Il futuro del passato e il nero del presente
El futuro di Luis López Carrasco (Spagna/2013)
recensione a cura di Alessio Galbiati
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Spagna 1982. El futuro si apre con una dissolvenza a nero… non male come contrasto… Dissolvenza dentro la quale la voce radiodiffusa di Felipe González, il futuro Presidente del Governo spagnolo (rimarrà in carica per tre legislature fino al 1996), annuncia la vittoria del PSOE alle elezioni del 28 ottobre e comunica che da quel momento anche la Spagna può dirsi un paese democratico. L’epoca franchista è definitivamente alle spalle, il futuro si dispiega davanti alla nazione.
In un appartamento di Madrid stracolmo di giovani si celebra una festa a base di musica a tutto volume e alcool a fiumi.
Il film è tutto qui. Niente più e niente meno che una fiesta en un piso. Eppure Luis López Carrasco riesce nel miracolo di raccontare trent’anni di Spagna (e di Europa) meglio di tante parole, mettendo il dito nella piaga – dito e piaga sulle quali tornerò in conclusione – e offrendo una prova estremamente convincente circa il potenziale espressivo e artistico del cinema zero budget di questo secondo decennio del terzo millennio europeo.
La Storia corre ai margini del film (extradiegetica come la voce off del Presidente designato), eppure satura ogni fotogramma, a partire dagli indumenti utilizzati e dalla musica assordante che soverchia ogni parola. Tutto proviene da quell’epoca, o ad essa è ispirato (qua e là alcune canzoni a taluni abiti fingono – con successo – d’essere eighties), con l’obiettivo di ricreare, qualità delle immagini e del suono comprese, un effetto disturbante da tunnel temporale, da home movie ritrovato dentro al quale mettere in scena con la maggior naturalezza possibile la spensieratezza, financo l’assenza di pensiero, di un gruppo di giovani muti (sono solo un paio le conversazioni “risparmiate” dal caos sonoro), dal forte retrogusto tragico.
El futuro è indubbiamente un film geniale sorretto da un’intuizione fulminante, quella che i mali dell’oggi (crisi economica, sociale e politica), siano da rintracciare nel passato, individuandone il momento esatto nella conclusione dell’epoca franchista, e più precisamente nelle elezioni politiche del 1982, nel pieno dell’esplosione della Movida. López Carrasco osa andare “contro” il superficiale giudizio positivo di un fermento culturale, che non produsse una vera e propria cultura, accettato acriticamente come un dogma da generazioni e generazioni “alternative” d’ogni latitudine. La Movida come inizio della fine? Questo magari no, perché il film non si spinge fino ad accusare nulla e nessuno, ma senz’altro afferma con chiarezza didascalica che l’arretramento delle lotte politiche, sospinto dalla conformistica esplosione dell’edonismo, furono la scintilla che porterà la Spagna degli anni 2010-2013 a bruciare nell’incendio della fine traumatica del proprio sogno di benessere diffuso e generalizzato. Quel che è davvero geniale e sorprendente è che il film non contiene nulla di tutto questo, a memoria nemmeno una didascalia con un riferimento temporale né in apertura né in chiusura (non ci metterei però la mano sul fuoco… diciamo su una cosa calda), è un deserto fatto di musica electro-pop spagnola dell’epoca (frutto di un’attenta e gustosa selezione fra le produzioni che non emersero mai nelle classifiche di vendita, ad opera di nomi – sconosciuti ai più anche in Spagna – quali Aviador Dro, Los iniciados, Última emoción, Ataque de caspa, Monaguillosh, Flácidos lunes…), sparata a tutto volume nella maggior parte della durata del film, ovattata in alcune sue sequenze (soprattutto in apertura e in chiusura – senza dubbio nel trailer) come se ascoltata da dentro a un acquario.
