Nel tardo-pomeriggio-sera, da quando è iniziata la “Quarantena”, cammino in una ripa dinanzi casa, facente parte del fondo boschivo annesso. Il paesaggio silvestre, il canto degli uccelli, i frassini che mettono le foglie: tutto farebbe gola a un bel documentario per anziani in poltrona di quelli “cip cip e rivi che scrosciano, riverberi del sole sulle statue neoclassiche”. Ad appagare il bisogno alienato di bellezza del quale l’uomo necessita, non sapendolo trovare in sé. Ma in questo film tutto quiete e contemplazione – come in un Olmi o un Piavoli – accadono cose. Giovani militari dall’accento romanesco presidiano la proprietà, camminando stretti in tre, talora con le fidanzate in visita: ne ho vista una col solo reggiseno. La mascherina no, ma la divisa sì. Spina dorsale del Paese. Da quando è iniziata la “Quarantena” – parchi chiusi – degli individui seguitano da allora a lasciare le loro case, passeggiare come nulla fosse, niente mascherine, cani sciolti, assembrati in 3-4, sbevazzando birra ai piedi della proprietà. All’inizio scesi e dissi loro di stare a casa. Come in ogni film sui filibustieri che si rispetti, fui minacciato di morte. Ci sta, tutto ci sta: dipende dalla sceneggiatura e dalle battute affidate ai personaggi. Purché siano coloriti. L’Assessore da mesi m’assicura che i controlli verranno effettuati. Nel frattempo, con la puntualità di Kant – comparse imprescindibili del documentario – gli individui non hanno mancato un solo giorno dalle loro uscite. “I cinesi hanno inventato il virus in laboratorio! I cinesi devono risarcirci” (li ho sentiti argomentare, dottamente). “In mensa mangiamo tutti assieme e chissenefrega” (ha aggiunto un giovane operaio con la passione per la musica techno). Le aziende operano in sordina: chi con il lasciapassare di “indispensabilità”, chi perché – anche prima – era ignoto al fisco, e dunque ha sempre continuato, talpesco, a “creare il benessere del Paese”. Penso spesso alla logica aristotelica: il particolare descrive il generale? Che belle la libertà e l’interpretazione personale delle regole in tempo di morte collettiva! Specialmente nel ridente paese dove questo piccolo film di scorrazzamenti da cui parlo seguita a esser proiettato: Nembro. Fra i peggiori focolai del Covid-19. Vive la liberté! S’intitolava un film del 1946 di Jeff Musso.
Dario Agazzi