Un burattino di nome Pinocchio – indice dei capitoli
La voce di Pinocchio: intervista a Roberta Paladini
di Mario Verger
Roberta Paladini, oggi affermatissima doppiatrice, esordì undicenne nella parte da protagonista, assieme ad altri famosi doppiatori dell’epoca, in Un burattino di nome Pinocchio di Giuliano Cenci. Intervistarla è stata un’emozione incredibile: col tono di voce adulto, risentirla, dopo quarant’anni mentre nominava nuovamente quei personaggi del film quali la Fata, il Grillo parlante, il Gatto e la Volpe, Lucignolo, ancora dalla sua stessa e inconfondibile voce, sobria e cordiale ma talvolta con punte di quella stessa tenerezza che suggeriva quando doppiava il suo primo film, è stato veramente come essere in conversazione, personale e diretta, con lo stesso Pinocchio di Giuliano Cenci.
Signora Paladini, come iniziò?
«Allora, io ho cominciato più o meno che avevo 11 anni a fare cosine in doppiaggio, perché essendo tra i figli di quelli che erano in questo mondo che poteva essere il doppiaggio, la televisione, la radio, ecc., mio padre, ad esempio, era stato il primo lettore del telegiornale quando il direttore era Veltroni, il papà di Walter Veltroni; per cui, insomma, io ho cominciato a fare qualcosina…»
E poi cosa accadde?
«Poi due animatori fiorentini che si chiamavano Giuliano e Renzo Cenci, portarono questo progetto di fare Pinocchio in cartone animato. Allora, però, si facevano tutte le parti, le voci senza visivo; noi vedevamo i personaggi disegnati soltanto e poi ci spiegavano le scene»
Questo mi interessa molto: loro cosa hanno fatto?
«Innanzitutto dei provini. Prima hanno fatto dei provini di voce dove facevano dire delle battute a più ragazzini e… ho vinto io… che ero però una femmina [aggiunge la Paladini simpaticamente ridendo]»
Era il suo primo film?
«Penso di si, perché fino allora avevo fatto piccole cose…»
Quando Suo padre le comunicò che Le avrebbero affidato la parte di Pinocchio Lei non se lo aspettava, hanno fatto dei provini con più ragazzini e hanno scelto Lei che era una femminuccia…
«Si… comunque allora tante femmine facevano le parti dei maschi. Adesso non ricordo quanti eravamo a fare il provino, più o meno sei o sette bambini… adesso non ricordo esattamente, perché quando si è bambini non si sta tanto a pensare… dici si, carino, insomma… quasi un gioco! »
Che ricordi ha del doppiaggio di Un burattino di nome Pinocchio?
«Per me è stata un’esperienza straordinaria. E poi il direttore di doppiaggio era Lauro Gazzolo, il papà di Nando, che era quello che faceva il ‘vecchietto’ del West… e poi lì io ho conosciuto i più grossi attori che c’erano, perché ho lavorato con Luigi Pavese, con Oreste Lionello…»
Oreste Lionello, c’era pure lui? non compare nei crediti definitivi…
«Lionello fece… aspetti, che io non mi ricordo… perché sono passati tanti di quegli anni.. Ah no! mi sa che Oreste Lionello litigò e se ne andò… mi sembra doveva fare qualcosa e poi ne è venuto un altro. La Fata era Vittoria Febbi; il gatto lo fece Manlio De Angelis e la volpe era Sergio Tedesco; poi c’era il pappagallo che lo faceva Luigi Pavese; il grillo parlante lo stesso Lauro Gazzolo; Lucignolo era Flaminia Jandolo; e poi il narratore Renato Rascel»
Che ricordo ha di quell’esperienza?
«Per me, ecco, per una ragazzina di undici anni, fu un’esperienza bellissima… sempre a contatto con questi bravissimi attori simpatici… anche perché la lavorazione fu abbastanza lunga, viste le ‘lunghezze’ che dovevano essere precise; le battute dovevano essere con un certo tipo di intonazione di recitazione perché noi non vedevamo i personaggi e quindi dovevamo interpretarle…»
Ma, quindi, voi su cosa doppiavate, sulla base di disegni fissi o su niente?