Girato in 16mm con un budget irrisorio durante tre giorni di riprese in un reale appartamento madrileno, El futuro deve la propria credibilità all’assoluta verosimiglianza della messa in scena frutto di un abile lavoro artigianale di ogni comparto. Sono i costumi, le acconciature e la naturalezza della (non) recitazione che stabiliscono, in contatto diretto con la qualità fotografica delle riprese in pellicola e la bassa fedeltà dell’audio, il principio di realtà che cattura lo spettatore in tutta la sua durata lasciandolo sospeso in una dimensione falsamente realistica di gradevole ritorno al passato. La narrazione procede grazie agli improbabili testi delle canzoni selezionate, «Yo quiero bañarme en mares de radio / con nubes de estroncio cobalto y plutonio», «Desde Nigeria con calor / y rodeado de mosquitos / no tiene pilas mi transistor / mándame un montón de discos», capaci di condensare il ludico spirito del tempo (come solo la musica pop è in grado di cogliere a un tale grado di sintesi) che giunge a noi tragico e beffardo. La memoria cinefila corre a molti dei film di Marco Ferreri, alla sua passione per il deambulare borghese nelle proprie apatiche abitazioni, in particolare all’ozioso traccheggiare domestico di Michel Piccoli in Dillinger è morto (capolavoro del 1969 che deve molto – forse tutto? – al genio di Mario Schifano e ad un suo film, ancora del ’69, Umano non umano… ma questo è tutto un altro discorso…), durante il quale la radio sempre accesa diffonde brani di Lucio Dalla e Jimmy Fontana sospesi sul filo della diegesi tratteggiando un vuoto emotivo dentro al quale materializzare un’inaspettata furia omicida. Ma il vero riferimento cinematografico del film di Luis López Carrasco (debitamente segnalato dallo stesso nelle interviste concesse alla stampa spagnola) è un frammento in Super 8 tratto dal fondamentale Arrebato di Iván Zulueta (1979), vero e proprio film Manifesto dalla Movida madrileña, una sequenza all’interno della quale durante una festa privata vengono colti (sul fatto?) alcuni esponenti di spicco di quel mondo, Olvido Gara Jova (meglio conosciuta con il nome d’arte Alaska), Pedro Almodóvar e lo stesso Zulueta, in un momento di divertimento spensierato. Riferimento cinematografico che è estetico, El futuro ricrea con esattezza quel mondo e quel tempo, ma pure punto di riferimento polemico attorno al quale costruire la propria didascalica lettura dell’oggi attraverso l’evidenziazione dei limiti dell’esplosione edonistica anni ’80. E qui ritroviamo il dito e la piaga sopraccennati che si materializzano nel film sotto forma di buchi neri, tondi squarci nella pellicola, che inghiottono le immagini. Segni grafici che paiono geroglifici di significato, ambigui di senso ma con tutta evidenza marche inequivocabili di discontinuità con la storia del film e la Storia esterna ad esso. Lampi di futuro incerto che invadono il passato? Oppure tracce di dissoluzione del futuro attive nel tempo passato? El futuro pone in essere una coincidenza di significati fra il 1982 e il 2013, dando vita a un continuum temporale dentro al quale ci è possibile distinguere solo i segni ma non i significati.
