Il meglio del 2012 – Gabriele Baldaccini

«Amo molto parlare di niente. È l’unico argomento di cui so tutto»
– Oscar Wilde –

 

Anche quest’anno vogliamo giocare con i film e con il calendario.
Abbiamo chiesto a amici e collaboratori, professionisti del settore e cinefili, un elenco dei 5 migliori film usciti, o visti per la prima volta, durante l’anno solare 2012.
Concluderemo a gennaio inoltrato, stilando una classifica del meglio del meglio e un elenco delle segnalazioni… come fatto lo scorso anno.

 

 

Gabriele Baldaccini

Redazione RC

Holy Motors
di Leos Carax
(Francia-Germania/2012)

Una platea a occhi chiusi (cieca?) che osserva la potenza (non) comunicativa del “fotocinema” di Marey; è prepotentemente sintetizzabile tutto in questa immagine-sensazione Holy Motors, l’ultima prodigiosa opera di Leos Carax. Il problema della registrazione del movimento si contrappone a un pubblico senza movimento. Holy Motors è il cinema in trasformazione – è la trasformazione continua del cinema. È il suo mutare attraverso l’immagine pulsante di un motore che contraddice perpetuamente la sua natura; l’immagine che pronuncia, proferisce, enuncia, parla al mondo con vocaboli luminosi ma allo stesso tempo lo inganna dicendogli: “sono questo ma sono anche altro”. E tutto nello stesso istante, ripetutamente e senza tregua. Il cinema dopo il cinema e dopo la vita. Di nuovo cinema.

Cosmopolis
di David Cronenberg
(Canada-Francia-Portogallo-Italia/2012)

Immensa riflessione sulla società contemporanea, dove la vita virtuale è preminente (i computer, gli auricolari, i cellulari) e dove ogni contatto con il mondo esterno diviene una convergenza su "l’altra" parte del reale. Il virtuale, insomma, riduce il nostro contatto con il reale a un’incomprensione continua (tendiamo a non comprendere più quando "tutto" è reale e quando "tutto" è virtuale). Straordinaria, è poi, la figura di Packer, uno che – e viene in mente L’Anti-Edipo di Deleuze-Guattari – è Es: respira, scalda, mangia, caca (sostituire con piscia), fotte. Nell’era post-organica (più o meno quella in cui stiamo vivendo) egli è ciò che rappresenta magnificamente il passaggio definitivo dall’avere una sorta di "Es" ad essere macchina-organo. In realtà siamo tutti macchine e non lo sappiamo ancora.

Killing Them Softly
di Andrew Dominik
(USA/2012)

"L’America non è un Paese. È un business". E questo film non è un business. È un Paese.

Prometheus
di Ridley Scott
(USA-UK/2012)

Prometheus è un film sulla vita, sulla morte e sull’universalità dell’esistente. Ma prima di ogni cosa è un film sul mistero, e cioè su tutto ciò che va al di là delle capacità razionali dell’uomo. È un film su ciò che è nascosto, indecifrabile, incomprensibile. Ed è un film che, per riflettere in maniera intensa su questi temi, non ha bisogno di spiegare ma di dispiegarsi. Non è un film che risolve né chiarisce, ma si forma e si costituisce come fosse l’oggetto principale della fantascienza stessa: è l’ipotesi. Prometheus è un film sulla vita e sulla morte come valori assoluti e quindi è – probabilmente – ciò che saremo nei secoli dei secoli. Amen.

   

Detachment
di Tony Kaye
(USA/2011)

Detachment è un’opera la cui visone dovrebbe essere imposta nelle scuole superiori di tutto il globo terrestre. Tony Kaye ci lascia un’amara ma profondissima riflessione su come il processo di formazione scolastico-culturale stia alla base di una solida e resistente comunità civilizzata. Saper pensare, riuscire a rapportare la propria interiorità al contesto che la circonda e essere capaci di comprendere la propria vita come un gioioso atto di comunicazione con l’altro; sono queste le istanze che la società delle nuove generazioni occidentali ricerca con – allo stesso tempo – forza prorompente e incapacità imbarazzante. Trasmettere il piacere dell’apprendimento diviene quindi l’obbiettivo primario per una rivoluzione di tipo culturale, che sembra essere l’unica veramente efficace nell’epoca che stiamo attualmente percorrendo. Detachment, questo splendido film, sta dunque lì a dirci che spesso – come sosteneva Goethe – “la bellezza è negli occhi di chi guarda”: riappropriarci dei nostri occhi è, di conseguenza, di vitale importanza. Se non può farlo il cinema non sappiamo davvero cosa altro potrebbe.

 

 

Dei titoli selezionati da Gabriele Baldaccini tra il meglio del 2012, su RC puoi trovare:
"Holy Motors" di Leos Carax – recensione a cura di Olivier Père
"Cosmopolis" di David Cronenberg – recensione a cura di Matteo Contin
"Cosmopolis" di David Cronenberg – recensione a cura di Roberto Rippa
"Prometheus" di Ridley Scott – recensione a cura di Gabriele Baldaccini

 

 

cover image: Holy Motors di Leos Carax

 

 

 



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