articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale numero28 (speciale 2010) p. 15
all’interno di RC:speciale 63° Festival del film Locarno 4-14 | 8 | 2010
Au fond des bois
Benoît Jacquot | Francia, Germania – 2010 – 35mm – 102′
Nel 1865, un girovago di nome Timothee giunge in un villaggio nel sud della Francia, dove si invaghisce della bella Josephine. Fingendosi sordomuto, chiede ospitalità nella casa del padre, il dottor Hughes. A cena con la famiglia, Timothee esegue alcuni strani trucchi, inducendo curiose reazioni nella ragazza. L’indomani si ripresenta a casa del dottore. Trovatala sola, con l’ipnosi la fa cadere in uno stato letargico e poi abusa di lei. Pur mostrando disgusto e timore, sopraffatta dal potere ipnotico dell’uomo, Josephine lo segue nel folto del bosco, dove subirà ripetuti abusi fino al giorno del suo arresto. Ma come ha fatto Timothee a piegarla al suo volere?
Film di impianto teatrale dalla struttura classica, classicissima: alla metà del XIX secolo, un vagabondo dagli apparenti poteri ipnotici viene accolto nella casa di un medico di campagna. Lo scopo del ragazzo è quello di concupire la di lui figlia. Dopo che l’ha stuprata sul pavimento della cucina, lei, risvegliatasi nel desiderio, lo segue nel suo peregrinare nei boschi, combattuta tra ritrosia e abbandono. Arrestati dalla polizia vengono entrambi sottoposti a un processo giudiziario il cui punto focale è il consenso di lei alle sue attenzioni (non pare essere cambiato molto nei secoli). Lui la difenderà affermando di averla posseduta sotto ipnosi.
Jacquot compone il suo film, ispirato a un fatto di cronaca avvenuto nel dipartimento dell’Ardèche, attraverso una serie di composizioni dal solido valore estetico – la fotografia è di Julien Hirsch – che sembrano ispirarsi in parte a Bresson.
Per quanto riguarda i suoi interpreti, la sempre terrificante Isild Le Besco (una sorta di aspirante Isabelle Adjani con molto più broncio, molta più considerazione di sé e molto meno talento, qui al suo sesto film con Jacquot), tutta boccucce e sguardi fissi, appare una presenza meramente funzionale. Il compito di dare spessore al suo ruolo pare essere affidato esclusivamente al fruscio dei suoi abiti. Al contrario, il giovanissimo Nahuel Pérez Biscayart, sorta di “Enfant sauvage”, offre un’interpretazione sorprendente, portando al suo personaggio la giusta carica di ambiguità. A molti potrebbe bastare a sostenere un film che, malgrado la molta carne messa al fuoco, lascia una sensazione di forte insoddisfazione.
Au fond des bois
Francia, Germania – 2010 – 35mm – colore – 102′
Prima mondiale | Piazza Grande | 63° Festival del film Locarno
Regia, sceneggiatura: Benoît Jacquot; Musiche: Bruno Coulais; Fotografia: Julien Hirsch; Montaggio: Luc Barnier; Interpreti principali: Isild Le Besco, Nahuel Perez Biscayart, Jérôme Kircher, Mathieu Simonet, Bernard Rouquette, Jean-Pierre Gos
Benoit Jacquot
Nel 1975 Benoit Jacquot gira il suo lungometraggio d’esordio, L’Assassin musicien, adattamento di un romanzo di Dostoevskij. Seguirà Les Ailes de la colombe (1981), ambizioso adattamento di Henry James. Alla fine degli anni Ottanta lavora anche in teatro e per la televisione (segnaliamo Elvire Jouvet 40). Il sentimento d’amore è il suo tema prediletto e firma La Désenchantée (1990), ritratto di un’adolescente esaltata, Le Septième Ciel (1997), L’École de la chair (presentato in concorso a Cannes nel 1998) e Adolphe (2002). Autore prolifico, Benoit Jacquot dimostra un eclettismo raro: un allestimento teatrale, La Fausse Suivante, ma anche un’opera, Tosca, e un film in DV, A toute suite (2004). Nel 2006 dirige “L’Intouchable”, presentato a Venezia, e nel 2009 adatta un romanzo di Pascal Quignard, Villa Amalia.