Il giorno del capodanno iraniano (che cade il 21 marzo), tradizionalmente dedicato alla preparazione al nuovo anno e alle pulizie di casa, la giovane Rouhi viene mandata dall’agenzia per cui lavora ad aiutare una famiglia benestante nelle pulizie di casa. Prossima alle nozze, Rouhi si trova a dover lavorare nell’appartamento di una coppia straziata dal sospetto di un tradimento. Intanto, all’esterno, i festeggiamenti impazzano.
I festeggiamenti del capodanno iraniano, un tradizione antichissima, sono da tempo degenerati, come racconta il regista stesso durante un incontro con il pubblico al Festival del film di Locarno, in un caos fatto di tanti botti e poca riflessione sul suo significato. Questo è il primo elemento importante del film: le tradizioni che scompaiono e quelle che sopravvivono intatte al mutare dei costumi. Il secondo riguarda il contatto tra Rouhi, di modeste origini e felice della prossimità del suo matrimonio cui guarda con fiducia, e una famiglia allo sfascio. Nella famiglia, la moglie Mojdehe sospetta il marito Morteza di tradirla con la dirimpettaia. Rouhi si trova in mezzo a questa situazione tesa nella quale si muove con estremo disagio, portando con sé il suo bagaglio di ingenuità. Quando scoprirà la verità, non potrà intervenire e si avvierà verso il suo appuntamento con una nuova consapevolezza. Sullo sfondo di una Teheran moderna e frenetica, resa ancora più caotica dai festeggiamenti in corso, la vicenda conosce una prima fase adrenalinica (quasi un “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”) e una seconda parte più riflessiva, in cui la vera natura dei rapporti viene a galla. Asghar Farhadi sembra non parteggiare per nessuno, trattando tutti i suoi personaggi con il medesimo rispetto e racconta di tradizioni che sembrano sempre meno lontane tra loro (o che forse lontane non lo sono mai state nella loro essenza). Ottimi tutti gli interpreti, con una menzione speciale a Hedieh Tehrani.
Roberto Rippa
Il regista
Asghar Farhadi, 1972, studia a teatro all’università di Teheran e frequenta alcuni corsi presso l’Istituto del giovane cinema iraniano. Realizza alcuni cortometraggi e lavora per la televisione prima di dedicarsi, nel 2002, alla regia del suo primo lungometraggio Raghs dar ghobar, premiato dalla critica all’Asia-Pacific Film Festival per la migliore regia e la migliore sceneggiatura. Segue nel 2004 Shah-re ziba, presentato a numerosi festival nel mondo e premiato al Warszawski Miedzynarodowy Festiwal Filmowy. Chahar Shanbeh Souri è il suo terzo lungometraggio.
Chahar Shanbeh Souri (Iran, 2006)
Regia: Asghar Farhadi
Sceneggiatura: Asghar Farhadi, Mani Haghighi
Musiche: Peyman Yazdanian
Fotografia: Hossein Jafarian
Montaggio: Hayedeh Safiyari
Interpreti principali: Hedieh Tehrani, Taraneh Alidousti, Hamid Farokh-Nejad, Pantea Bahram
104’