Città-STATO
regia di Giuseppe Spina (Italia/2011)
recensione a cura di Alessio Galbiati
# appunti sparsi
Città-STATO di Giuseppe Spina già dal titolo si pone come oggetto filmico complicato. Complicato sotto molti punti di vista perché pensato come una sommatoria di materiale poco coerente giustapposto per accumulo, la cui comprensione si regge su di un tenue filo logico costituito dal comune periodo delle riprese, la comune provenienza regionale (siciliana, principalmente catanese) e sotto l’aspetto tematico dalla ricorsività delle lotte per la casa e la presenza della criminalità e della politica. Il periodo è quello che intercorre fra le stragi di mafia del ’92, in piena epoca di tangentopoli, fino all’instaurazione della cosiddetta Seconda Repubblica, ’94, coincisa con la vittoria elettorale della coalizione di centro-destra guidata dal partito azienda facente capo a Silvio Berlusconi – coalizione che in Sicilia ottenne la totalità dei seggi disponibili: «Il 61 a zero del 2001 è un risultato irripetibile. Un exploit legato alle Politiche», disse Marcello Dell’Utri.
Città-STATO è un’opera sperimentale nel solco di molto cinema politico/militante dei decenni addietro, ma privata della dimensione ideologica che i decenni addietro possedevano. È un cinema utopico, che vorrebbe essere quel che non è, raccontare quel che non c’è. È una contraddizione per immagini in movimento, un film massimalista realizzato con materiale di scarto a metà strada fra il pezzo da museo/galleria ed il film da centrosocialeoccupato. Ma è, pure, una cartolina dall’inferno di una Sicilia immutabile nelle sua gattopardiana miseria e funziona come un’eterna riproposizione di materiale già visto che si lascia leggere negli scarti residuali delle immagini proposte. Vediamo politici promettere casa in mezzo a quartieri abusivi, vediamo manifestazioni che paiono uscite da un qualche secolo imprecisato, apparizioni della Madonna fra isterie collettive, processioni religiose, donne che piangono davanti ai microfoni, scene del delitto ed aule processuali.
Città-STATO è pure un altro tipo di paradosso: è stato la scintilla che ha innescato la deflagrazione dell’esperienza iniziale della Malastrada.film (esperienza non conclusa), coraggioso tentativo di cinema ‘massimalista’ e distribuzione anti-mercato, portato avanti insieme, per oltre cinque anni dal 2005 al 2011, da Giuseppe Spina ed Alessandro Gagliardo. Una separazione che ha prodotto due film in apparenza pressoché identici, quello in questione e Un mito antropologico televisivo (Italia/2011, 54 minuti), presentato all’ultima edizione del Festival di Torino e diretto da Gagliardo con Maria Helene Bertino e Dario Castelli (Menzione speciale – Premio UCCA al 29° TFF).
Dalla Sicilia continuano ad arrivarci sguardi congelati da quel brodo primordiale che fu la fine della Prima Repubblica, fotografata nella sua vivida miseria e resa eterna dal cinema di un’altra coppia di cineasti andata in frantumi, quella composta da Daniele Ciprì e Franco Maresco, che con Cinico TV ma soprattutto con il cinema (Lo zio di Brooklyn, Totò che visse due volte, Il ritorno di Cagliostro), ha saputo afferrare un qualcosa di intangibile che carsico è arrivato fino ai nostri giorni.
Città-STATO contiene quella congèrie di immagini che erano il visto e rivisto (lo stravisto) di quegli anni ma che oggi sono divenute fantasmi. Le intenzioni polemiche del film vengono chiarite da una voce fuori campo, presumibilmente di Giuseppe Spina, che sussurra con un filo di voce una sentenza profetica, che suona come una maledizione, un voce/cassandra ancor più spietata perché collocata nel centro del film, un attimo prima di un coro di bambini che canta una canzoncina dedicata a Gesù bambino: «Masse, masse e ancora masse di uomini si intrecciano sotto il mio dominio, il dominio della proprietà. Epidemia del contagio, morti uguali a se stessi, tutti. Applausi. L’assassino è tra di voi. Nell’eurozona scheletri sociali e preculturali in una storia amorfa. Tutti in fuga. Braccati. Abbattuti. Distruzione del passato. Cemento. La povertà avanza. E’ la vittoria dell’oblio. Masse, masse e ancora masse di uomini si intrecciano. I risultati elettorali sono simili a istantanee che colgono solo la forma esteriore del mutamento. La dinamica sociale, politica e ideologica è più complessa e articolata. Le casse degli Stati sono vuote. I profitti delle imprese non possono essere toccati perché bisogna salvaguardare la loro capacità di investimento. Distruzione del passato. Cemento. La povertà avanza. E’ la vittoria dell’oblio. Imsi, Atlantia, Fonsai, Riva, Marchegaglia, Gavio, Argo, Acqua Marcia, katà komas batte moneta ancora per poco».
* * *
Città-STATO di Giuseppe Spina è un film di poco più di mezz’ora che raccoglie materiale di scarto di una televisione regionale siciliana del periodo ’92-’94. Una riflessione politica attorno al sorgere della Seconda Repubblica compiuta negli anni del suo tramonto. Un racconto di episodi marginali e storie dimenticate fatto riemergere con l’intento politico e polemico di denunciare l’oblio nel quale la coscienza nazionale ha relegato un passaggio storico tanto importante. Proprio in questi giorni sulla stampa nazionale si torna a parlare di quegli anni e di quella terra, dei troppi scheletri negli armadi contenuti nelle vicende processuali della strage di via D’Amelio, dell’oramai acclarata trattativa Stato-Mafia, e del controverso iter giudiziario del processo a carico di Marcello Dell’Utri, (vero e proprio padre, ma sarebbe meglio dire ‘padrino’, della II Repubblica), per concorso esterno in associazione mafiosa.
Città-STATO è un lavoro ostico perché ostile, complesso perché refrattario ad univoche letture, disturbante perché non pacificato. È un’opera massimalista e militante, ma orfana di ideologie.
Alessio Galbiati
Città–STATO
Rielaborazione, montaggio e suono: Giuseppe Spina
Musica composta da: Paolo Aralla
Eseguita da: Irene Puccia (Pianoforte), Alessandro Ratoci (Elettronica)
Produzione: cinemautonome, nomadica, frameOFF
Lingua: siciliano/italiano
Formato in ripresa: S-VHS (1992-1994 di operatori sconosciuti)
Paese: Italia
Anno: 2011
Durata: 34 minuti
Approfondimenti
▪ Città-STATO | recensione a cura di Alessio Galbiati
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▪ Intervista a Giuseppe Spina | a cura di Francesco Selvi
▪ Colmare il vuoto. Pratiche di politica culturale | intervento a cura di Giuseppe Spina
▪ L’obsolescenza del futuro. Intervista a canecapovolto & malastrada.film | a cura di Alessio Galbiati
Dal 16 al 26 marzo 2012
su Rapporto Confidenziale e in CINETECA
www.rapportoconfidenziale.org
in collaborazione con Nomadica e Moovioole
www.nomadica.eu
www.moovioole.it