«Ho incontrato Marcella nel 1998. In quel momento era una persona per me distante: esponente politico di Bologna, e presidente del MIT. Non avrei mai immaginato che sarebbe diventata una mia amica. Chi fosse Marcella ho cominciato a capirlo standole a fianco nella sua vulcanica vita di attivista, in viaggio per l’Italia, durante i pride, le interviste, le campagne elettorali, i comitati cui prendeva parte con generosità ineguagliabile. Quella frequentazione mi ha permesso di ascoltare i racconti della sua vita e di scoprire la vulnerabilità dietro la forza d’animo, la complessità, il magnetismo e il coraggio. Quello che però ho avuto chiaro sin dal nostro primo incontro era che avevo di fronte un personaggio storico. Ecco perché ho voluto, il giorno dopo la sua morte, fare questo film».
– Simone Cangelosi
Marcella Di Folco (1943-2010) è stata la prima transessuale al mondo eletta a una carica pubblica. Dal 1988 fino alla morte è stata Presidente del Movimento Identità Transessuale (MIT), nel ’90 venne eletta a Bologna come consigliere circoscrizionale del quartiere Saragozza, nel ’95 consigliere comunale della giunta Vitali, nel ’97 fu nominata vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG), fu candidata alle politiche del 2001, alle amministrative e alle europee del 2004 e ancora alle politiche del 2006. Marcella Di Folco è stata un’attivista per i diritti civili e un’importante figura politica a livello cittadino e nazionale ma, soprattutto, un punto di riferimento prezioso per tante persone alle quali ha saputo infondere coraggio, prestare aiuto concreto e insegnare che ogni cosa è possibile e ogni diritto raggiungibile.
Ma la vita di Marcella è stata tante altre vite. Una vita intensa, di quelle che da sole ne valgono dieci, di quelle che quando le osservi retrospettivamente non capisci come sia stato possibile attraversare così tanti mondi, trasformarli tutti quanti e lasciare nel cuore delle persone incontrate un segno così indelebile. La sua vitalità, la cultura, il garbo e l’ironia rivivono nel bel film documentario Una nobile rivoluzione (presentato in anteprima al 32° Torino Film Festival nella sezione italiana.doc) diretto da Simone Cangelosi che da questa esistenza, ricostruita come un viaggio nel tempo sospeso su di un presente dentro al quale la storia di una vita si ricompone per frammenti (sceneggiato con Roberto Nisi e la collaborazione di Fulvia Antonelli e Silvia Silverio), ha saputo dare forma a un racconto toccante e mai scontato, emozionante e mai lacrimevole, sempre un passo fuori dal patetismo dell’agiografia e della santificazione, offrendoci una Marcella più che viva, immortale.
Marcella nasce nel 1943 come Marcello da un’agiata famiglia pariolina retta da un padre appartenente alla gerarchia fascista col vizio del gioco che li trascinerà, poco dopo la guerra, sull’orlo dell’indigenza. Marcello dopo il conseguimento della maturità scientifica lavorerà come portiere presso l’Hotel Rivoli di Roma e, successivamente, dall’apertura del ’65 fino ’76, nel locale notturno che ridefinì i confini della notte italiana, il Piper Club. Qui si occuperà della selezione alla porta, dell’accoglienza e dell’ospitalità degli artisti e delle personalità più in vista, divenendo punto di riferimento, e smistamento, del jet set romano e internazionale.