«Su niente. Ci facevano vedere com’era il personaggio. Ogni tanto c’erano degli storyboard che loro ci mostravano, perché i fratelli Cenci prima descrivevano la situazione aiutandoci con gli storyboard mentre poi il direttore di doppiaggio ti spiegava cosa succedeva in quel momento. Però era uno strano modo di doppiare perché per noi che facciamo doppiaggio la cosa fondamentale è il visivo sul quale attaccarsi; il personaggio nei cartoni animati è la stessa cosa. Quindi lì non c’era niente, e dal niente creammo il parlato…»
Quindi faceste tutto il parlato immaginandovi la giusta intonazione, aiutati dai fratelli Cenci e da Gazzolo?
«Si… quello non era doppiaggio, perché ‘doppiare’ significa fare il ‘doppio’ e invece lì era proprio ‘recitazione’, come quando fanno i cartoni in America»
Si, infatti Giuliano e Renzo Cenci adottarono il sistema americano di basare l’animazione sul labiale, in modo di ottenere il perfetto sincrono: una vera follia da enormi professionisti!
«Comunque, si è stato molto difficile, ma io mi sono divertita perché quando si è ragazzini poi è anche una cosa bella, un’esperienza nuova… Infatti me la ricordo a distanza di quarant’anni… perché noi l’abbiamo fatta nel 1967 e uscì nel 1971, per cui hanno lavorato quattro anni per fare tutti i disegni, a mano!»
Era presente anche Giuliano Cenci durante tutti questi doppiaggi?
«Si, spesso c’era… facevano avanti e indietro loro due. Erano molto simpatici, carini»
Il doppiaggio del Pinocchio avvenne allo Studio di Suo padre?
«Al piano di sotto, dove c’è ancora uno stabilimento di doppiaggio, dove io fra l’altro lavoro spesso, la Videosound, che prima si chiamava Riversinc, in Via Antonelli, diretto da Zoen»
In quanto tempo doppiaste il film?
«Non me lo ricordo… Mi sembra tanto tempo… nei ricordi non riesco a quantificarlo. Ricordo che andammo avanti parecchio perché io c’ero sempre… e poi si avvicendavano i vari personaggi. I tempi erano molto più dilatati allora, anche nel doppiaggio: io mi ricordo che, subito dopo, ho fatto tutta la serie di Pippi Calzelunghe che mi sembrava una cosa lunghissima… Pippi Calzelunghe la faceva Emanuela Rossi e io doppiavo l’amichetta Annie e mi sembrava di essere andata avanti per chissà quanto, ma erano solo 13 puntate! oggi ci sono 50, 60 puntate da doppiare, mentre allora si facevano con molta più lentezza, attenzione; adesso non esiste più una cosa del genere… Si lavora molto più velocemente… e con meno soldi»
Torniamo al Pinocchio. Questi grandi doppiatori di allora che presero parte al doppiaggio, come li ricorda?
«Mi ricordo che erano tutti molto spiritosi: uno molto spiritoso era Luigi Pavese, che aveva fatto molti film con Totò… un attore bravissimo e io mi divertivo da matti con loro, che erano attori che avevano trent’anni più di me all’epoca, eppure erano di una simpatia… Me lo ricordo come un periodo carinissimo perché io cominciavo allora e per me era tutto nuovo, stare in messo ai grandi, insomma molto bello! »
E poi avete visto il film completato?
«Si, fu una visione privata la proiezione completa del Pinocchio, prima ancora di essere proiettato nei cinema. Io aspettavo perché era un avvenimento, il pensiero che loro facevano disegno su disegno foglio su foglio, amano carinissimo, molto bello…»
Sa, mi sembra veramente di parlare oggi direttamente col personaggio animato del Pinocchio di Cenci…
«[ridendo]…C’è mio figlio Sebastiano che una volta lo vide, perché io ne ho una copia anche se un po’ rovinata, e lui aveva la mia stessa voce di allora…»
Infatti io l’ho sentita molte volte successivamente, però la Sua voce era diventata più ‘adulta’, come dire ‘definitiva’, mentre in Pinocchio era ancora un po’ ‘infantile’… Pensi che ho trovato Pinocchio doppiato anche in America, in Francia e in Germania, e l’unica versione soddisfacente è proprio quella americana, per la quale hanno cercato una voce simile alla Sua…
«Ma no, ma pensi un po’…incredibile!»
