Moloch > Stefano P. Testa


Moloch. O del sorriso di Franti

“Tutti si voltarono a guardar Franti. E quell’infame sorrise.”
Edmondo De Amicis, Cuore

 

Immagini sfasciate, putrefatte e disgregate nella propria inconsistenza magnetica riaffiorano dalla memoria collettiva di un’enclave geografica dalle parti di Bergamo e da un tempo – tra gli ottanta e novanta del secolo scorso – che pare remoto come ogni epoca andata, dunque irreversibilmente perduta. L’apocalisse come il solo sbocco possibile, forse l’unico plausibile. A fare da contraltare al diluvio di immagini VHS il racconto in prima persona di un antieroe del quotidiano, un sessantenne disilluso dalla vita o forse solamente troppo lucido per credere ancora nell’illusorietà della felicità, narratore d’una storia in prima persona pervaso da un pessimismo cosmico fatto di parole pesanti come macigni.

Moloch è un’opera(zione) cupissima, uno scavo tra le macerie del tempo perduto dal quale emergono brutture varie (feste di matrimonio, “ferie” in terre esotiche, tornei parrocchiali di calcio a cinque, amplessi casalinghi, rimpatriate e scampagnate tra amici e parenti) maneggiate con ferocia brutale, tra la satira e l’invettiva. Opera non priva di ironia, Moloch viaggia costantemente con un sorriso beffardo stampato sul proprio volto, con un ghigno alla Franti: “Tutti si voltarono a guardar Franti. E quell’infame sorrise.” C’è un compiaciuto disincanto nelle parole di Roberto Pizzanlunga – protagonista assoluto del film in questione – e un gusto dissacrante nelle giustapposizioni del materiale d’archivio alambiccate dal regista Stefano P. Testa – qui al suo esordio.

 

 

Strutturato in undici capitoli (1. Ventanni; 2. Terapie;3. Scopami; 4. Combinazioni; 5. Lacci; 6. Squisitamente; 7. Libero arbitrio; 8. Ansia; 9. Patate; 10. Incongruenze; 11. Moloch) Moloch è un film di found footage costruito attorno al racconto di vita di Roberto che, in prima persona, ripercorre l’intera propria esistenza dall’infanzia fino al tempo presente. Alle immagini amatoriali e familiari, ripescate da un qualche oblio, si alterna dunque il racconto di una vita e della filosofia che l’hanno animata, la storia di un uomo “contro”: contro la morale dell’asfittica cultura di provincia: cattolica e contadina e piccolo borghese. Roberto diviene in Moloch demiurgo della sua stessa esistenza, mai schiavo di valori altrui ma sempre alla ricerca di un senso proprio in contrapposizione ai valori dominanti del proprio mondo, un bastian contrario orgoglioso della propria non appartenenza ad alcunché: non a un partito, non a una famiglia, non a una professione. Demiurgo del film stesso, ordinatore delle immagini video che lo compongono. Ed esplicitamente il suo grido si lega all’Howl di Allen Ginsberg, al Moloch da lui evocato per rappresentare l’insensatezza del capitalismo guerrafondaio e immondo: “Moloch! Moloch! Nightmare of Moloch!”

Ma Moloch è, prima di tutto, un discorso retorico, un gesto di ribellione e uno sberleffo e probabilmente un rito di passaggio del proprio autore, rappresenta la ricerca d’un affrancamento da un “mondo” meschino ed asfissiante. Nella scelta di utilizzare le immagini di un bambino che facendo la cacca intona l’inno d’Italia, quelle di un uomo che commenta in voce off con improbabile professionalità delle ininteressanti cene tra amici, quelle di un nonno che arrostisce un porco davanti a dei bambinetti attoniti e quelle di una coppia che si riprende con la telecamera mentre si accoppia, pare di intravedere l’infame sorriso di Franti. Perché, come scrisse Baudelaire nelle Curiosités esthétiques, citazione resa popolare da Umberto Eco nel Diario minimo: “Il riso è satanico: è dunque profondamente umano.” •

Alessio Galbiati

 

 

MOLOCH
Regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio: Stefano P. Testa • Con Roberto Pizzanlunga e Briciola • Produttore: Andrea Zanoli • Audio Mix: Luca Severino • Traduzioni e sottotitoli: Roberta Sana, Luisa Massey • Press office: Sara Agostinelli • Produzione: Lab 80 film • Formato: DCP, Blu Ray • Paese: Italia • Anno: 2016 • Durata: 82′
lab80.it

 



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