NATALE A PYONGYANG
La seconda collaborazione registica tra Evan Goldberg e Seth Rogen, nonché l’ennesima produttiva, sembra un ulteriore tentativo di emanciparsi dal modello Judd Apatow al quale sono entrambi cresciuti anche come sceneggiatori (lo strepitoso Suxbad, è opera loro). Così, dopo l’ambizioso ma non troppo riuscito This Is the End (in cui, dopo la prima metà, a divertirsi sembravano soprattutto coloro che vi avevano partecipato), ecco The Interview, che ne ricalca il modello ma che tiene molto meglio a livello di ritmo e sceneggiatura fino alla fine.
Sia chiaro, la premessa è necessaria per godersi la visione, The Interview è un film che non ha alcuno scopo se non quello di far ridere. Attendersi un monumento di satira, significherebbe andare incontro a una cocente delusione ma anche a un solenne errore, dal momento che si sa ormai cosa aspettarsi dalla coppia Goldberg-Rogen.
Nel film, Aaron Rapaport (Rogen) è produttore di un programma di notizie pettegole condotto da James Franco. I due si occupano di “rivelazioni” stile l’ammissione da parte di Rob Lowe della sua calvizie ma fanno il botto con il coming out in diretta di Eminem. Grande successo, eco infinita ma l’incontro tra il personaggio di Rogen e un suo ex compagno di liceo, diventato a sua volta produttore di un notiziario più blasonato, scatena la frustrazione. Durerà poco: la notizia che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un è un fedele telespettatore della sua trasmissione crea le condizioni per un’intervista – la prima per una rete occidentale – che nobiliterebbe e consacrerebbe il suo lavoro. Presi accordi per un incontro, ci si mette di mezzo la CIA, che coglie l’occasione per chiedere ai due di uccidere il dittatore.
Semplificando la storia, i due, che inizialmente si lasciano conquistare dalla Corea del Nord e da Kim Jong-un, non tarderanno a scoprire che tutto ciò che hanno visto di positivo è stato costruito ad arte per suscitare la loro benevolenza. La delusione porrà le condizioni per portare a compimento ciò che la CIA ha loro chiesto.
La provocatorietà dell’assunto di The Interview – con un dittatore ancora al potere preso di mira – si perde immediatamente e la figura di Kim Jong-un è chiaramente un pretesto per ridere molto più semplicemente del giornalismo televisivo e dei due personaggi protagonisti. Se volesse essere satira, sarebbe tanto pericolosa e pungente quanto una sbuffo di cipria lanciato nell’aria e il fatto che il film si lanci in mille direzioni senza arrivare sempre a destinazione ne smorza la forza comica. The Interview non manca di divertire ma evidenzia anche come attori della nuova commedia statunitense stile Seth Rogen – di cui sono personalmente comunque un estimatore, tanto da aver visto qualsiasi suo film, compresi i peggiori – pensino che basti la loro semplice presenza e la perpetuazione del loro carattere per definire la comicità di qualsiasi cosa facciano. Una minore auto indulgenza in sala di montaggio, inoltre, avrebbe potuto fare miracoli a un film che, invece, soffre di un’ingiustificata lunghezza.
Infine, The Interview è un agnello il cui travestimento da lupo cade dopo pochi minuti per tornare a basarsi sugli elementi della commedia statunitense alla Apatow che ha visto il concetto di politicamente scorretto ridursi ad alcune gag scatologiche o comunque grossolane (le consuete alla Neri Parenti su scoregge e goffe situazioni blandamente sessuali si uniscono a quelle sui cazzi dall’odore di guacamole da cui evincere dove siano stai infilati la sera precedente) tanto innocue quanto divertenti, se non ripetute con eccessiva indulgenza. Un film che intrattiene lungo la sua durata ed è pronto a farsi dimenticare in un soffio.
Appare molto strano che la Corea del Nord possa essersi offesa per il trattamento riservatole da questo film, molto più innocuo dell’imitazione del dittatore che si può vedere al Saturday Night Live ad opera di Bobby Moynihan. Se davvero se la fosse presa per come viene raffigurata da Goldberg-Rogen, sarebbe la cosa più comica di The Interview.
Dopo la visione del film, il sospetto che la Sony abbia orchestrato una tra le operazioni di marketing più clamorose della storia del cinema in cambio di alcune informazioni tanto rubate quanto pericolose (chi non ha mai pensato che Angelina Jolie sia una rompicoglioni o che Adam Sandler sia un ammazza blockbuster?) garantendosi il sostegno di un testimone come Obama, impegnato in una presunta difesa della libertà di espressione, che troverebbe – anche in patria – soggetti e occasioni più meritevoli.
A fianco dei due protagonisti (con James Franco dalla recitazione sopra le righe che conferma al di là di ogni ragionevole dubbio la sua scarsa caratura di attore), il film vede la partecipazione di volti della commedia televisiva statunitense (dal dittatore interpretato da Randall Park, visto in Veep, al collega produttore del personaggio di Seth Rogen Anders Holm, visto in Workaholics e in una partecipazione esilarante in The Mindy Project) pronti a spiccare il volo verso ruoli più consistenti sul grande schermo.
Roberto Rippa
The Interview
(USA, 2014)
Regia: Evan Goldberg, Seth Rogen
Soggetto e sceneggiatura: Evan Goldberg, Seth Rogen, Dan Sterling
Musiche: Henry Jackman
Fotografia: Brandon Trost
Montaggio: Zene Baker, Evan Henke
Scenografie: Jon Billington
Produzione: Columbia Pictures, Lstar Capital, Point Grey Pictures
Produttori: Evan Goldberg, Seth Rogen, James Weaver
Produttori esecutivi: James Franco, Kyle Hunter, Miles Levy, Ariel Shaffir, Shawn Williamson
Interpreti principali: James Franco, Seth Rogen, Lizzy Caplan, Randall Park, Diana Bang, Timothy Simons, Reese Alexander, James Yi, Paul Bae, Geoff Gustafson, Dominque Lalonde, Anders Holme
112′