Ci vuol del coraggio a intitolare un film Abracadabra; un po’ come se si volesse adoperare la formula: “Apriti sesamo!” di Alì Babà. Del resto, di Abracadabra se ne trovano almeno altri due nella storia del cinema: quello di Max Neufeld del 1952 – storia d’un nobile (ovviamente) squattrinato che tenta in modo maldestro di sposare una ricca vedova – e quello di Harry Cleven del 1993 – che narra le vicende d’un detenuto al quale, durante il permesso d’uscita onde assistere al funerale materno, viene proposta una nuova rapina. Nessuna funzione metaforica ha invece il titolo del film di Pablo Berger: sconnessa commediola con farciture di truculenza penzolanti qua e là, che vorrebbe riflettere (male, molto male) sul tema della schizofrenia, del rapporto di coppia in una comunissima famiglia del proletariato spagnolo odierno (lui operaio, lei trascurata casalinga) e infine – addirittura – proporre in modo sconclusionato e pasticcione la liberazione al femminile dal giogo della sdoppiata personalità del marito. Il tutto originato da un improbabilissimo sortilegio, effettuato da un ancor più improbabile mago da scatola Clementoni per infanti (allievo d’un tal Dottor Fumetti: il nome è già un programma), il quale – ipnotizzando il buzzurro operaio fanatico di calcio – fa sì che in costui s’installi a vivere il fantasma d’un uomo ventottenne defunto nel 1983, schizofrenico e assassino seriale morto suicida dopo aver asportata la testa alla madre e accoltellato sette persone in un ristorante. Tanti inabili tentativi affabulatori nei confronti dello spettatore si coniugano a una sequela di battutine che vorrebbero essere ironico-grottesche e che fanno letteralmente venire il latte alle ginocchia. Con almeno un paio di cadute di gusto davvero encomiabili: la scena con gli scambisti fanatici dell’Ikea nonché il tentativo di comunicare con l’anima dell’assassino vivente nel corpo dell’operaio, attraverso un vecchietto malato terminale di carcinoma polmonare. Inquadrature piatte e montaggio televisivo dalle musiche inconsistenti, il film tenta un riscatto autoriale nel bianco delle inquadrature finali: con rara goffaggine. Dal 17 maggio nei cinema. •
Dario Agazzi
ABRACADABRA
Regia, sceneggiatura: Pablo Berger • Fotografia: Kiko de la Rica • Montaggio: David Gallart • Interpreti: Antonio de la Torre, Fabia Castro, Janfri Topera, Javier Antón, Javivi, José María Pou, José Mota, Julián Villagrán, Maribel Verdú, Priscilla Delgado, Quim Gutiérrez, Ramón Barea, Rocío Calvo, Saturnino García • Colonna sonora: Alfonso Vilallonga, Pablo Berger • Produzione: Arcadia Motion Pictures, Atresmedia Cine, Movistar+, Noodles Production, Perséfone Films, Scope Pictures • Paese: Belgio, Francia, Spagna • Anno: 2017 • Durata: 96′