Il Pinocchio di Cenci è stato molto apprezzato nel mondo, specialmente negli Stati Uniti d’America
«Se ci ripenso… Bello eh, proprio bello è quel Pinocchio… tutte le scenografie erano meravigliose: quadri erano!»
Un burattino di nome Pinocchio resta uno dei film, se non il film d’animazione italiano più importante del XX Secolo
«Eh si! d’animazione, si… Il Pinocchio di Cenci… Bello, bello veramente… [dice affascinata Roberta Paladini]»
Com’erano Giuliano e Renzo Cenci?
«Allora, io me li ricordo benissimo fisicamente tutti e due… molto simpatici, che poi i fiorentini quando son simpatici sono veramente simpatici. E mi ricordo di più, forse anche perché era anche più giovane, mi ricordo più Giuliano… e sempre con molta simpatia… Poi ogni tanto ci sentivamo per telefono… era così carino, insomma, carinissimo… Quindi ho un ricordo bellissimo di tutti e due.
Poi so che Renzo è morto, no?»
Si, qualche anno fa… Ma Giuliano non l’ha più sentito?
«No… Sono tanti anni che non lo sento… poi ho perso anche papà… qualche volta loro magari si sentivano… ma adesso che non c’è più neanche lui, ci siamo un po’ persi…»
Lui oggi ha 76 anni…
«Pensi un po’ [sorpresa]… io me lo ricordo giovane quindi … me lo ricordo com’era… [ridendo]»
Se li porta benissimo, ma, insomma, il tempo è trascorso in fretta…
«Eh si, pensi che mio padre ne avrebbe 80…»
Che ricordo Le è rimasto di Giuliano e Renzo Cenci?
«Giuliano e Renzo Cenci erano molto, molto gentili, alla mano… carinissimi.. spiritosi, carini, dolcissimi… delle persone deliziose… questo me lo ricordo benissimo.
A 11 anni, li ammiravo, mi piaceva pensare a loro che facevano tutti questi disegni, la loro bravura, per me erano veramente straordinari…»
Mario Verger
Testo © Mario Verger, 2006. Tutti i diritti riservati
TITOLO: Un burattino di nome Pinocchio
GENERE: ANIMAZIONE
REGIA: Giuliano Cenci
SCENEGGIATURA: Giuliano Cenci
PRODUZIONE: Italia 1971
DURATA: 91 minuti
DOPPIATORI ITALIANI
PINOCCHIO: ROBERTA PALADINI
GEPPETTO: ROBERTO BERTEA
GRILLO PARLANTE: LAURO GAZZOLO
FATA: VITTORIA FEBBI
GATTO: MANLIO DE ANGELIS
VOLPE: SERGIO TEDESCO
LUCIGNOLO: FLAMINIA JANDOLO
MANGIAFOCO: MICHELE GAMMINO
PESCATORE VERDE: ARTURO DOMINICI
1° COMPAGNO: ANNA RITA PASANISI
2° COMPAGNO: ISABELLA PASANISI
ARLECCHINO: SERGIO TEDESCO
PULCINELLA: FERRUCCIO AMENDOLA
STRACCIVENDOLO: GIAMPIERO ALBERTINI
PAPPAGALLO/GIANGIO: LUIGI PAVESE
TONNO: NINO PAVESE
COLOMBO: GIANFRANCO BELLINI
DIRETTORE DEL CIRCO: BRUNO PERSA
OMINO DEL CARRO: GIANNI BONAGURA
OSTE: FERRUCCIO AMENDOLA
ALIDORO: ENNIO BALBO
1° CONIGLIO: VITTORIO STAGNI
GENDARME: NINO MARCHETTI
RAGAZZO TEATRO BURATTINI: ANNA RITA PASANISI
1° PERSONA: GIOVANNI SACCENTI
2° PERSONA: ALEARDO WARD
3° PERSONA: GINO BAGHETTI
4° PERSONA: RICCARDO PALADINI
VOCE NARRANTE: RENATO RASCEL
DOPPIAGGIO ITALIANO: C.D.C., eseguito presso la Riversinc (Videosound) a Roma – 1967
DIREZIONE DEL DOPPIAGGIO: LAURO GAZZOLO
MUSICHE: RENATO RASCEL / VITO TOMMASO
CANZONE: Un burattino di nome Pinocchio cantata da RENATO RASCEL
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