Vampires > Vincent Lannoo

Il presente articolo è stato pubblicato su Rapporto Confidenziale, numero30 (dic/gen 2011), pagg.78-79
all’interno dello speciale Mr.Arkadin goes to Torino 28

 

Vampires
Vincent Lannoo | Belgio – 2010 – HD – colore – 88’

Un canale della televisione belga viene contattato da una comunità di vampiri annoiati dalla propria immortalità per realizzare un reportage sulla loro condizione. Dopo un paio di fallimenti che sono costati la vita ai giornalisti inviati sul posto, una troupe riesce finalmente a entrare nella quotidianità della famiglia composta dai genitori, Georges e Bertha Saint-Germain, e dai due figli: Samson, pigro e incapace, e Grace, in eterna crisi adolescenziale.

Spasso. Spasso bestiale, animale e cinefilo che salta immediato alla giugulare dello spettatore con un incipit fulminante ed esilarante. Una didascalia dice, più o meno, che la televisione belga è stata invitata dalla comunità di vampiri nazionale a realizzare un documentario sulla loro vita. Stacco. Esterno notte, di fronte alla porta a vetri di un abitazione. La troupe suona alla porta – lo spettatore segue l’azione dalla camera a mano – dall’interno una persona apre, il giornalista entra, la porta si chiude di colpo, schizzi di sangue sulla porta. Geniale.

Vincent Lannoo realizza quel che molta stampa ha definito un mockumentary, ovvero un falso documentario, affermazione senz’altro vera dal punto di vista cinematografico, viene messa in scena la realizzazione di un documentario attraverso immagini con camera a mano, entrata in campo di alcuni elementi della troupe – sia fisicamente che attraverso una ricorrente voce off diegetica – e tutti quegli elementi che sostanziano il surgenere, un po’ meno dal punto di vista logico: come si può realizzare un documentario su dei vampiri?

Dunque non v’è scampo in questo film del filmmaker belga, tocca accettare l’idea dall’inizio alla fine, senza mai vacillare, bisogna lasciarsi risucchiare nel cuore di un’idea folgorante nella sua semplicità e godere di tutte le trovate delle quali il film è impreziosito.

Protagonista della pellicola è la famiglia Saint-Germain, una “normalissima” famiglia di vampiri alle prese con le quotidiane problematiche di ogni focolare. La figlia adolescente che non accetta la propria immortalità ed è fidanzata con un mortale, il figlio un po’ tonto sempre intento a correr dietro a sottane ed a far baldoria con gli amici, la madre un po’ esaurita ed il padre che cerca di tenere sotto controllo le perturbazioni dell’allegra combriccola. Il tutto a Bruxelles, «il Belgio è un paese straordinario, pieno di gente così grigia» dirà Georges Saint-Germain (interpretato da un ispiratissimo Carlo Ferrante).

Il film nasce un po’ per caso, dall’idea bislacca del regista di voler realizzare, in piena epoca Twilight, una propria versione di questo carattere cinematografico e letterario così abusato, dalla voglia di raccontare attraverso i vampiri una metafora, non tanto e non solo della condizione esistenziale dell’essere umano, ma politica. I vampiri sono dunque esseri profondamente edonistici, intenti unicamente alla soddisfazione dei propri bisogni, incuranti dell’altro, totalmente disinteressanti alle problematiche sociali che, in accordo con la polizia ed organizzati fra loro da un’istituzione sovrannazionale ramificata in ogni Paese, segregano per poi divorarseli extra comunitari in cerca di un rifugio, bambini scomparsi, ed altri invisibili del nostro tempo. La loro (dis)umanità diventa fatalmente il riflesso del nostro tempo, di un’Europa attraversata da una xenofoba aria putrescente che si diffonde fra i suoi abitanti alla maniera del vampirismo.

Girato in un mese e mezzo, partendo da una sceneggiatura di poco più d’una decina di cartelle (dello stesso Lannoo con Frederique Broos, montatore e tecnico del suono qui al suo primo script), il film è un piccolo gioiello, soprattutto nella prima parte in cui ci vengono presentati i protagonisti e le loro abitudini. Meno nella parte conclusiva, quando un oscuro salto di sceneggiatura trasferisce i protagonisti in un esilio canadese. Lannoo non si/ci risparmia nulla: assistiamo a pranzi a base di sangue umano aspirato con frenesia da corpi esanimi posti sul tavolo della sala da pranzo, ad assalti di gruppo nel cuore della notte ai danni di poveri malcapitati, ad una ricca serie di sequenze pulp tutte addolcite da una scanzonata ironia che percorre l’intera pellicola e che rappresenta la nota peculiare dello stile del corpulento regista belga.

Come giustamente notato da Nikola Roumeliotis, sulle pagine online di CultFrame (www.cultframe.com), il film ha delle forti parentele, delle affinità elettive, con un altro falso documentario belga che nel 1992 fece molto parlare di sé, divenendo dalla sua presentazione a Cannes un cult, ovvero “C’est arrivé près de chez vous” (in Italia conosciuto con il titolo di “Il cameraman e l’assassino”) diretto da Rémy Belvaux, André Bonzel e Benoît Poelvoorde. Ma ricorda pure il «misconosciuto» “Hanno cambiato faccia” di Corrado Farina (1971) e le atmosfere di “The Addiction” di Abel Ferrara (1995).

Il film è uscito in Francia riscuotendo un discreto successo commerciale, mentre in Belgio ha incontrato parecchi problemi distributivi. In Italia, dopo il passaggio a Torino 28, se ne sono perse le tracce.

Alessio Galbiati

 

«Vampires è una commedia politica, una satira sull’umanità in cui apparenza e realtà sono in costante opposizione. Ridere è d’altra parte un modo piacevole, quasi inconsapevole, di porsi delle domande. Uno dei punti forti del cinema di genere è la sua capacità di evocare le nostre angosce e i nostri demoni senza la reale consapevolezza di trarne degli insegnamenti. In Vampires, la mescolanza dei tre generi – documentario, b-movie e commedia – crea lo spazio per il divertimento, ma offre anche uno sguardo critico sulle nostre contraddizioni e le nostre colpe». Vincent Lannoo

 

 

 


Vampires
regia: Vincent Lannoo; sceneggiatura: Vincent Lannoo, Frederique Broos; fotografia: Vincent Van Gelder; montaggio: Frederique Broos; scenografia: Valerie Andre; suono: Guilhem Donzel, Sarah Gouret; interpreti: Carlo Ferrante (Georges), Vera Van Dooren (Bertha), Pierre Lognay (Samson), Fleur Lise Heuet (Grace), Baptiste Sornin (Bienvenu), Selma Alaoui (Elisabeth), Benedicte Bantuelle (la carne/The Meat); produttore: John Engel; casa di produzione: Left Field Ventures; coproduzione: Belgacom; formato: HD; lingua: francese; paese: Belgio; anno: 2010; durata: 88’

Vincent Lannoo (Bruxelles, 1970) ha studiato teatro prima di frequentare l’Institut des arts de diffusion di Bruxelles. Oltre a videoclip e spot pubblicitari ha realizzato diversi cortometraggi tra cui “J’adore le cinéma” (1998), selezionato al Festival international du court métrage di Clermont-Ferrand e vincitore dell’Iris d’oro al Festival di Montréal; nel 2001 ha diretto il falso documentario “Strass” secondo le regole del Dogma di Von Trier e nel 2005 il thriller “Ordinary Man”.

 

 

Visto al 28° Torino Film Festival (26 novembre – 4 dicembre 2010)

Torino 28 – Concorso

www.torinofilmfest.org

 

 

 

 

 



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