“Nei miei film il paesaggio non è mai uno sfondo pittoresco. È uno stato mentale, possiede quasi delle qualità umane: perché è parte vitale del paesaggio interiore dei personaggi. (…) Dirigere paesaggi mi piace quanto dirigere attori o animali. Non scherzo, è proprio vero. Cerco spesso di introdurre in un paesaggio una certa atmosfera, usando suono e immagine per conferirgli un carattere definito. (…) Il punto di partenza per molti dei miei film è un paesaggio.” W. Herzog
Lo scorso 21 giugno il Comitato Unesco ha proclamato Langhe Roero e Monferrato “Patrimonio mondiale dell’umanità”, primo paesaggio vitivinicolo in Italia a ricevere tale onorificenza: ventinove comuni in sei diverse areedelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, per una superficie complessiva di 10.789 ettari, sono dunque parte integrante della World Heritage List.
Una decisione che certamente il Piemonte deve festeggiare per le importanti ricadute turistiche internazionali, ma anche un impegno preso nei confronti delle future generazioni a custodire e tramandare il valore e l’integrità di questo paesaggio.
Come scrive l’Unesco: “I paesaggi culturali vitivinicoli del Piemonte di Langhe-Roero e Monferrato sono una eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino. (…) I vigneti di Langhe, Roero e Monferrato costituiscono un esempio eccezionale di interazione dell’uomo con il suo ambiente naturale: grazie ad una lunga e costante evoluzione delle tecniche e della conoscenza sulla viticoltura si è realizzato il miglior adattamento possibile dei vitigni alle caratteristiche del suolo e del clima, tanto da diventare un punto di riferimento internazionale. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato incarnano l’archetipo di paesaggio vitivinicolo europeo per la loro grande qualità estetica.”
Per festeggiare questo importante riconoscimento, in occasione dell’84° fiera del tartufo di Alba, siamo lieti di annunciare giovedì 13 novembre un momento di riflessione su paesaggio e cinema, che avrà come protagonista Werner Herzog, uno dei maggiori registi contemporanei.
Werner Herzog è nato a Monaco di Baviera nel 1942. Cresciuto in un villaggio delle montagne bavaresi senza mai vedere cinema e televisione, né usare il telefono, inizia a viaggiare a piedi a quattordici anni. L’esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1961 e già nel 1963 egli fonda la sua casa di produzione, la Werner Herzog Filmproduktion. Dopo il 1965 viaggia a lungo tra Stati Uniti e Messico e partecipa al progetto di fondare uno stato utopico nel Guatemala. Torna in Germania nel 1968 e realizza il suo primo lungometraggio, Segni di vita, che riceve al Festival di Berlino il premio della migliore opera prima.
Il cinema di Herzog, ricco di opere ormai riconosciute come caposaldi della modernità cinematografica in Europa – Aguirre, furore di Dio (1972), L’enigma di Kaspar Hauser (1974), Cuore di vetro (1976), La ballata di Stroszeck (1977), Nosferatu e Woyzeck (entrambi 1979) – è caratterizzato, da condizioni di riprese avventurose fino all’estremo limite fisico, spesso ambientate in esterni inospitali (montagne, deserti, grandi corsi d’acqua). Ogni film diventa così un oggetto inafferrabile, in bilico tra finzione e documentario, come in Fitzcarraldo (1982), che narra la scalata di un battello sui fianchi di una montagna (effettivamente realizzata). La ricerca visionaria di una sacralità del paesaggio e l’idea del cinema come testimonianza del perdurare di civiltà sull’orlo della scomparsa contraddistinguono anche la notevole attività documentaristica di Herzog, dove la componente narrativa serve spesso a giustificazione del viaggio, dell’esplorazione di un luogo: dalla rivisitazione del Popol Vuh in Fata morgana (1971), ambientato nel Sahara, in Kenia, Tanzania, nei Paesi del Golfo della Guinea e nelle Canarie, all’Australia degli aborigeni in (1984; Dove sognano le formiche verdi), dalla Patagonia di Schrei aus Stein (1991; Grido di pietra) al Kuwait martoriato dalla guerra del Golfo in Lektionen in Finsternis (1992; Apocalisse nel deserto).
Il paesaggio è una metafora che contiene una stratificazione quasi infinita di significati. La visione del paesaggio è stata concepita tradizionalmente come un’esperienza puramente contemplativa, dove non esiste un percorso predeterminato e non entrano in campo nella visione né ricordi né attese. Ma il paesaggio si è oggi trasformato da scenario immobile osservato “esteticamente” (idillicamente) in un sistema complesso e in continuo movimento, tale da non poter essere più osservato dall’esterno ma necessariamente vissuto ed interpretato nel suo continuo mutamento.
Cosa accade dal momento in cui consideriamo questo paesaggio come in movimento-mutamento? Qual’è lo stato del fluttuante e mai risolto rapporto fra paesaggio-realtà e paesaggio-immagine? Il seminario con Werner Herzog, animato da Marco Müller (uno dei “complici” regolari del regista in Italia, studioso e produttore – vincitore in quella veste del Gran Premio AlbaCinema dell’Infinity Film Fest 2006) vuole proporre un’immersione in un paesaggio di immagini e visioni che risponda, almeno in parte, a questi interrogativi.
Werner Herzog sarà ospite del nostro territorio per alcuni giorni e avrà dunque l’opportunità di conoscere i paesaggi delle Langhe, del Roero e del Monferrato. Giovedì 13 novembre, al termine di una serie di proiezioni commentate, alle ore 21,00 Werner Herzog (in dialogo con Marco Müller) incontrerà il pubblico al Teatro Sociale di Alba.
Alla scoperta del paesaggio nel cinema
Werner Herzog in dialogo con Marco Müller
giovedì 13 novembre, ore 21
Teatro Sociale | Piazza Vittorio Veneto, 3 | Alba (Cuneo)
Fonte: collisioni.it