speciale | Post America. Il declino dell’Impero

Il presente speciale è stato pubblicato su Rapporto Confidenziale numero30 (dic/gen 2011), pagg. 36-43

Post America.
Il declino dell’Impero

Due eccentrici e potenti documentari che hanno particolarmente colpito la nostra attenzione sono stati pretesto per un approfondimento sulla situazione economica degli Stati Uniti d’America all’alba del secondo decennio del nuovo millennio. Una ricognizione firmata Bimbo Alieno, autore di uno fra i più seguiti blog d’informazione (indipendente) sul mondo dell’economia.

Sommario
L’INDUSTRIA AMERICANA TRAVOLTA DA UNA TEMPESTA DI DEBITO E FINANZA | Bimbo Alieno | p.37
CLEVELAND VS. WALL STREET | Roberto Rippa | p.38 | link
¿REQUIEM FOR DETROIT? | Alessio Galbiati | p.41 | link

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L’industria americana travolta da
una tempesta di debito e finanza

di Bimbo Alieno

Titoli come questo se ne sono visti a bizzeffe, ma che cosa vuol dire davvero? Come ha potuto il “debito” unito alla “finanza” ingoiarsi “l’industria”? Perché mai questa crisi è così diversa dalle precedenti? Perché non è semplicemente la parte bassa di un ciclo che alterna crescita e recessione?
Andiamo con ordine, facendo qualche passo indietro, e cerchiamo di capire come è, o era, impostato il modello di crescita: l’economia americana dal dopoguerra in avanti ha fondato il proprio sviluppo sui consumi, che sono arrivati a costituire il 70% del PIL statunitense.
Col procedere del tempo i cittadini americani hanno dapprima imparato a spendere ogni dollaro del loro reddito ed in seguito – spinti dalla condizione di costante crescita di disponibilità di beni, di lavoro, di redditi – hanno iniziato ad anticipare il consumo dei redditi futuri.
L’utilizzo del debito ha dei risvolti positivi sul ciclo economico, accelerando il processo di sviluppo del tenore di vita. Tuttavia proprio il mantenimento del tenore di vita, costringe a fare di tutto per perpetuare quella crescita – di disponibilità di beni, di lavoro, di redditi – che rende sostenibile l’accesso al debito. Il classico cane che si morde la coda.

Ma nella pratica come è andata? Ricordiamoci che tutto parte dalla necessità di far aumentare i consumi costantemente, anno dopo anno. Ed ecco che diventa chiaro come sia stato possibile che in cinquant’anni gli USA si siano de-industrializzati per andare a produrre merci a costi sempre più bassi laddove la manodopera fosse meno cara, diventa chiaro come una volta persi i posti di lavoro del settore industriale si sia cercato di sostituirli in parte con la creazione di lavoro nel comparto dei servizi, e per la differenza si sia proceduto ad espandere il debito, trovando nella finanza gli strumenti per aumentare costantemente la velocità, confidando di poter procedere indefinitamente sul cammino dell’accelerazione. Il buon senso e la Storia ci suggeriscono il contrario. Il cittadino Statunitense dalla fine degli anni ‘90, ha scoperto una fonte di reddito nuova, mutuandola da una tipica pratica aziendale: il lease-back. La casa di proprietà, laddove libera da mutui, poteva diventare una sorgente di reddito: ipotecandola si può infatti ottenere un finanziamento da rimborsare comodamente e con cui alzare istantaneamente la propria capacità di consumo, una cosa molto importante nella civiltà dell’apparenza. Il sostegno della presidenza Bush fu essenziale: il boom immobiliare, spinto dalle ricette governative, garantiva il gioco. Come? l’immobile sottoposto ad ipoteca, rivalutandosi, generava nuovi spazi per aumentare il finanziamento, creando nuova liquidità che contribuiva alla crescita del sistema, perché di nuovo spesa in consumi. Il debito dunque non doveva mai estinguersi davvero, ma anzi doveva continuare a crescere progressivamente perché da lì venivano le risorse per animare la crescita economica.
Anzi, per sfruttare al massimo questa risorsa i mutui, ovvero crediti garantiti secondo il sistema finanziario, venivano accorpati insieme e ceduti come strumenti di investimento, da cui ricavare degli interessi.
Il numero di soggetti da coinvolgere in questo meccanismo giocoforza doveva crescere anch’esso, fino ad accogliere i cosiddetti debitori sub-prime, cioè coloro che non avevano redditi capaci di sostenere il debito che andavano ad accollarsi, ma intendevano fronteggiare con l’immobile e la sua continua rivalutazione il debito che contraevano.
Alla fine del 2006 si giunse al culmine di questo processo, che era arrivato a coinvolgere anche i cosiddetti debitori “NINJA” (Not Income, Nor Job or Assets), cioè coloro a cui veniva concesso un credito sebbene non avessero né reddito, né lavoro, né beni da porre a garanzia. Denaro per tutti, purché consumassero e facessero girare la ruota, altrimenti -come quando si va in bici – si cade.
Fummo in molti, a quel tempo, ad accorgerci che tutto il castello di carta stava per capitolare, ma fummo additati come Cassandre.
Ma come è intuibile il valore degli immobili non può continuare a gonfiarsi indefinitamente, soprattutto in un “mercato globale”. L’arresto nella crescita e la successiva decrescita del valore immobiliare rende insolventi i primi mutuatari, e mise in luce le falle del sistema. Le obbligazioni e gli altri strumenti finanziari che contenevano i mutui iniziarono a perdere valore e chi li deteneva cercava di liberarsene accettando qualunque prezzo. “Cash is King” era il motto, a Wall Street. Vendere, realizzare, non era più tempo di correre dietro alla crescita, ma di mettersi in difesa.
Ma così facendo le prospettive di crescita si sono ridotte, rendendo improvvisamente più pesante, se non impossibile, fronteggiare i debiti, diventa dunque necessario andare a ridurre quel debito che pertanto non solo non alimenta più i consumi, ma addirittura assorbe capacità di consumo perché le risorse vengono dirottate al suo abbattimento. È la spirale del “deleveraging”, o per stare nella metafora è la caduta delle carte che costituivano il castello.
Tutta la ricchezza e l’opulenza a cui si era abituati, improvvisamente diventa chiaro quanto fosse un’illusione. Non esisteva, se non grazie al debito. E la fase di abbassamento del tenore di vita è quella più difficile, più grigia, perché si fa la raccolta e il riordino delle macerie e si ricorda lo svanito benessere con rimpianto, sperando che torni presto.
Ma evidentemente può tornare presto solo se si provvede a creare una nuova e più forte illusione, oppure si accetta la realtà e ci si organizza per rivederla quando ce ne saranno le condizioni, ma prima occorre reindustrializzare, ridurre il proprio tenore di vita, imparare di nuovo a risparmiare, ripensare il sistema… ecco perché questa crisi è così diversa, ed ecco cosa vuol dire quell’altisonante titolo.

Bimbo Alieno

Bimbo Alieno, uno sguardo indipendente sul mondo dell’economia e della finanza.
http://bimboalieno.altervista.org

 

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link ai film "pretesto"

CLEVELAND VS. WALL STREET | Roberto Rippa | p.38 | link
¿REQUIEM FOR DETROIT? | Alessio Galbiati | p.41 | link

 

 

 

 

 



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