Luis López Carrasco è un trentenne nato a Murcia nel 1981, vive il proprio presente in una Spagna prostrata della crisi economica, la sua stessa vita professionale fa quotidianamente i conti con i tagli e l’assenza di finanziamenti al mondo della cultura e con le difficoltà del mondo del cinema: un settore ridotto in ginocchio a ogni livello, morente per quanto concerne la produzione indipendente che ha visto, negli ultimi anni, ridursi al lumicino leggi di settore attente alla propria sopravvivenza. Il suo è un approccio rabbioso verso il presente, quello di un cineasta militante (è tra i fondatori del collettivo Los Hijos, con il quale ha realizzato, nel 2010, uno dei film spagnoli indipendenti più interessanti e apprezzati degli ultimi anni: Los materiales) critico nei confronti delle generazioni che l’hanno preceduto. Egli afferma il diritto a guardarsi indietro e sollevare domande, andando oltre le ovvietà dei sentimenti condivisi, con il coraggio di aprire una riflessione critica sulla generazione dei padri. Consciamente o meno López Carrasco pone al centro del proprio film il tema del parricidio. Ci ricorda il dizionario che trattasi di omicidio di un ascendente (s’intende per lo più il padre, ma anche la madre, il nonno), o, più in generale, omicidio di un parente stretto, consanguineo o affine; e la psicologia freudiana di Totem e tabù ci ricorda che l’istinto al parricidio rappresenta il limite al soddisfacimento delle proprie pulsioni, evidenziando questo snodo come il passaggio dallo stato di natura a quello di cultura. Luis López Carrasco con El futuro si fa voce generazionale di una classe sociale sacrificata sull’altare della crisi economica, finanziaria e politica, si fa voce indignata nei confronti delle generazioni che le hanno apparecchiato questo disastro, lo fa con dolcezza e comprensione, ma evidenzia uno snodo possibile del perdurare della crisi: la rottura del patto generazionale fra classi d’età in questa Europa del primo decennio del terzo millennio sommersa dal buco nero del debito in un orizzonte privo di futuro. •
Alessio Galbiati
PS. El futuro è stato presentato fuori concorso (sezione Signs of Life) a Locarno 66 (2013), ma avrebbe meritato quantomeno i Cineasti del presente. La sua collocazione in una sala isolata dal “cuore” del festival e la sua programmazione piuttosto sacrificata rimangono uno di quei misteri ai quali è difficile dare risposta se non si conoscono le logiche imperscrutabili delle selezioni e il potere dei Sales agent.
El futuro
Regia: Luis López Carrasco
Sceneggiatura: Brays Efe, Luis López Carrasco, Luis E. Parés
Fotografia: Ion de Sosa
Montaggio: Sergio Jiménez
Costumi: Ana Martínez Fesser
Trucco: Ana Renedo, María Trojaola
Art Direction: Víctor Colmenero
Suono: Jose Alarcón, Jaime Lardíés
Foto di scena: Aída Páez
Direttore di produzione: Luis Ferrón
Produttori esecutivi: Ion de Sosa, Manuel Calvo, Roberto Butragueño
Produttori: Ion de Sosa, Roberto Butragueño, Manuel Calvo, Luis López Carrasco, Luis Ferrón
Interpreti: Lucía Alonso, Queta Herrero, Rafael Ayuso, Sergio Jiménez, Marta Bassols, Alberto López, Marina Blanco, Marta Loza, Manuel Calvo, Andrea Noceda, Sara Campos, Aída Páez, Juan Ceacero, Luis E Parés, Borja Domínguez, Martín Puñal, Brays Efe, Luis Tausía, Susana Ford, Francisco Valero
Produzione: Encanta Films, De Sosa, Elamedia
Formato di ripresa: 16mm
Velocità di proiezione: 24 fps
Formato di proiezione: DCP – 2k
Rapporto: 4:3
Paese: Spagna
Anno: 2013
Durata: 67′
Sito del film: elfuturo1982.com
Luis López Carrasco è nato a Murcia, in Spagna, nel 1981. Nel 2008 ha fondato Los Hijos, un collettivo di cinema e documentario sperimentale, insieme a Javier Fernández Vázquez e Natalia Marín Sancho. I tre cineasti hanno co-diretto vari cortometraggi, tra cui El sol en el sol del membrillo (2008). Los materiales (2010), il loro lungometraggio d’esordio, ha vinto il Premio Jean Vigo per la migliore regia al Festival Punto de Vista di Navarra e la menzione speciale al FiD di Marsiglia. El futuro è il primo lungometraggio per la regia unica di Luis López Carrasco.
2013 | El futuro
2013 | Árboles
2012 | Enero 2012 o la apoteosis de Isabel La Católica
2011 | Tarde de verano
2011 | Evacuación
2010 | Ya viene, aguanta, riégueme, mátame
2010 | Circo
2009 | Los materiales
2008 | El sol en el sol del membrillo
2006 | Para ser cajera del súper siempre hay tiempo
2005 | Sala de espera
Sito del collettivo Los Hijos: loshijos.org
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