Straordinaria fu la sua stagione cinematografica resa possibile da un destino palesatosi sotto forma di una lettera da recapitare a una segretaria di edizione al teatro 5 di Cinecittà. Fu durante una pausa di lavorazione d’una piovosa giornata di riprese che Federico Fellini rimarrà istantaneamente folgorato dal suo volto antico, dai tratti così romani, e lo scritturerà seduta stante per il ruolo del proconsole nel Satyricon (1969). Sempre con Fellini fu il mammone in Roma (1972) e lo schiavo carceriere di Mastroianni ne La città delle donne (1980). Indimenticabile fu la sua apparizione in Amarcord (1973) nei panni del principe erede al trono d’Italia, l’uomo al quale Magali Noël offre il proprio corpo da sotto le lenzuola pronunciando l’immortale battuta: «Signor Principe… Gradisca!». Nel ’71 interpreta per Dino Risi il segretario del disinvolto imprenditore Renzo Santenocito (Vittorio Gassman) ne In nome del popolo italiano. Nel ’72 ottiene il ruolo di protagonista nello sceneggiato televisivo in tre parti L’età di Cosimo de Medici diretto da Roberto Rossellini; nel ’74, ancora con Rossellini, sarà scritturato per un ruolo minore in un’altra miniserie televisiva, Cartesius. Sempre nel ’74 interpreterà il ruolo di uno spietato killer in Il poliziotto è marcio per la regia di Fernando di Leo. Altro film memorabile al quale prese parte fu Todo Modo di Elio Petri (1976). Con Bruno Corbucci fu il maggiordomo dell’imprenditore maltrattato dal gorilla Alberto Sordi in Di che segno sei? (1975) e, nel ’79, vestì i panni d’un malavitoso in Squadra antigangsters. Prese pure parte a una serie di titoli tutt’altro che memorabili, ma indubbiamente stracult, quali: Sotto a chi tocca! (Gianfranco Parolini, 1972), I racconti di Canterbury N. 2 (Lucio Dandolo, 1972), Anche se volessi lavorare, che faccio? (Flavio Mogherini, 1972), Decameron n° 2 – Le altre novelle del Boccaccio (Mino Guerrini, 1972), Finché c’è guerra c’è speranza (Alberto Sordi, 1974), Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda (Lucio Dandolo, 1975), Mondo candido (Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, 1975), Vinella e Don Pezzotta (Mino Guerrini, 1976), Tutti possono arricchire tranne i poveri (Mauro Severino, 1976), Joséphine ou la comédie des ambitions (Robert Mazoyer, 1979 – miniserie TV). Concluse la sua stagione cinematografica, con all’attivo 22 lungometraggi, all’alba della decadenza del cinema italiano con il film I carabbinieri di Francesco Massaro (1981).
Questa suo passato cinematografico, per anni piuttosto sottaciuto, è stato celebrato da Felliniana, documentario intervista con Marcella e il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli diretto nel 2010 da Simone Cangelosi e Luki Massa.
Nell’estate del 1987 la sua vita subisce una svolta. Dopo anni di lotta per l’affermazione della propria identità e a seguito di una bruciante delusione d’amore, Marcello prende un volo per Casablanca e torna Marcella. Finalmente la sua reale natura possiede il corpo che sempre ha sentito appartenerle e da quel momento incominciano le lotte con il mondo attorno a sé per l’affermazione di quei diritti ancora negati e per un misterioso amore bolognese. E così Marcella lascia Roma per trasferirsi a Bologna, incominciando una nuova stagione della propria vita, lontana dal cinema, lontana dal Piper, lontana da Marcello. Sarà proprio a Bologna che prenderà avvio quella nobile rivoluzione che il suo nome ha contribuito a rendere possibile, fatta di attivismo (con il Movimento Identità Transessuale) e impegno politico (con i Verdi e la galassia di partiti succedutisi a sinistra), sempre con la testa altissima e con quella forza gentile che il film riesce a restituire in tutta la sua dirompente vitalità.
Simone Cangelosi tratteggia un ritratto vivido dosando materiale d’archivio (il montaggio è firmato Fabio Bianchini Pepegna) a riprese realizzate con Liliana Di Folco – sorella di Marcella – e suo figlio, nelle quali lui stesso compare in punta di piedi col suo fare timido e pieno di pudore, con Porpora Marcasciano (erede di Marcella alla presidenza del MIT), Vladimir Luxuria e altre persone che la conobbero. Il film è denso di ricordi e aneddoti, di fatti piccolissimi e momenti storici, di chiacchiere attorno a un tavolo e comizi dai palchi dei pride e di congressi della CGIL. «Il matrimonio è un ponte sospeso sopra al nulla», dirà Marcella, commuovendosi, a una coppia di sposi celebrando la loro unione in qualità di pubblico ufficiale presso il comune di Bologna. Quel che colpisce prima di ogni altra cosa è l’abilità da equilibrista di Cangelosi nel mantenersi sempre un passo fuori dalla facile emozione e dallo struggimento. Il suo tocco narrativo è animato da un pudore lieve, aggraziato e intelligente e mai privo di una sottile ironia. Ed è nell’utilizzo del materiale d’archivio che Una nobile rivoluzione dimostra qualità esemplari, perché in questa alternanza tra epoche differenti e materiali vari è in grado di storicizzare la portata politica della vita di Marcella e al contempo di tratteggiare una storia del movimenti LGBT italiano. Cangelosi lavora nell’assenza di una memoria visiva condivisa delle lotte per i diritti civili e anche solo con l’utilizzo di materiale video raccolto nei pride degli ultimi 30 anni, anche solo con l’utilizzo di semplicissime didascalie con la data e l’anno, è in grado di porre tutti quei fatti dentro a una prospettiva storica, offrendo allo spettatore una chiara comprensione dell’importanza di tali battaglie politiche. L’idea per cui i pride siano stati e continuino ad essere una carnevalata è un pregiudizio diffuso che può essere corretto solo e soltanto con la lettura storica del movimento e la narrazione delle sue tappe evolutive nel corso dei decenni della storia nazionale.
