Ieri ho visto un film russo nel quale un bambino sparisce, la radio annuncia una guerra imminente e tutto è livido e sospeso sull’orlo del baratro; nonostante questo non era Offret (Sacrificio) di Andrej Tarkovskij ma Loveless di Andrej Zvjagincev.
The missing child is the child.
Loveless è di fatto un film che fa la radiografia agli esseri umani contemporanei; e la diagnosi è funesta.
Come nei fratelli Karamazov, anche qui un uomo rozzo, poi padre, sposa una donna che lo tollera solo per liberarsi da un ambiente familiare mortifero. Dai due nasce un figlio, non voluto da nessuno dei contraenti; poi quando si separano rimuovono dalla propria mente l’esistenza stessa di quel bambino, fino a farlo sparire.
Alyosha, diminutivo di Alexey, l’eroe bambino di questa pellicola, porta nel nome sia la somiglianza con l’Alexander del film di Tarkovskij che quella con uno dei due fratelli del romanzo di Fëdor Dostoevskij: « …Aleksej aveva scelto la vita contraria a quella di tutti gli altri, ma con lo stesso ardente desiderio di compiere un atto eroico immediato. Non appena, dopo serie meditazioni, fu persuaso dell’immortalità e dell’esistenza di Dio, disse naturalmente a sé stesso: “Voglio vivere per l’immortalità e non accetto nessun compromesso intermedio”… Ora sembrava persino strano ad Alëša continuare la vita di prima. »
E chi manca, se non Dio, oltre al bambino? In Loveless sono i piani alti dell’azienda, definiti religiosi ortodossi e intransigenti, a pretendere che tutti abbiano una famiglia, una vita votata alla ricerca di una dimensione spirituale e colma d’amore, pena il licenziamento. L’inefficacia della minaccia appare evidente da subito ma serve a mostrare l’ipocrisia di chi tiene più al lavoro che agli affetti.
È semplice l’identificazione di Dio con l’amore, entrambi assenti nel mondo che ci mostra Zvjagincev. Come Alexander in Offret (Sacrificio), qui solo uno sparuto ma organizzato gruppo di volontari è disposto a sacrificarsi per cercare ciò che pare svanito nel nulla. Il gesto sacrificale di Alyosha pian piano spazza via ogni ipocrisia, trascina tutti in una furiosa caccia senza alcuna possibilità di successo, costringendo ognuno a fare i conti con ciò che è. Per cosa si disperano i genitori di Alyosha? Di aver perso il figlio o di aver perso la propria umanità? In questi personaggi senza speranza pare esserci una zona remota dove esiste la consapevolezza dello sfacelo, ma manca loro la forza di invertire la rotta di una vita che avanza per inerzia.
Il bambino sparito pare essere ovunque, nelle ombre che avvolgono le case, tra le rovine dei palazzi che crollano, nei boschi attraversati dalle urla di chi grida il suo nome invano, nel letto di un ospedale che accoglie i reietti, ma è sulla tavola dell’obitorio, faccia a faccia con la morte, che Dio fa capolino e insinua il dubbio, mi riconoscete? Chi siete? Volete davvero ritrovarmi o solo essere sollevati dalle pene?
Zvjagincev pare fare un ultimo appello a chi è ancora disposto a continuare la ricerca, del bambino, di Dio e dell’amore; uscite e cominciate a camminare. •
Michele Salvezza
https://www.youtube.com/watch?v=s6QmSPNeNzk
Nelyubov (Loveless)
Regia: Andrej Zvjagincev • Sceneggiatura: Oleg Negin, Andrej Zvjagincev • Fotografia: Michail Kričman • Montaggio: Anna Mass • Musiche: Evgenij Gal’perine, Saša Galperin • Produttori: Gleb Fetisov, Sergej Melkumov, Aleksandr Rodnjanskij • Coproduttori: Pascal Caucheteux, Olivier Père • Interpreti principali: Mar’jana Spivak (Ženja), Aleksey Rozin (Boris), Matvey Novikov (Alëša), Andris Keišs (Anton), Marina Vasil’eva (Maša), Aleksej Fateev (coordinatore) • Produzione: Non-Stop Productions, Fetisoff Illusion, Why Not Productions, Senator Film Produktion, Les Films du Fleuve in collaborazione con Arte France Cinéma • Rapporto: 2.35:1 • Paese: Russia, Francia, Germania, Belgio • Anno: 2017 • Durata: 127′
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