“Primula rossa” di Franco Jannuzzi

Nelle sale dal 30 maggio, Primula rossa di Franco Jannuzzi su soggetto di Massimo Barilla è un tentativo di lungometraggio i cui intenti sono lodevoli: far sì che lo sguardo dello spettatore possa posarsi sul grave problema legato agli OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari – sostituti dei (terrificanti) manicomi criminali, grazie a Franco Basaglia – aboliti nel 2013, chiusi solo nel 2015 e ricostituiti come REMS, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Intento lodevole – si diceva, con carrellata iniziale citazionista che resta forse la parte più indelebile e dolente nella memoria di chi guardi il film: le riprese d’archivio dell’Ospedale psichiatrico “Lorenzo Mandalari” a Messina del 5 dicembre 1994. Immagini accompagnate perfettamente – una volta tanto – dalla musica elettronica (di Maurizio Nello Mastroeni è la composizione A vuci mei, mentre le altre musiche sono di Luigi Polimeni) che s’infrange con stridii esilmente laceranti sui corpi, sui nudi degli internati. Fino all’inquadratura, non più di repertorio ma attuale, dell’ex terrorista dei Nuclei Armati Proletari (NAP) Ezio Rossi. Il quale si volta verso lo spettatore a 4 minuti e 45 secondi dall’incipit. Il film poteva finire lì. Un volto indescrivibile, mappa vivente della deformazione come solo la si può vedere nei disegni di Georg Grosz. La società con la sua spietatezza o la congenita follia, che a questa stessa società non potrà mai adattarsi, hanno distrutto i tratti d’un uomo? La domanda resta senza soluzione. Ma se il dolore è leggibile in ogni singola parte di quella maschera vivente mortuaria, diseguali sono gli esiti del film di Jannuzzi, nonostante il montaggio stimolante, virtuosistico e scaleno d’Alberto Valtellina. La vita di Rossi è più che altro suggerita attraverso l’ibrido documentario-fiction: ne cogliamo brandelli di disperazione esistenziale, legata a quei cupi anni Settanta di crisi economica petrolifera, di diffusa povertà nel proletariato. Bisognerebbe ricordare che il cosiddetto “Boom” degli anni Sessanta non aveva certo toccato gli strati disagiati italiani: si riveda Il disordine (1962) di Franco Brusati, a mio vedere il nostro Perturbamento (filmico), con il rovesciamento piramidale che parte dall’angoscia rancorosa degli alti strati sociali italiani fino al seppellimento delle speranze – sotto un cumulo di macerie e calcinacci – degli eterni diseredati, incarnati in modo sopraffino da Renato Salvatori. Il ritratto di Rossi rimane un abbozzo, un accenno biografico. Il suo riscatto dopo oltre 30 anni d’Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Ma il merito del film resta, pur con i suoi accenti didattico-educativi di fondo e i suoi utopistici romanticismi. •

Dario Agazzi

 

 

PRIMULA ROSSA
regia: Franco Jannuzzi • sceneggiatura: Massimo Barilla, Angelo Righetti • fotografia: Luca Coassin • montaggio: Alberto Valtellina • scenografia: Giuppi Sindoni, Aldo Zucco, Giuseppe Intersimone • costumi: Francesca Gambino • musiche: Luigi Polimeni • interpreti principali: David Coco, Salvatore Arena, Fabrizio Ferracane, Ezio Rossi, Roberto Herlitzka, Marina Sorrenti • produzione: Fondazione di Comunità di Messina, Radical Plans, Fondazione Horcynus Orca, Ecos-Med, Talento Dinamico, Ecosmedia • formato: HD – colore • rapporto: 1.69:1 • paese: Italia • anno: 2018 • durata: 82′



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