolo di Nimr. Michael Aloni si è già visto in Policeman di Nadav Lapid), un realismo nel dramma che fa a meno di qualsiasi orpello, atmosfere che traggono dalla luce naturale la loro forza e uno sviluppo narrativo che non lascia spazio a momenti morti ma cui forse, al contrario, averebbe giovato una minore sovrapposizione di eventi, sono la colonna portante del film d’esordio di Michael Mayer, anche co-sceneggiatore, nativo di Haifa ma formatosi in California (e si vede), che fa buon uso delle riprese notturne e ravvicinate per portare allo spettatore tutta l’intensità della passione cui si assiste sullo schermo in un film in cui le posizioni sia israeliana che palestinese non sono mai trattate con particolare comprensione. Un film che si inserisce nella scia minata delle storie d’amore rese problematiche da questioni territoriali uscendone molto bene grazie all’intelligenza del suo autore. Un debutto sorprendente.

Roberto Rippa

Out in the Dark è stato presentato al Toronto Internatiobal Film Festival e ha ottenuto il premio come migliore film nazionale all’Haifa International Film Festival, il premio del pubblico al Roze Filmdagen di Amsterdam e il premio come migliore film al Mardi Gras Film Festival di Sydney, Australia 2013.

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Out in the Dark
(Israele-Stati Uniti-Palestina, 2012)
Regia: Michael Mayer
Sceneggiatura: Yael Shafrir, Michael Mayer
Musiche: Mark Holden, Michael Lopez
Fotografia: Ran Aviad
Scenografie: Sharon Eagle
Costumi: Hamada Atallah
Montaggio: Maria Gonzales
Produttori: Lihu Roter, Michael Mayer
Produzione: M7200 Productions, Periscope
Interpreti principali: Nicholas Jacob, Michael Aloni, Jameel Khouri, Alon Pudt, Loai Noufi, Khawlah Haj, Maysa Daw, Shimon Mimran, Alon Oleartchik, Cheli Goldenberg
Colore / 96′

 



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