I fuochi fatui sono fiammelle solitamente di colore blu che si manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere. Il periodo migliore per osservarli parrebbe essere nelle calde sere d’agosto.
Si tratta di fiammelle derivate dalla combustione del metano e del fosfano dovuta alla decomposizione di resti organici.
Le leggende sui fuochi fatui sono moltissime. Nell’antichità si ritenevano la dimostrazione dell’esistenza dell’anima. Alcune popolazioni nordiche invece credevano che seguendoli si trovasse il proprio destino.
Una serie di immagini dal cinema indipendente italiano, backstage, immagini preparatorie, storyboard, diari.
Piccoli fuochi fatui cinematografici.
a cura di Francesco Selvi
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“ringrazio per l’opportunità di parlare del mio film.
ma per quanto mi riguarda non vorrei aggiungere nulla.
abacuc è un film terminale e ogni commento da parte mia sarebbe superfluo.
mi sono promesso da tempo di parlare sempre meno.
e questo porta grandi giovamenti.”
– Luca Ferri
Abacuc
Regia, sceneggiatura: Luca Ferri; Fotografia: Giulia Vallicelli; Montaggio: Alberto Valtellina; Musiche: Dario Agazzi; Interprete: Dario Bacis; Produzione: Lab 80 film con il sostegno della Lombardia Film Commission, Film Fund 2014; Produttore: Angelo Signorelli; Formato di ripresa: Super 8; Paese: Italia; Anno: 2014; Durata: 85′
sinossi
ABACUC vive in una casa ferroviera con un giardino triangolare tagliato per un suo lato dal passare incessante dei treni. Non proferisce parola. Le uniche parole che si odono provengono da una voce meccanica fuori campo, mentre lui solleva una cornetta telefonica con il filo staccato. È l’attore di se medesimo senza spettatore alcuno. In lui non v’è lirismo o dramma, ma solo un enorme rigore geometrico e una naturale inclinazione per il grottesco esistente. Le sue giornate sono scandite da passeggiate cimiteriali in cui il cimitero appare l’unico luogo di conforto per proteggersi dalla città. ABACUC è “l’ultimo uomo”, forse un superstite. Le scarne vicende quotidiane saranno sempre le stesse, reiterate come un’eterna sinfonia inceppata, a volte legge un catalogo sul cemento armato, a volte qualche strambo libro d’illustrazione sovietica. È come se venisse assorbito in un’altra dimensione in cui per qualche attimo si troverà fuori dal suo cul de sac.