Il meglio del 2011 – Fabrizio Fogliato

Il 2011 va in archivio. È stato un anno complicato e triste sotto molti punti di vista. Noi abbiamo il cinema come medicina, come cura alle sofferenze della Vita e della Storia. Quest’anno abbiamo voluto giocare con la nostra redazione, con le persone che nell’ultimo anno hanno scritto per Rapporto Confidenziale e con una serie di amici, collaboratori e personalità che hanno accettato l’ingrato compito di stilare un elenco dei 5 migliori film usciti, o visti per la prima volta, nell’anno solare 2011. Ne è uscito un elenco corposo ed originale che vogliamo condividere con i nostri lettori, con il fine di fornire qualche consiglio per la visione che possa rischiarare il 2012. Alla faccia di ogni profezia catastrofica.

 

Fabrizio Fogliato  collaboratore di RC

 

    Senna
di Asif Kapadia
(UK/2010)

Uomini in carne ossa dentro gli abitacoli, macchine che diventano protesi organiche: un racconto di vita e un atto d’amore verso un campione. Il ritratto luci e ombre di un uomo che ha fatto del rischio la sua professione e che è morto per un “incidente” sul lavoro. Un poeta della velocità e un esteta dell’estremo. Mai in un documentario il ritratto di un campione è stato così lucido, coerente e privo di giudizio, e mai le immagini della realtà sono state in grado di cogliere così minuziosamente la spiritualità dello sport.

     
    Faust
di Aleksandr Sokurov
(Russia/2011)

Non per tutti, ma per fortuna, senza né ipocrisie né concessioni, solo per pochi, perchè la “vera” arte è discriminatoria e tiene conto del censo e del livello culturale. Un nuovo espressionismo che come quello di Caligari ha la necessità di ricorrere al montaggio intensivo, di affondare i suoi misteri in dialoghi fiume e di allungare i tempi di durata dell’inquadratura per far emergere il contenuto latente di un apologo magistrale e inarrivabile sulla diabolicità del potere.

     
    La piel que habito (La pelle che abito)
di Pedro Almodóvar
(Spagna/2011)

Almodóvar così come si è presentato al cinema: eccessivo, sovraccarico, manierista, persino puerile per non dire irritante. Un film copia-carbone di tanti altri… eppure sarà per quel tocco di Jess Franco, sarà per la confezione impeccabile, sarà per il perfetto meccanismo della sceneggiatura ma le ossessioni dello stile e dei temi contengono qualcosa di terribile che sfugge, ammalia e dà vertigine.

     
    Bronson
di Nicolas Winding Refn
(UK/2008)

L’uomo che volle farsi leggenda: un escalation di follia e di ambizione tradotto, dallo smisurato mestiere di Nicolas Winding Refn, in un freakshow dell’edonismo, claustrofobico e violento. Un uomo assunto al ruolo di immagine di se stesso, un opera d’arte plasmata con la carne e con i muscoli, chiusa dentro una gabbia come un quadro di Francis Bacon.

     
    Vénus noire (Venere nera)
di Abdellatif Kechiche
(Francia-Belgio/2010)

Il circolo del Bene e del Male chiuso nel corpo giunonico della Venere Nera. La mercificazione della propria immagine, voluta, desiderata, auto-compiaciuta. La brutalità dell’uomo-mercante che dai gironi infernali delle fiere giunge fino alle asettiche aule di medicina dei più importanti atenei. La dignità di una donna donna che diventa regina con la sua morte. Un film che fa vergognare di essere uomini e, pertanto, maledettamente necessario, al di là dei suoi pregi e dei suoi difetti.

 

Dei titoli selezionati da Fabrizio Fogliato fra il meglio del 2011, su RC puoi trovare:
"Senna" di Asif Kapadia – recensione a cura di Alessio Galbiati
"Faust" di Aleksandr Sokurov – recensione a cura di Michele Salvezza
"Vénus noire" di Abdellatif Kechiche – recensione a cura di Andrea Falconi

 

cover image: Senna di Asif Kapadia (UK/2010)

 



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