Molto di questo materiale del passato è stato raccolto dallo stesso Cangelosi e in molti casi era già stato utilizzato nel suo film d’esordio del 2007. Dalla testa ai piedi è il racconto in prima persona della transizione da donna a uomo che Simone ha compiuto tra la fine degli anni ’90 e il 2005 (il film è visibile al costo di 2,99€ su On the DOCKS) e come per Una nobile rivoluzione il racconto si snoda tra il piano personale ed intimo e quello storico e politico. È estremamente interessante cogliere in Cangelosi l’utilizzo del linguaggio cinematografico per accompagnare la sua stessa esistenza e per metabolizzare, grazie al distanziamento del montaggio e della narrazione, momenti complessi della propria vita (il cambio di genere, la morte dell’amica Marcella). Un cinema dunque estremamente personale che diviene però una riflessione storica, grazie a uno sguardo sempre attento a storicizzare la dimensione privata nel più ampio scenario delle epoche attraversate dai fatti raccontati.
Non è un caso dunque, ma uno sviluppo logico e coerente, che attualmente Cangelosi stia lavorando, in collaborazione con Porpora Marcasciano, il MIT e la Cineteca di Bologna alla costruzione di un archivio per immagini del movimento LGBT.
Se poi ci pensi bene Una nobile rivoluzione di cosa parla? Certo è la storia di Marcella Di Folco, ma è anche la storia del movimento LGBT, ma è pure una storia che parla di politica, di identità, di coraggio, di persone e di una nazione, del tempo che passa, delle nostre stesse vite che si riflettono nella cronologia delle didascalie dei pride (dov’ero quel giorno? dove vivevo in quel periodo? cosa facevo? cosa pensavo?). È una riflessione sulla vita e sulla morte, su quel che si lascia quando si non ci siamo più. Sull’amore e sull’ardore di sognare un mondo diverso. È un film gioioso e struggente, complesso perché stratificato. C’è una sequenza che rimarrà impressa nella memoria dello spettatore in maniera indelebile e che rappresenta compiutamente la delicatezza dello sguardo di Cangelosi (e la qualità del lavoro svolto dall’operatrice Debora Vrizzi). Siamo in un cimitero, Liliana e suo figlio preparano e sistemano i fiori sul loculo di Marcella, discutono di qualcosa adombrandosi, poi la conversazione prende a raccontare le manie culinarie di Marcella, la sua esagerazione nel preparare quantità di cibo paradossali e proprio mentre incominciano le risate la macchina da presa scivola via, lasciando ogni discorso sospeso un attimo prima della commozione.
Film da non perdere dunque, per le notevoli qualità cinematografiche e per essere contagiati ancora una volta almeno dalla vitalità dell’eterna Marcella Di Folco. •
Alessio Galbiati
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post scriptum
Nel marzo 2012 il consiglio comunale di Bologna ha approvato l’ordine del giorno, proposto da Cathy La Torre e controfirmato da Sergio Lo Giudica, per l’intitolazione di una via a Marcella di Folco in qualità di persona che ha speso la propria esistenza “per la promozione e la difesa delle persone transessuali e la sua instancabile attività fuori e dentro le istituzioni”.
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UNA NOBILE RIVOLUZIONE
Regia: Simone Cangelosi
Soggetto, sceneggiatura: Simone Cangelosi, Roberto Nisi, Fulvia Antonelli (collaborazione), Silvia Silverio (collaborazione)
Fotografia, operatore: Debora Vrizzi
Montaggio: Fabio Bianchini Pepegna
Suono: Mirko Fabbri (suono e mix)
Post-produzione: Lamberto Borsetti
Produttori: Gianluca Buelli, Claudio Giapponesi, Simone Cangelosi
Produzione: Pierrot e la Rosa, Kiné Società Cooperativa
Distributore: Cineteca di Bologna
Ufficio stampa: VIC Communication
Vendite estere: The Open Reel
Formato di ripresa: HD, 8 mm, super8, VHS, Hi8
Formato di proiezione: HD
Paese: Italia
Anno: 2014
Durata: 83′
Simone Cangelosi (Pisa, 1968), laureato in filmologia presso l’Università di Bologna ha lavorato a lungo come restauratore cinematografico per la Cineteca di Bologna. Nel 2007 ha portato a termine il cortometraggio documentario Dalla testa ai piedi, cominciato alla fine degli anni Novanta e che utilizza materiale d’archivio amatoriale. Nel 2010 ha realizzato insieme a Luki Massa Felliniana, intervista a Marcella Di Folco sulla sua esperienza nel cinema di Federico Fellini.
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