Il 2011 va in archivio. È stato un anno complicato e triste sotto molti punti di vista. Noi abbiamo il cinema come medicina, come cura alle sofferenze della Vita e della Storia. Quest’anno abbiamo voluto giocare con la nostra redazione, con le persone che nell’ultimo anno hanno scritto per Rapporto Confidenziale e con una serie di amici, collaboratori e personalità che hanno accettato l’ingrato compito di stilare un elenco dei 5 migliori film usciti, o visti per la prima volta, nell’anno solare 2011. Ne è uscito un elenco corposo ed originale che vogliamo condividere con i nostri lettori, con il fine di fornire qualche consiglio per la visione che possa rischiarare il 2012. Alla faccia di ogni profezia catastrofica.
Michele Salvezza collaboratore di RC
Le Havre di Aki Kaurismäki (Finlandia-Francia-Germania/2011) Per il suo essere sinestetico. Apparentemente sine-estetica ma, svelato, appare chiaro che il contenuto ha preso forma e si manifesta. Ma occorre avere il kinofglaz, come un terzo occhio per vederlo, davvero, in tutta la sua bellezza. |
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Kynodontas (Dogtooth) di Giorgos Lanthimos (Grecia/2009) Questo splendido romanzo di deformazione mi ha fatto saltare i denti da latte, quelli che valevano oro. La parola si svuota e si riempie di un significato nuovo e non per questo meno falso di quello originale. Le convenzioni sono dure a morire. |
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Faust di Aleksandr Sokurov (Russia/2011) Alla noia della vita eterna, Sokurov, oppone la dannazione suprema, la conoscenza del tutto. Come un padre che, incoscientemente, condanna alla vita il proprio figlio, una vita infallibilmente fallimentare, così, il Diavolo, lo riscatta, condannandolo, coscientemente, all’infallibilità eterna. Vendere l’anima ci rende in-animati, non più animali, quindi esseri superiori, divinità. Proprio per questo motivo, la religione ci mette in guardia dal farlo. Nessun buon commerciante vorrebbe che la propria concorrenza si ampliasse. |
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Melancholia di Lars von Trier (Danimarca-Svezia-Francia-Germania/2011) Come sedersi comodamente per assistere alla fine del proprio mondo. Accanto a sé la Terra, eterea, bellissima e in grado di darci e toglierci la vita, a suo piacimento. Poco oltre questa, la minaccia che arriva dallo spazio, qualcosa che somiglia, tremendamente, ad una nemesi divina. L’universo è in espansione, è vero, ma non si stanno formando nuove vie di fuga. |
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Enter the Void di Gaspar Noé (Francia-Germania-Italia-Canada/2009) Totò diceva "Quando vedo un buco, ci entro dentro!". Come dargli torto? Che sia il definitivo tunnel che porta alla luce o semplicemente quello che porta all’ultimo treno in transito; Enter the Void è un viaggio nella mente. La percezione che noi abbiamo delle cose è l’unica verità realmente tangibile. Ciò che non vediamo e ciò con cui non interagiamo, è irrilevante che esista per davvero o meno. Percezioni alterate o semplicemente altre percezioni? La morte di un singolo individuo è, in realtà, la fine del mondo. |
Dei titoli selezionati da Michele Salvezza fra il meglio del 2011, su RC puoi trovare:
▪ "Le Havre" di Aki Kaurismäki – recensione a cura di Michele Salvezza
▪ "Faust" di Aleksandr Sokurov – recensione a cura di Michele Salvezza
▪ "Melancholia" di Lars von Trier – recensione a cura di Michele Salvezza
cover image: Kynodontas di Giorgos Lanthimos (Grecia/2009)